Nel mese di novembre proponiamo spettacoli al Planetario e visite guidate notturne in Osservatorio Astronomico, in programma al sabato con prenotazione online obbligatoria. Per informazioni, consultate il nostro sito web: https://www.oavda.it/
Ricordiamo anche che venerdì 25 novembre si terrà a Saint-Barthélemy l’evento speciale Black Hole Friday 2022. L’iniziativa, dedicata ai buchi neri e promossa dalla NASA, comincia in Planetario con uno spettacolo originale tra curvature spazio-temporali, wormhole e buchi neri supermassicci. Segue una visita guidata notturna in Osservatorio Astronomico con l’osservazione del cielo a occhio nudo e con i telescopi della Terrazza Didattica.
Ed ora vediamo cosa ci riserva il cielo di questo mese.
La Luna
Le fasi della Luna
Quest’anno il mese di novembre, nonostante la sua consueta durata di 30 giorni, ci regalerà ben cinque fasi lunari visibili, dato che la lunghezza del ciclo lunare (sinodico) è mediamente di circa 29 giorni e mezzo. Il Primo quarto sarà il 1° novembre, la Luna piena l’8, Ultimo quarto il 16, la Luna nuova il 23 e di nuovo il Primo quarto del ciclo successivo il 30 novembre.
Segnaliamo che il 1° novembre la Luna si avvicinerà prospetticamente a Saturno. Il fenomeno raggiungerà il suo culmine attorno alle ore 19.30, quando si troverà in congiunzione stretta a circa 5° a sud del pianeta.
In seguito venerdì 4 il nostro satellite naturale passerà (sempre apparentemente) vicino a Giove, dando origine a una spettacolare congiunzione, in quanto la distanza angolare tra i due sarà piuttosto ravvicinata: verso le 21.30 la Luna si troverà infatti a soli 3 gradi a sud del gigante gassoso.
Sempre agli inizi di novembre la Luna sarà vicina a Marte, passando a ovest (a “destra”) di quest’ultimo il 10 e il giorno seguente ad est (a “sinistra”). Consigliamo in particolare di osservare la sera dell’11 attorno alle 21.30 (vedi l’immagine qui sopra). Data la vicinanza di Marte alle Pleiadi e alle stelle luminose del Toro, sarà una configurazione davvero esteticamente interessante.
I pianeti
A fine mese si può tentare di scorgere Mercurio
Segnaliamo che nella seconda metà del mese l’elusivo pianeta potrebbe essere visibile a una dozzina di gradi a est del Sole verso il tramonto (attorno alle 16.30), molto basso all’orizzonte ovest. Per cercare di percepire il debole puntino luminoso del pianeta Mercurio consigliamo di utilizzare almeno un binocolo ma, per la sicurezza della vista, consigliamo di cercarlo nel cielo solo in seguito alla scomparsa del Sole sotto l’orizzonte locale.
Venere è praticamente invisibile
Il pianeta sarà praticamente inosservabile per tutto il mese in quanto troppo vicino al Sole. Venere forse può essere rintracciato a fine novembre nel cielo a ovest, appena dopo il tramonto, quando disterà una decina di gradi dalla nostra stella.
Marte in prima serata
Già osservabile verso le 21.00 all’inizio di novembre e a partire dalle 20.00 alla fine del mese, il pianeta rosso torna a essere visibile nella costellazione del Toro, tra le sue lunghissime corna. Sarà protagonista di una bella congiunzione con la Luna la sera dell’11 novembre (per i dettagli v. sopra nella sezione dedicata alla Luna).
Giove e Saturno continua a dare spettacolo
Giove continua a essere ben visibile dopo il tramonto nella costellazione dei Pesci. I suoi satelliti, che si possono vedere già con un piccolo binocolo, e le formazioni nuvolose della sua mutevole atmosfera, osservabili al telescopio, costituiscono sempre un affascinante spettacolo.
Saturno è ancora osservabile
Il pianeta inanellato è visibile nella costellazione del Capricorno all’inizio di novembre a partire dall’imbrunire fino alle 22.00 circa, quando si troverà a un’altezza di una quindicina di gradi. Alla fine del mese il suo intervallo di visibilità si accorcia terminando attorno alle 21.00. Con un telescopio si osservano chiaramente i suoi anelli, il suo satellite maggiore, Titano, oltre ad altri satelliti minori come Rea, Dione e Teti.
Urano nell’Ariete
Il pianeta, visibile al meglio con un binocolo o un telescopio, si trova nella costellazione dell’Ariete in cui rimarrà per tutto il mese.
Nettuno… nell’Acquario
I puntini nel titoletto sono per evidenziare ironicamente la vicinanza del pianeta, dedicato al dio latino delle acque e dei mari, con l’Acquario, anche se quest’ultima costellazione non si riferisce al contenitore in cui mettiamo i pesci e le piante acquatiche, ma al “portatore d’acqua”, Ganimede, il coppiere degli dèi. Tornando all’astronomia, le condizioni di osservabilità dell’azzurro gigante ghiacciato, essendo a circa sei gradi e mezzo a sud ovest di Giove, sono simili a quelle di quest’ultimo e quindi rimandiamo alla corrispondente sezione per conoscerne i dettagli.
Gli sciami meteorici di novembre
Le Tauridi Nord
Le Tauridi sono uno sciame di meteore minore, produce infatti solo circa 5-10 meteore all’ora. Il fenomeno delle Tauridi è composto da due sciami distinti: le Tauridi Sud, con il massimo a ottobre, e le Tauridi Nord, di cui parliamo questo mese. Attive dal 20 ottobre al 10 dicembre, queste meteore hanno un picco tra il 12 e il 13 novembre e sono associate alle polveri lasciate in prossimità dell’orbita terrestre dall’asteroide 2004 TG10.
