Nel mese di marzo proponiamo al pubblico spettacoli al Planetario e visite guidate notturne in Osservatorio Astronomico, in programma al sabato con prenotazione online obbligatoria. Per informazioni, consultate il nostro sito web. In homepage trovate anche due importanti news. La prima è che fino al 20 marzo è possibile sottoporre la propria candidatura per l’assegnazione di tre Borse di ricerca per occuparsi quassù con noi di ricerca, trasferimento tecnologico, didattica e divulgazione: aspettiamo le vostre candidature!
La seconda è che torna “Macchine del Tempo. Il viaggio dell’Universo inizia da te”, la mostra dell’astronomia ideata dall’Istituto Nazionale di Astrofisica e realizzata da Pleiadi. Dopo il debutto di successo a Roma, dal 15 marzo al 2 giugno potremo visitarla negli affascinanti spazi delle OGR Torino. Questa seconda edizione si svolge anche con il patrocinio del nostro centro di ricerca e cultura scientifica. Innovative installazioni immersive accompagnano il pubblico in un’avventura attraverso galassie, stelle, pianeti extrasolari, asteroidi e buchi neri.
Ma vediamo cosa aspettarci dal cielo di marzo.
Equinozio di primavera
Inizia la primavera astronomica
Giovedì 20 marzo, alle ore 10.01 dei nostri orologi, ha luogo l’equinozio primaverile per l’emisfero boreale della Terra. Il Sole si trova esattamente sull’equatore celeste: in pratica sorge esattamente a est e tramonta esattamente a ovest, considerando un orizzonte teorico, ossia totalmente sgombro da ostacoli naturali o artificiali. Il dì (la parte del giorno con il Sole sopra l’orizzonte ideale) dura 12 ore e equivale alla notte: la parola “equinozio” deriva dall’antico latino aequinoctium, derivato a sua volta dalla locuzione aequa nox, cioè “notte uguale (al dì)”.
L’eclisse solare parziale di Sole del 29 marzo

Il 29 marzo si verificherà un’eclisse parziale di Sole visibile in diverse parti del mondo, incluso il nostro Paese. I tempi sono dati in tempo civile (l’ora segnata dai nostri orologi) per una località al centro Italia, quindi potrebbero variare per altri luoghi di osservazione. L’eclisse inizierà alle 11.35, raggiungerà il massimo alle 12.03 e terminerà alle 13.43.
Le località del nord Italia saranno favorite: nella fase massima del fenomeno in una località in Valle d’Aosta si raggiungerà il 12% circa di occultazione della fotosfera (la “superficie” solare), il 10% alla latitudine di Torino, mentre da Roma si vedrà nascosta soltanto il 3% del disco solare: si confrontino le due immagini qui sopra. La visibilità diminuisce significativamente spostandosi verso sud lungo la penisola: a Napoli l’oscuramento sarà appena percettibile, circa l’1-2%.
Ricordiamo di osservare il fenomeno utilizzando solamente strumentazione adeguata. Diffidate da soluzioni fatte in casa, come vetri affumicati, lastre annerite e così via. La luce del Sole è talmente intensa che, senza la necessaria protezione, osservare la nostra stella può provocare seri danni permanenti alla vista.
La Luna
Le fasi della Luna
Primo quarto mercoledì 6 marzo 2025, Luna piena venerdì 14, Ultimo quarto sabato 22 e Luna nuova sabato 29.
L’eclisse lunare parziale del 14 marzo
Il 14 marzo si verifica un’eclisse lunare di cui dall’Italia è visibile solo la prima parte, tra l’altro anche quella meno interessante: vediamo perché.
Il fenomeno inizia attorno alle 5.00 con l’ingresso della Luna nella penombra terrestre, un fenomeno difficilmente avvertibile dato che la diminuzione della luminosità del nostro satellite è estremamente esigua. In quel momento la Luna si trova verso ovest a un’altezza di una quindicina di gradi. Qualche minuto dopo le 6.00 inizierebbe la parte più significativa: la Luna entra nell’ombra terrestre, diminuendo di splendore e assumendo un colore che può andare dal bruno al rossastro, causato dalla rifrazione della luce solare attraverso l’atmosfera terrestre. Ma proprio a quel punto la Luna si trova molto vicina all’orizzonte (alla latitudine di Roma circa 2.3°) e in molte località d’Italia è già tramontata: ci perdiamo la parte più interessante. Si veda questa pagina per ulteriori dettagli.
