L’incontro elettorale tenuto da Augusto Rollandin all’interno del “Caseificio Valdostano”, in vista delle elezioni regionali del 2013, non sarebbe stata la sola “illecita retribuzione” riconosciuta dal titolare della ditta all’ex Presidente della Regione, in cambio dei “favori” ricevuti (su tutti, il trasferimento dell’azienda in locali di proprietà della società “Autoporto”, già occupati da “Deval”, fatta “traslocare” appositamente). Per la Procura di Aosta, Gerardo Cuomo ha infatti continuato ad utilizzare, anche in occasione delle “comunali” di due anni dopo, la sua struttura imprenditoriale, nell’ottica di favorire candidati legati al politico di Brusson.
Il riferimento è ad un’intercettazione del 4 maggio 2015, in cui il proprietario del “Caseificio” parla con l’allora assessore alle finanze Ego Perron e afferma: “adesso faccio una lista in ufficio di quelli che fanno per Aosta che votano e quindi… è l’ultimo anno che poi ci perdiamo”. Parole dalle quali, nella visione degli inquirenti, si ricava la stabilità dell’impegno elettorale dell’imprenditore, tradottosi anche nel sostegno all’oggi consigliere comunale Luca Zuccolotto (suo vicino di casa, estraneo all’inchiesta “Efferata Audacia” dei Carabinieri). All’indicazione del candidato, da parte di Perron, Cuomo (che ha ammesso le conversazioni nel corso dell’interrogatorio al pubblico ministero) risponde: “a questo punto lui l’ho dato adesso a un po’ dei miei”.
All’indomani della condanna a 4 anni e 6 mesi di carcere per corruzione a Rollandin (che oggi si è dimesso dalla carica di Vicepresidente del Consiglio Valle, autosospeso dall’Union Valdôtaine ed ha iniziato l’attesa verso la sospensione dalle funzioni di consigliere regionale per effetto della legge “Severino”), emergono nuovi elementi sui temi d’accusa sollevati, durante la discussione in aula a porte chiuse (i sette imputati avevano scelto il rito abbreviato), dal pm Luca Ceccanti. Il “filone elettorale” delle contestazioni è tra quelli che hanno rappresentato terreno di acceso confronto tra le difese, in particolare del “domus della politica valdostana” (così è definito nelle carte del procedimento), e il titolare del fascicolo.
Per la Procura, la chiave di lettura della questione è il dato temporale: il “comizio” nel “Caseificio” si tiene quando è agli esordi il sodalizio tra Rollandin, Cuomo e l’ex manager Finaosta Gabriele Accornero (gli ultimi due condannati, rispettivamente, a 3 anni e 8 mesi e a 4 anni 6 mesi e 20 giorni di reclusione, sempre per corruzione). È lo stesso periodo in cui, stando alle indagini, iniziano gli “interessamenti” e gli interventi del politico e del già consigliere delegato del Forte di Bard a favore dell’imprenditore alimentare. Ragione per cui, agli occhi dell’ufficio inquirente, l’“attivismo elettorale” del proprietario del “Caseificio Valdostano” assume il valore di “contropartita” dei benefici ottenuti.
Agli avvocati che hanno obiettato riguardo al numero esiguo dei presenti alla riunione, scarsamente incidenti se affiancati alle 10.872 preferenze individuali ottenute da Rollandin in quella tornata elettorale, la Procura ha ribattuto con l’impossibilità di sminuire l’operato di Cuomo ricorrendo a percentuali sui risultati. Nell’ipotesi d’accusa, oltretutto, l’iniziativa ha rappresentato una vera e propria messa a disposizione della struttura aziendale. Dalle indagini dei militari del Reparto Operativo, riprese nella discussione dinanzi al Gup Paolo De Paola dal pm Ceccanti, sono emersi la convocazione dei dipendenti, la distribuzione di “santini” elettorali e la richiesta al personale di votare per Rollandin.
Nell’insieme, condotte che – oltre ad essere ritenute dall’ufficio diretto dal procuratore capo Paolo Fortuna emblematiche del carattere dell’appuntamento – non superano le prescrizioni delle norme in materia, a base di pesanti sanzioni per il mercanteggiamento anche di un solo voto, perché l’espressione della preferenza è concepita quale elemento fondante del sistema democratico, messo pesantemente a rischio dall’inquinamento, attraverso dinamiche illecite, dell’espressione della preferenza elettorale.