Coronavirus, l’analisi dei dati: indice RT in lenta discesa

L'ormai consueto appuntamento con l'analisi dei dati sul Covid19 in Valle d'Aosta anche in relazione alle vicine regioni Piemonte, Liguria, Lombardia e l'andamento della campagna vaccinale
Grafici Covid Dott. Peano
Un epidemiologo per amico

L’Rt in Valle d’Aosta ha lentamente ricominciato a scendere, anche se ciò non ci ha permesso di rientrare in zona gialla.

Come si vede nel grafico seguente, che confronta Rt ed incidenza di nuovi casi, il nostro Rt si sta avvicinando al valore soglia di uno (siamo a 1,08) e l’incidenza si mantiene intorno ai 100 casi per 100.000 abitanti da circa sei settimane.

Grafici Covid Dott. Peano

Dal confronto con le medie nazionali e con le regioni a noi più vicine risulta un sostanziale allineamento dei pochi parametri messi ufficialmente a disposizione dalla Protezione Civile e dall’Istituto Superiore di Sanità. L’Rt, disponibile dai primi di giugno, in Italia è attualmente pari a 0,97.

Grafici Covid Dott. Peano

A parte i ricoveri in Terapia Intensiva, in Valle nettamente meno frequenti rispetto alle altre regioni, tutti gli altri parametri sono sostanzialmente allineati.

Grafici Covid Dott. Peano

Grafici Covid Dott. Peano

Grafici Covid Dott. Peano

Grafici Covid Dott. Peano

Una piccola notazione sugli ultimi quattro grafici: per renderli più vicini a ciò che avviene nella realtà i dati sono raggruppati per settimana, perché com’è ampiamente dimostrato le registrazioni variano con regolarità dal lunedì alla domenica.

Merita ricordare che i dati messi a disposizione continuano ad essere molto scarsi, ad un anno dall’inizio della pandemia, e non ci permettono di avere una chiara idea di ciò che avviene. Abbiamo solo una fotografia degli eventi complessivi (casi totali, guariti, isolati al domicilio, ricoverati e deceduti) senza nessuna informazione sui flussi intermedi. Nulla sappiamo, ad esempio, sul destino degli isolati al domicilio (se successivamente ricoverati e con quale esito), né dell’esito dei ricoverati (se guariti, trasferiti in Terapia Intensiva o deceduti) o ancora di quello dei ricoverati in Terapia Intensiva (se dimessi o deceduti). Senza contare l’assenza di notizie sulla distribuzione per età, sesso e residenza.

Le varianti del virus sono ormai numerose (ad oggi l’inglese, la sudafricana e la brasiliana) e purtroppo vengono indicate con la loro origine geografica, quasi a stigmatizzare una nazione rispetto alle altre. In realtà a questi Paesi va il merito di aver predisposto dei laboratori in grado di diagnosticarle, quindi ad essi dobbiamo essere grati. Pare che per ciascuna di esse sia maggiore la contagiosità ma non la gravità della malattia (morbilità), così come non è chiaro l’effetto che le vaccinazioni in atto abbiano su di esse. Prima di spaventarci aspettiamo le risposte della comunità scientifica piuttosto che affidarci al sensazionalismo dei media e dei social.

La campagna vaccinale

La campagna vaccinale procede, pur se con l’imprevisto rallentamento dovuto all’attuale ridotta distribuzione da parte della Pfizer BioNTech. Speriamo che le cose ripartano con la dovuta velocità, perché come già dicevamo la settimana scorsa, più si rallenta la campagna vaccinale, e quindi il contrasto al virus, tanto più gli si regala tempo per mutare e migliorare le sue capacità di sopravvivenza, che per noi umani significa aumento dei contagi.

campagna vaccinazione

In Valle d’Aosta la percentuale dei vaccinati rispetto alle dosi disponibili, aggiornata a stamani, è del 75%, il che dimostra una buona efficienza complessiva della nostra campagna vaccinale. Credo tuttavia che sarebbe stato meglio, dopo aver vaccinato il personale sociosanitario a diretto contatto con i malati, concentrare tutti gli sforzi sui grandi anziani e sulle persone fragili per ridurre i decessi, piuttosto che vaccinare contemporaneamente altre categorie a rischio di contagio ma con probabilità di esiti gravi nettamente minori. Per sostenere con qualche dato quanto ho appena affermato, vi riporto sulla scorta degli ultimi dati aggiornati dall’ISS qual è oggi in Italia la probabilità di decesso in funzione del sesso e dell’età delle persone contagiate dal coronavirus:

