Si è chiuso nella mattinata di oggi, martedì 14 maggio, il ciclo processuale del 29enne di origini marocchine Mohamed Abibou, scaturito dai fatti di una notte dello scorso novembre. Comparso dinanzi al giudice monocratico del Tribunale Marco Tornatore, l’imputato ha patteggiato dodici mesi di reclusione per le accuse di resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento aggravato e porto di oggetti atti ad offendere. L’accusa era rappresentata dal pm Francesco Pizzato.
Abibou era stato arrestato dalla Squadra Volante della Polizia nelle ore tra l’8 e il 9, durante un intervento in un bar di Aosta. Dal locale era partita una chiamata al 112 per un’auto che ostruiva il passaggio e lui aveva dato in escandescenza con gli agenti intervenuti. Le accuse erano relative all’aver puntato una chiave universale verso uno dei poliziotti, alla reazione e agli improperi rivolti agli operanti e all’aver tirato dei calci all’auto della Questura.
Condotto in Tribunale, il mattino successivo al fermo, per essere giudicato con rito direttissimo, l’uomo aveva tuttavia palesato, al giudice Tornatore e al pm Pizzato, ecchimosi e lividi, a lasciar intendere un trattamento violento da parte degli agenti che lo avevano fermato. Accompagnato al Pronto soccorso del “Parini” in ambulanza, durante le visite aveva quindi riferito al medico in turno di essere stato picchiato dalla pattuglia, durante l’arresto.
Tesi tuttavia smentita dagli accertamenti successivi, in particolare attraverso i filmati della videosorveglianza interna della Questura (in cui lo si vedeva sferrare calci e pugni alle pareti). Così, oltre alle accuse rimaste pendenti fino ad oggi, il 21 marzo scorso era stato processato e condannato, a tre anni di carcere, per calunnia, accusa mossagli nel frattempo. Con il giudizio di oggi, il totale inflittogli sale a quattro anni. Come nel celebre film di John Landis, “Tutto in Una Notte”.