Concordato Casinò, le voci sugli immobili che inquietano la politica

Leggendo il piano di concordato depositato in Tribunale dalla Casa da gioco, il capitolo "Terreni e fabbricati" salta agli occhi per la differenza di valore immobiliare prima e dopo l'inizio della procedura. Un aspetto che accende vari interrogativi.
Il Casinò di Saint-Vincent
Cronaca

Oltre 79 milioni di euro di differenza di valore. È ciò che balza agli occhi nel capitolo “Terreni e fabbricati” del piano di concordato depositato al Tribunale di Aosta dalla Casinò de la Vallée. Se al 12 novembre 2018 – data considerata “spartiacque” nella vita recente dell’azienda, perché relativa all’ammissione alla procedura concorsuale – gli immobili di proprietà della società erano valutati a 102,7 milioni, il documento sulla composizione dello stato di crisi economica ne indica la valutazione corrente a 23,2 milioni.

Nel dettaglio, lo stabile che accoglie il Casinò (un corpo principale ed altri accessori, per un totale di oltre 10mila metri quadrati) è valorizzato a 8,4 milioni, il Grand Hotel Billia (sei piani, due interrati e quattro verso il cielo, per oltre 23mila metri quadrati) a 9,3 milioni ed altri fabbricati funzionali all’attività (i due magazzini “Le Renard” e il tennis) a 2,1 milioni.

Relativamente agli immobili “no core”, cioè quelli ritenuti non più utili allo sviluppo del business aziendale, per i quali il Consiglio Valle ha dato lo scorso 7 marzo il “via libera” alla vendita, il valore corrente indicato dal piano è di 3,2 milioni (il più significativo è l’Hotel du Parc con 1 milione, seguito dalla “Casa del sole” con 863mila euro). La procedura di dismissione è ipotizzata nell’arco del periodo di attuazione del piano (2023) e da essa è atteso un realizzo pari a 2,7 milioni di euro.

La Casinò de la Vallée è proprietaria anche di terreni “no core” per una stima totale di 1,3 milioni, ma non sono stati – in ottica prudenziale, hanno scritto i tecnici – valorizzati nel piano, in quanto ritenuti di difficile vendita nei cinque anni. L’Amministratore unico si è impegnato, nell’ambito del concordato, ad attivarsi per promuovere la cessione di tali aree, anche con procedimenti competitivi, qualora entro tre anni non si concretizzassero offerte di acquisto ritenute congrue.

Sull’andamento delle dismissioni, sarà il mercato a dare una risposta. Ad accendere più di un interrogativo, tuttavia, leggendo i propositi concordatari, è la differenza di valore tra il pre-concordato e il post (in particolare, per gli immobili strategici al business aziendale). I tecnici della materia spiegano che alle voci del piano si è giunti indicando il valore di possibile mercato, da rapportare successivamente allo schema di patrimonio netto.

Il valore reale dei beni immobiliari sarà quindi determinabile con esattezza in un secondo tempo. Un dato certo, al momento, però esiste ed è quanto sono costati alla Casinò de la Vallée (in sostanza, alla Regione, che ne è socia al 99.9%), vale a dire decisamente più dell’ordine di idee in cui oscillano le stime del concordato (per la ristrutturazione del Billia ci sono voluti dalle parti dei 140 milioni di euro).

Con tutta probabilità, è proprio vedere questo dato nero su bianco a creare, nell’affrontare il tema, inquietudine in più di un Consigliere regionale, soprattutto in quelli che hanno vissuto (leggi votato) provvedimenti di finanziamento (delle operazioni immobiliari) della Casa da gioco. In fondo, il concordato oltre ad un progetto di ristrutturazione dei conti del Casinò è una radiografia della sua situazione economica. Per alcuni, forse, più dettagliata del previsto.

0 risposte

  1. Balza agli occhi il fatto che una ristrutturazione di 140 milioni di euro è clamorosamente gonfiata, per le opere (mal)fatte innanzitutto e per il costo spropositato rapportato al valore complessivo del bene.

    Questa è la pistola fumante della crisi del Casinò, non l’unica ma la più eclatante. Crisi creata dalla politica o meglio da alcuni politici, Rollandin in primis.

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