Le Leonidi, “stelle cadenti” di novembre
Il 17 novembre attorno a mezzanotte (secondo le previsioni dell’International Meteor Organization si verificherà il picco dello sciame meteorico delle Leonidi, il più importante del mese di novembre, associato dalle polveri della cometa periodica 55P/Tempel-Tuttle. Sono così denominate perché sembrano provenire dalla costellazione del Leone (vedi immagine qui sopra) Quest’anno la Luna, in fase di ultimo quarto il giorno prima del massimo, sorgendo attorno all’una del 18 novembre, disturberà le osservazioni soltanto nella seconda metà della notte, rischiarando il cielo e rendendo meno facile scorgere le meteore meno brillanti.
Stelle e costellazioni visibili nelle serate di novembre
I tesori di Pegaso e Andromeda
Un poco più a ovest della stella Enif, che simboleggia il naso del cavallo Pegaso, con un buon binocolo o un piccolo telescopio possiamo osservare, a 34.000 anni luce dal Sole, l’ammasso globulare M15, composto da 300.000 stelle comprese in uno sferoide di circa 130 anni luce di diametro. Scoperto dall’astronomo italiano Giovanni Domenico Maraldi, dal punto di vista astrofisico è una forte sorgente di raggi X, forse prodotti da un buco nero generato da una massiccia stella dell’ammasso giunta allo stadio finale della sua evoluzione.
Dalla parte opposta rispetto al corpo del cavallo alato Pegaso, cioè più a oriente, troviamo la costellazione di Andromeda. Dalla stella luminosa Beta Andromedae (Mirach) possiamo muoverci verso la stella Mu e Nu Andromedae per individuare a poca distanza da quest’ultima M31 (la Galassia di Andromeda), l’oggetto più lontano percepibile a occhio nudo, distante da noi ben 2,5 milioni di anni luce. Al telescopio mostra il suo brillante nucleo, che pur apparendo come una massa luminosa e compatta, è in realtà composto da miliardi di stelle visualmente non distinguibili una dall’altra per via della grande distanza di questa galassia da noi.
Il destino della Galassia di Andromeda e della nostra Galassia è quello di inghiottirsi a vicenda tra non meno di 3,7 miliardi di anni… un evento a cui crediamo nessuno di noi potrà assistere!!! Per questo suggeriamo di partecipare allo spettacolo Sulle ali di Pegaso al Planetario di Lignan, dove proiettiamo una simulazione dell’incontro cosmico realizzata dagli studiosi sulla base di dati scientifici.
La costellazione zodiacale del mese
Gli elusivi Pesci
In questo mese la costellazione dei Pesci è ben visibile verso le ore 21.30 in direzione dell’orizzonte sud. L’asterismo del Grande Quadrato di Pegaso è un buon riferimento per individuare i due pesciolini: quello occidentale, a forma di pentagono irregolare, si trova sotto al Quadrato, mentre il pesce orientale, più debole e dall’aspetto allungato, è individuabile a est di questo asterismo.
Nella rappresentazione tradizionale i due pesci sono collegati da un lungo nastro ondeggiante simboleggiato da alcune stelle: possiamo sfruttare questa caratteristica per una proficua identificazione dei due componenti di questa costellazione. Partendo dal pesce occidentale, dalla stella Iota ci spostiamo in direzione est verso le stelle Omega, la “d” (41 Psc), la coppia formata dalla 62 e da Kuton (Delta Psc), poi, proseguendo attraverso le stelle Epsilon e Nu, arriviamo alla stella Al Resha, l’Alfa dei Pesci, il punto più meridionale del “nastro”. Facilita trovare questo punto di intersezione la forma molto appuntita della cuspide che i due nastri formano.
Da lì si risale verso la stella Torcular (Omicron Psc) e passando da Alpharg (Eta Psc) giungiamo infine al secondo pesce, individuabile principalmente dalle stelle Psi, Nu e Omicron, molto più difficile da riconoscere del suo compagno occidentale.
È d’obbligo un cielo buio, dato che lo splendore di queste stelle è attorno alla quarta magnitudine, quindi, sotto un cielo mediamente inquinato dalle luci artificiali, appena visibili.
Le costellazioni che non tramontano mai: il Drago
Durante la seconda parte della serata, verso le 23.00, anche i neofiti potranno riconoscere senza difficoltà l’asterismo del Grande Carro, che sale lentamente sopra l’orizzonte in direzione nord est.
Tra le due Orse (Maggiore e Minore) si snoda una costellazione molto antica, dalla forma che assomiglia alla lettera “S” rovesciata: il Drago celeste (Draco è il suo nome ufficiale).
In prima serata, fino alle 22.30-23.00, è possibile osservare ancora la testa del Drago, un quadrilatero formato dalle stelle Beta, Gamma, Nu e Xi, guardando verso nord ovest a “sinistra” (ovest) del Piccolo Carro.
Uno dei due “occhi”, poco distante dalla luminosa Vega, è Eltanin (o Etamin), la stella Gamma che curiosamente, pur contrassegnata dalla terza lettera dell’alfabeto greco, è la più brillante della costellazione. Si tratta di una gigante arancione a circa 150 anni luce da noi.
La stella Alfa è Thuban, e l’attribuzione della prima lettera greca si spiega probabilmente con il fatto che era la stella polare nell’anno 3000 a.C. epoca agli albori dell’astronomia in oriente. Lo sarà ancora nell’anno 23.000 d.C., come mostriamo durante gli spettacoli al Planetario di Lignan.
A cura di Paolo Recaldini, Andrea Bernagozzi e Davide Cenadelli