Tabella vaccini

 

0 risposte

  1. …sempre in merito alla mia risposta sull’articolo, parlando dell’Rt, con un’amico Ricercatore ed un Medico,mi hanno fatto notare che non si deve parlare di “CASI” ma di “NUOVI POSITIVI”…
    ….cioè ci sono 100 Nuovi Positivi su 100.000 abitanti
    NON SONO CASI (caso è il positivo con sintomi, quindi malato), SONO POSITIVI (un totale che comprende un 95% di positivi asintomatici ,e quindi NON casi, e un 5 % di positivi con più o meno sintomi e quindi malati)
    Del 5% malati la stragrande maggioranza è domiciliare
    Mi sembra una precisazione Importante, perché 100 malati su 100.000 è molto diverso
    da un 5% di Malati su 100 NUOVI POSITIVI,pur rimanendo una situazione grave.
    E’ d’accordo Dottore?
    Alberto

    1. Hai ragione (scusa il tu, ma ti immagino molto giovane).
      Ho utilizzato il termine “casi” come sinonimo di “contagiati”, senza precisare il dato clinico se malati o non malati.
      In realtà, ad essere proprio precisi, si dovrebbe parlare, come mi pare tu suggerisca, di positivi al test, a loro volta distinguendo tra positivi al test molecolare o positivi al test antigenico, che come saprà hanno sensibilità e specificità diverse.
      Dal punto di vista clinico, sottintendevo che agli isolamenti domiciliari corrispondessero gli asintomatici e i malati lievi, ai ricoveri in regime ordinario i malati con gravità intermedia ed ai ricoveri in terapia intensiva i malati gravi.
      Ma questa distinzione dipende dal contesto assistenziale (presenza di caregiver familiari, disponibilità all’assistenza domiciliare da parte del medico di medicina generale, organizzazione interna dell’ospedale con presenza o meno di reparti di terapia subintensiva), tutte variabili che non conosciamo se non aneddoticamente.
      Per questi motivi non fidarti completamente della dicotomia malati/non malati ed alle percentuali 5%/95%, che sono approssimative.
      Grazie dell’attenzione dimostratami e delle tue precisazioni. Su Facebook affronto questi argomenti dall’inizio della pandemia con maggiore approfondimento.
      Auguroni per la tua carriera in Scienze statistiche, delle cui applicazioni in campo medico sono appassionato da sempre!
      Luca

      1. …bene bene,allora io ti do del tu, in quanto io vado per gli 83 anni!!!!
        Per quanto riguarda la Statistica ,purtroppo,mi Laureai nel 1966 ed eravamo moltoin anticipo per un Paese come il nostro ed ho fatto tutt’altro lavoro,da quello che leggo mi rendo conto da come trattano i dati i Media ,che la Statistica è molto poco usata ancora oggi!!
        Va molto il Numero assoluto ed il confronto fra le Noci di Cocco ed i Fichi d’India!
        un vero disastro….è la prima volta,nel tuo articolo, che ho visto dei grafici chiari ed esplicativi
        Spero di Vaccinarmi presto e sto vivendo questo periodo con un po’ di preoccupazione e l’unica cosa che mi conforta è che da 4 anni vivo in Valle,sono Romano e sono venuto in Valle a controllare i possedimenti dell’Impero!!!!!
        I Lockdown in Valle sono tutt’altra cosa di quelli a Roma……
        auguri e buon lavoro
        Alberto

  2. Ottimo articolo,sono Laureato in Scienze Statistiche
    ed e la prima volta che vedo dei grafici relativi alla Pandemia
    così chiari che indicano chiaramente come la Valle sia stata sempre al primo posto,purtroppo.
    Molto bene e grazie del buon lavoro fatto
    Alberto

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