La lunga attesa è finita. Sabato scorso, a margine delle Finali Mondiali del Ferrari Challenge sul circuito di Imola, Maranello ha svelato la sua Hypercar LMH, cioè la Ferrari che, dal prossimo anno, disputerà il World Endurance Championship. È un ritorno, a distanza di cinquant’anni. Nel 1973, infatti, Ferrari si aggiudicò la 1000 Km di Monza e la 1000 Km del Nurburgring, entrambe con l’equipaggio Ickx-Redman.
Successi che non bastarono per bissare l’alloro mondiale della stagione precedente, il titolo andò alla Matra. È appena il caso di ricordare che, allora, il Mondiale Sport Prototipi vantava lo stesso prestigio della Formula 1 e Ferrari se lo aggiudicò in sette occasioni. Nel 1974, la nuova sport prototipo era pronta, anzi aveva già effettuato alcune sessioni di collaudo, ma poi non se ne fece nulla. Il budget era limitato e la Casa preferì concentrarsi sulla Formula 1. Ferrari, in realtà, non aveva del tutto abbandonato le corse di durata, come dimostrano i tanti successi nella classe GTE, sotto l’egida del Team di Amato Ferrari.
Oggi, ecco la Hypercar, denominata 499P (499 ad indicare la cubatura unitaria del singolo cilindro, P sta per prototipo), nata dalla sinergia tra il reparto ingegneria diretto da Ferdinando Cannizzo e il Centro stile di Flavio Manzoni, con la quale Maranello cercherà l’alloro iridato nella classe regina dell’Endurance, la LMH, che prevede la costruzione in proprio di motore e telaio. La concorrenza sarà agguerrita: Peugeot, Toyota, Porsche, Cadillac, BMW.
La Hypercar è dotata di tecnologia avanzatissima. Le sue linee sono frutto del paziente lavoro in galleria del vento. L’aerodinamica si giova dell’esperienza nella massima Formula, sotto due aspetti: l’impiego dell’aria sotto il fondo e l’imponente alettone posteriore per ottimizzare la deportanza. Espressioni di stima e riconoscenza per la gloria che fu, il numero 50 al centro del cofano anteriore e i colori rosso e giallo della 312 PB del ricordato 1973. Un tributo dovuto e, si spera, beneaugurante.
Antonello Coletta, responsabile del settore GT di Maranello, ha evidenziato come la Hypercar sia una vettura estrema, che rappresenta un omaggio al passato e un manifesto per il futuro. Valgano i dati. Il motore Biturbo tre litri a sei cilindri (in posizione centrale – posteriore), vanta una potenza di 680 cavalli, il propulsore elettrico, sull’asse anteriore, interviene con altri 272 cavalli (200 kW) e recupera l’energia che si sprigiona in frenata e in decelerazione: non solo, superata una soglia definita di velocità, la vettura passa alla trazione integrale. La potenza di sistema si situa intorno ai 1000 cavalli.
L’obbiettivo è il titolo iridato, dicevamo. Ma senza dimenticare la 24 Ore di Le Mans, la gara che vale una stagione e una carriera, il mito dell’Endurance. E qui i ricordi e i trionfi si sprecano. Su tutti, l’edizione del 1963: sei Ferrari ai primi sei posti, con la vittoria di Lorenzo Bandini e Ludovico Scarfiotti. Una Le Mans mito con un pizzico – non poteva mancare – di mistero. Siamo nel 1965. Vinsero Jochen Rindt e Masten Gregory, ma in una notte da tregenda di pioggia e nebbia guidò anche Ed Hugus, pilota di riserva, ma di lui non si troverà traccia negli annali. La 499P esordirà il 17 marzo a Sebring, altra pista leggendaria.