A differenza dell’eclisse solare prevista per fine mese, per questa sono invece favorite le località del sud Italia. Ad esempio da Agrigento il nostro satellite naturale tramonta attorno alle 6.15, permettendo forse di vedere almeno una parte del disco lunare “annerita” dall’ombra terrestre. La durata complessiva dell’eclisse parziale vista da Roma è di circa 1 ora e 30 minuti.
Consigli per le osservazioni
Tra le località che offrono condizioni ottimali per osservare il fenomeno vi sono quelle caratterizzate da una buona visibilità verso l’orizzonte occidentale e con altitudine elevata, oppure, in alternativa, luoghi del versante tirrenico delle regioni affacciate sul mare.
Congiunzioni della Luna con pianeti e stelle brillanti
Il 6 marzo la Luna si troverà “sopra” Giove e Aldebaran, la stella più brillante nella costellazione del Toro.

Il giorno 8 la Luna incontra da vicino Marte e i due Gemelli, le stelle Castore e Polluce (vedi immagine). Anche se il fenomeno è apprezzabile appena comincia a calare il buio (dalle 19.00 in poi), dato che la Luna nel corso della serata ridurrà sempre più le distanze dal pianeta rosso, aumentando la spettacolarità dell’incontro, consigliamo di osservare il fenomeno nelle ore attorno alla mezzanotte per vederli davvero vicini. I due corpi celesti non tramonteranno prima delle 2.00.
Il 16 marzo la Luna sarà molto vicina alla stella Spica, la principale della costellazione della Vergine: la coppia è apprezzabile in seconda serata, a partire dalle 23.00 circa.
I pianeti
Ricordiamo che la visibilità dei pianeti può variare in base a diversi fattori, come la presenza di ostacoli lungo l’orizzonte, le condizioni atmosferiche e in base alla propria ubicazione geografica. Le posizioni e la visibilità dei pianeti sono indicate per un cielo visibile dal centro Italia.
In ogni caso è consigliabile osservare da un luogo con cielo il più possibile scuro, lontano dalle luci della città.
Mercurio
All’inizio di marzo lo si può cercare all’imbrunire, verso le 18.30, a pochi gradi sopra l’orizzonte ovest. Il giorno 13 Mercurio viene “raggiunto e superato” da Venere, assai più brillante, che ci può aiutare a individuare l’elusivo pianeta. Da metà mese si avvicina sempre più alla posizione del Sole, tanto che il 24 marzo è in congiunzione con quest’ultimo. Si muove sempre all’interno dei confini della costellazione dei Pesci.
Venere
All’inizio del mese il pianeta è ancora ben visibile verso ovest, appena dopo il tramonto del Sole per un’ora e mezza, dalle 18.00 fino alle 19.30, l’ora in cui tramonta. Il giorno 13 passa molto vicino a Mercurio. Nei giorni successivi, però, si muove assai rapidamente verso la posizione del Sole. A metà mese risulta quindi visibile solo per alcune decine di minuti e nell’ultima decade di marzo diventa praticamente inosservabile. Segnaliamo che nei giorni dal 18 al 21 Venere godrà di una doppia visibilità, sia serale che mattutina, grazie a una combinazione particolare tra la sua posizione in cielo (ad alta latitudine sull’eclittica) e la congiunzione inferiore (il passaggio “a destra” del Sole). Quindi potrebbe essere visibile alla sera a ovest dopo il tramonto e al mattino verso oriente prima dell’alba (entro le 6.10 circa). Per questo tipo di osservazione sono privilegiate le località che abbiamo un orizzonte quasi perfettamente libero da ostacoli. Venere rimane sempre all’interno dei confini della costellazione dei Pesci, salvo un lieve “sconfinamento” il 22 e 23 marzo in quella di Pegaso (che formalmente non è una costellazione zodiacale).
