Una festa più che un comizio. Una vittoria più che un bilancio. Pays d’Aoste Souverain chiude la campagna elettorale a Fénis, feudo di Philippe Milleret in musica e al grido di “Brisons nos chaînes”.
Il ritrovo finale per il movimento outdsider di queste elezioni regionali 2020 è Fénis, comune che vide la scalata di un giovane Ego Perron all’Union e che ora è una delle nuove case degli indipendentisti. In tanti sono venuti a festeggiare la prima campagna del neonato movimento indipendentista. Neonato si fa per dire, vista la sua nascita nel 2013, come ci tiene a sottolineare Philippe Milleret, uno dei portavoci di PAS che detta la linea: “Siamo già molto felici e soddisfatti di quello che abbiamo ottenuto finora, sono 7 anni che lavoriamo a questo progetto, ma finalmente possiamo presentarci a queste elezioni. Questa è una lista di persone comuni, forse non abbiamo cavalli di razza come gli altri partiti, ma abbiamo messo al centro gli individui e un progetto di autogoverno che non barattiamo”.
La campagna di PAS si declina in punti fondamentali, come spiega sempre Milleret: “Chiediamo una zona franca, una vera zona franca; vogliamo una democrazia diretta e vogliamo che il popolo valdostano possa decidere del proprio futuro e prendere decisioni in campi strategici, come il turismo e l’agricoltura che per noi hanno molto in comune”.
Tra i tanti accorsi anche la voce storica del movimento arpitano, Joseph Henriet, prima critico nei confronti del movimento e ora profondamente convinto del dovere di esserci: “Molti mi hanno chiesto perché ho criticato PAS e ora invece invito al voto. Non ci trovo nulla di strano, mi sento come il padre di questo movimento e ogni tanto i padri sono duri con i propri figli, ma per la prima volta corre per le elezioni un gruppo che chiede a gran voce e alla luce del sole l’indipendenza!”
Una presa di posizione ufficiale che rafforza il movimento nelle sue convinzioni e nelle sue considerazioni e che traccia la linea verso la richiesta, sempre più forte, di un’indipendenza vera e concreta: “Questa richiesta – spiega Milleret -, non deve far paura. Quando chiediamo l’indipendenza noi invochiamo l’esigenza che i valdostani hanno di poter pensare e decidere con la propria testa, senza essere governati da un governo centrale. La parola indipendenza non deve fare paura, è un veicolo per la libertà a livello di testa. Chi di noi si è messo in lista sa bene che dev’essere non padrone, ma servo del popolo e per questo deve lavorare”.
L’apertura in caso di elezione è possibile, ma sempre in un’ottica di richiesta di maggiore libertà e nell’ottica di un cammino verso l’autogoverno: “Se dovessimo sedere in Consiglio regionale potremmo dialogare con alcune forze politiche, ma solo con quelle autonomiste. Chiudiamo la porta ai partiti nazionali e specialmente alla Lega, con questi soggetti politici ci sentiamo di dire fermamente che non dialogheremo mai”.
Diverse le stoccate alla Lega e a tutti i partiti nazionali durante la serata, oltre che la previsione di un collasso italiano che apra le porte al cammino verso l’indipendenza.
Alle urne l’ultima decisione, nonostante la vittoria di Pays d’Aoste Souverain risuoni già chiara nei discorsi dei seguaci che non hanno dubbi: essere arrivati fino alle urne è un passo storico che segna solo l’inizio di un cammino politico.