L’attesa iniziata dopo l’udienza di mercoledì scorso è conclusa. Il Tribunale ha omologato il piano di concordato preventivo presentato dalla Casa da gioco di Saint-Vincent. I tre giudici Eugenio Gramola (presidente), Marco Tornatore (relatore) e Anna Bonfilio avevano deciso nella camera di consiglio del 16 ottobre ed oggi, martedì 22, è stato emesso il relativo decreto.
Per effetto di questa decisione, decade l’istanza fallimentare depositata dalla Procura nel novembre dello scorso anno. Il piano di concordato, nella votazione apertasi dopo l’adunanza tenuta in luglio, aveva riscosso il “sì” dell’89.24% dei creditori della società, oltre al “semaforo verde” del commissario giudiziale nominato dal Tribunale, il commercialista torinese Ivano Pagliero.
La proposta di ristrutturazione aziendale è imperniata sul rimborso, nell’arco di 5 anni, del 78% delle somme dovute ai creditori chirografari e del 100% a quelli privilegiati. Il complesso dei debiti è di oltre 81 milioni di euro, con l’impegno di riconoscerne 68,8. Nel percorso concordatario erano stati effettuati anche “tagli” ad alcune voci, come il costo del personale, frutto di un accordo sindacale votato dai lavoratori stessi.
Se con l’omologazione potrà iniziare l’attuazione del piano elaborato dall’au Filippo Rolando e dalla governance dell’azienda, resta l’incognita dell’opposizione annunciata, sin dallo scorso luglio, dal legale che assiste la società “Elle Claims” del gruppo che fa capo a Manfredi D’Ovidio Lefvebre (opposta alla “Casinò de la Vallée” in una causa ultra-venticinquennale, non ancora definita, per il riconoscimento di crediti pregressi).
Competente per quella controversia sarebbe la Corte D’Appello di Torino e, da più di un addetto ai lavori, viene vista come una variabile che rischia di riverberarsi, facendo letteralmente “saltare il banco”, sulla procedura avviata dalla Casa da gioco. Legata alla decisione odierna, ma svincolata dal Piano di concordato, è anche l’indagine per bancarotta fraudolenta del Casinò aperta dalla Procura diretta da Paolo Fortuna.
L’omologazione costituisce infatti, ai sensi della legge fallimentare, la condizione di perfezionamento del reato su cui i pm Eugenia Menichetti e Luca Ceccanti hanno potuto, nel frattempo, iniziare l’inchiesta, affidata al Gruppo Aosta della Guardia di finanza. Da oggi sono quindi possibili eventuali contestazioni di addebiti agli indagati (sei quelli noti al momento, tre amministratori unici ed altrettanti componenti del Collegio sindacale nel periodo 2012-2015).