Marte
Visibile già all’imbrunire, verso le 19.00, Marte viene raggiunto dalla Luna il giorno 8 (per l’immagine e la descrizione del fenomeno, vedi qui sopra nella sezione dedicata alla Luna). Il pianeta rosso continua a muoversi all’interno della costellazione dei Gemelli, vicino alle stelle Castore e Polluce (i gemelli Dioscuri nel mito greco), con cui compone una bella terna di oggetti che, a causa del movimento apparente del pianeta sullo sfondo del cielo, disegna un triangolo il cui angolo al vertice (segnato da Polluce) si allarga sempre più.
Giove
È visibile a partire dal crepuscolo nella costellazione del Toro, in cui rimane per tutto il mese. A inizio marzo lo si può osservare fino alle 1.00 circa, mentre a fine mese anticipa la sua levata di una mezz’ora. Si trova molto vicino all’ammasso stellare delle Iadi che compone la parte centrale della costellazione del Toro, tra Aldebaran ed Elnath, la stella che rappresenta la punta del corno settentrionale del bovino celeste.
Saturno
Agli inizi del mese il pianeta è già molto vicino al Sole ed è già praticamente inosservabile in quanto immerso nel cielo chiarissimo. Nei giorni successivi la sua distanza angolare dall’astro diurno decresce progressivamente fino al giorno 12, in cui il pianeta è in congiunzione e dunque invisibile.
Da segnalare che il giorno 23 la Terra raggiungerà il piano degli anelli di Saturno, che, a causa del loro esiguo spessore, risultano pressoché invisibili. Questa temporanea “invisibilità” degli anelli di Saturno durerà un paio di mesi: a maggio torneranno ad “aprirsi” risultando così osservabili in un telescopio. Si muove per tutto il mese all’interno della costellazione dell’Acquario.
Urano
A una ventina di gradi a sud ovest di Giove, il gigante ghiacciato è osservabile con un buon binocolo nella costellazione dell’Ariete a inizio mese dall’imbrunire fino alle 23.30. A fine marzo anticipa il suo tramonto di oltre un’ora e mezza.
Nettuno
È visibile al massimo per una mezz’ora dopo le 18.30, con il cielo ancora chiaro, prima che tramonti. Lo si può cercare solo nella prima decade del mese dato che, con il progressivo anticipo dell’orario di tramonto del Sole, risulta troppo basso nel momento in cui il grado di oscurità del cielo potrebbe renderlo osservabile. Ai primi del mese viene avvicinato da Mercurio, anch’esso molto basso sopra l’orizzonte occidentale. Al telescopio Nettuno appare come un dischetto dal colore azzurrognolo. Si trova nella costellazione dei Pesci.
Stelle e costellazioni visibili nelle serate di marzo
Ai primi di marzo la notte astronomica inizia verso le 19.45 dei nostri orologi; a fine mese, a causa dell’introduzione dell’ora legale, solo attorno alle 21.40 possiamo avere il cielo buio (beninteso in assenza di fonti di inquinamento luminoso!).
Orione si vede ancora
In questo periodo dell’anno, situato tra la fine dell’inverno astronomico e l’inizio della primavera, in prima serata possiamo ancora ammirare verso sud la costellazione di Orione. La sua sagoma è inconfondibile, con la sua forma a clessidra, le quattro brillanti stelle che simboleggiano le spalle e le ginocchia, le tre stelle della cintura quasi allineate, che balzano agli occhi anche dei meno esperti, e che qualcuno ancora confonde con la coda dell’Orsa Maggiore! Betelgeuse, la stella che rappresenta la spalla destra del gigante Orione, è una supergigante. Come suggerisce questa espressione si tratta di un’enorme stella con un diametro 1.000 volte quello del Sole e una massa circa 18 volte superiore. Si trova nelle fasi finali di evoluzione: esploderà come supernova entro (relativamente) poco tempo, forse, a detta di alcuni astrofisici, entro 100.000 anni. Rigel, che di Orione simboleggia il ginocchio sinistro, tra alcuni milioni di anni potrebbe seguire lo stesso destino di Betelgeuse.
Al di sopra di Orione osserviamo ancora le altre costellazioni invernali tra cui il Toro, più in alto l’Auriga; verso est i Gemelli con il Cane Minore, più in là il debole Unicorno e scendendo il Cane Maggiore che sembra “chiudere la fila” a sud ovest.
Il cielo di marzo mostra a metà serata le prime costellazioni del cielo primaverile, meno vistose di quelle invernali, in quanto formate da stelle più deboli. A sud est notiamo un astro brillante di colore aranciato: si tratta di Alphard, la stella Alfa della costellazione dell’Idra, alla cui destra troviamo la Poppa della nave di Argo, costellazione attualmente non più presente nel novero di quelle ufficiali.
Sopra la nostra testa, davanti alle zampe dell’Orsa Maggiore, possiamo osservare la Lince; verso nord possiamo notare, proprio nell’Orsa Maggiore, il famoso asterismo del Grande carro.
Proprio nella costellazione dell’Orsa Maggiore si trova NGC 2841 soprannominata dagli appassionati la “galassia occhio di tigre”, protagonista dalla nostra Astrocopertina del mese. Si tratta di una galassia a spirale situata a circa 46 milioni di anni luce da noi. È più grande della nostra galassia, con un diametro che raggiunge i 150.000 anni luce, per intenderci le dimensioni della galassia di Andromeda, la galassia più cospicua del Gruppo locale (l’insieme di galassie a cui appartiene anche la nostra).
La galassia NGC 2841 è il prototipo delle cosiddette “galassie flocculenti”, cioè galassie i cui bracci a spirale sono corti e frammentati; in particolare quelli della galassia NGC 2841 ospitano molte stelle giovani e calde (di colore blu che si possono intravedere nello scatto) e scure striature di polvere che tracciano i tortuosi bracci della galassia.
In direzione opposta rispetto alla Stella polare notiamo l’inconfondibile “W” di Cassiopea. Del Piccolo carro e della Stella polare parliamo qui sotto, nel paragrafo dedicato alle costellazioni circumpolari.
In seconda serata si può ammirare in tutta la sua estensione il Leone, riconoscibile dalle stelle che, disponendosi in una sorta di punto interrogativo alla rovescia, ne formano la criniera. Regolo, la stella più luminosa della costellazione, rappresenta il cuore di questa splendida figura che illustreremo il mese prossimo.
Alla sua sinistra osserviamo la Chioma di Berenice e assistiamo al sorgere di due costellazioni importanti nel cielo primaverile, Ercole e la Corona Boreale, che avremo modo di approfondire in questa rubrica nei prossimi mesi. Vogliamo però parlarvi di una stella che si trova all’interno di quest’ultima e che da quasi un anno sta facendo trattenere il fiato agli astronomi! Vediamo di cosa si tratta
Si tratta di una stellina invisibile a occhio nudo. All’interno della costellazione si trova in posizione sudorientale rispetto alla graziosa forma di diadema composta da sette stelle: si veda la cartina di identificazione qui sotto). Essendo una delle prime stelle variabili scoperte nella Corona Boreale, viene per lo più anche indicata come la stella T della costellazione, quindi nella forma breve T CrB.
Tuttavia, dovrebbe essere protagonista di un raro spettacolo celeste. Si tratta infatti di una nova ricorrente. Che cosa si intende con questo termine?
La stella è in realtà di un sistema doppio, posto più o meno a 3.000 anni luce da noi. Lo compongono due stelle che orbitano una attorno all’altra da circa 10 miliardi di anni. Sono quindi invecchiate insieme: una stella è diventata un’anziana gigante rossa, prossima alla conclusione del suo ciclo vitale, mentre l’altra è già evoluta in una nana bianca, ovvero ciò che resta di una stella che si è già spenta. Le due stelle sono separate da un’ottantina di milioni di km: sembrano tanti, ma è circa la metà della distanza tra la Terra e il Sole. La gigante rossa si sta espandendo, raggiungendo un raggio che è oltre sessanta volte quello del Sole. In questo modo un po’ del gas dei suoi strati esterni, composti soprattutto da idrogeno, cade nella sfera di influenza gravitazionale della nana bianca, che così lo cattura.
Lentamente, ma inesorabilmente, il gas della gigante rossa che tracima avvolge la nana bianca e nel processo si riscalda. A un certo punto la concentrazione di idrogeno e la temperatura sono tali da innescare un’improvvisa esplosione termonucleare sulla superficie della nana bianca! Nulla che possa distruggere l’astro, ma quest’ultimo aumenterà momentaneamente la luminosità di centinaia di volte. Così, improvvisamente, T CrB diventerà nettamente visibile a occhio nudo, con una luce paragonabile a quella della Stella polare, come se una stella nuova apparisse in cielo. Ecco perché il fenomeno viene tecnicamente indicato come “nova”.
Perché poi “ricorrente”? Una volta avvenuta l’esplosione, altro gas sarà attirato verso la nana bianca e dopo un po’ la situazione critica si ripeterà. Grazie al fatto che il fenomeno è già stato osservato, sappiamo che il periodo del ciclo è circa 80 anni, anno più, anno meno. L’ultima volta che la nova è apparsa era il 1946, quindi il periodo è questo. La nova era attesa per la scorsa estate, ma non ha rispettato le previsioni. Nulla di sorprendente, perché non sappiamo davvero com’è fatto il sistema di T CrB e i modelli suggeriscono anche altri periodi. E qui viene il bello, perché uno di questi è proprio la fine di marzo 2025. Vedremo se sarà così!
Nel caso, dovrebbe restare brillante per qualche notte, prima che sbiadisca tornando nell’anonimato.

La costellazione zodiacale del mese: il Cancro

Un piccolo granchio fatto di stelle
Il Cancro è la più piccola fra le costellazioni zodiacali. Appare come una piccola “Y” a testa in giù, ma la si riconosce meglio grazie alla presenza al suo interno di un piccolo batuffolo luminoso, che già al binocolo rivela la sua natura di ammasso aperto, M44, composto da un migliaio di stelle e alla distanza da noi di circa 600 anni luce.

Questo ammasso fu soprannominato dall’autore latino Plinio il Vecchio Praesepe. Nella lingua latina questo termine designa una mangiatoia presso cui si foraggiano i due asinelli (rappresentati nel cielo dalle due stelle Gamma Cancri, l’Asellus Borealis, e Delta Cancri, l’Asellus Australis). Gli italiani appassionati di astronomia lo chiamano quindi “ammasso del Presepe”, anche se nella nostra lingua questa parola ha un’accezione prettamente… natalizia. Nei paesi anglosassoni M44 è invece soprannominato Beehive Cluster, ossia “l’Ammasso dell’Alveare”.
Le costellazioni che non tramontano mai: l’Orsa Minore e l’asterismo del Piccolo carro

Questo mese, a proposito delle costellazioni circumpolari (quelle che, situate tra polo nord celeste e orizzonte, non tramontano mai), parliamo di un disegno di stelle che tutti conoscono, ma che forse non tutti sanno come individuare nel cielo.
Se si ha la fortuna di disporre di un orizzonte settentrionale sgombro, guardando con attenzione in prima serata si può riconoscere il Piccolo carro, che a quell’ora si trova verso nord a metà cielo, cioè disposto per il lungo più o meno parallelamente all’orizzonte, a un’altezza intermedia tra l’orizzonte stesso e il punto sopra la nostra testa. Si veda l’immagine qui sotto per maggiore chiarezza.

Come il Grande carro, anche il Piccolo carro è un asterismo, ossia un disegno fatto di stelle all’interno di una costellazione ufficiale, che in questo caso è l’Orsa Minore, che fu designata come area di cielo ben precisa dagli astronomi riuniti a Parigi nel lontano 1929.
La figura della piccola Orsa è composta di stelle deboli in aggiunta a quelle un po’ più luminose del Piccolo carro. Per quanto riguarda quest’ultimo, la scarsa luminosità di quattro delle sue sette stelle è il motivo per cui consigliamo sempre di partire dal Grande carro, prolungando la semiretta da Merak a Dubhe di cinque volte per trovare il Polo nord celeste e la Stella polare, che è la stella finale delle tre che compongono il timone del Piccolo carro. Con un cielo scuro è possibile quindi individuare la forma dell’Orsa Minore.
Riproduciamo qui sotto l’immagine che illustra il procedimento per trovare la Stella polare.
