Protesta surreale dei sindacati della funzione pubblica per “salvare” 6 giorni di ferie

I sindacati CGIL, CISL e UIL hanno indirizzato alla Regione, ai Comuni e al Celva una lettera in cui hanno chiesto l’immediato ripristino delle ferie maturate dal 1°gennaio al 12 marzo 2020, in tutto sei giornate, per quei lavoratori che non possono lavorare da casa.
Bandiere a mezz'asta - Regione
Economia

Da una parte ci sono le aziende che falliscono, le partite IVA al collasso, i dipendenti delle aziende private in cassaintegrazione e quelli che non sanno se, finita l’emergenza, avranno ancora un posto di lavoro. Poi ci sono gli artigiani e i commercianti che si sono visti chiudere l’attività e devono sostenere i costi fissi pur avendo azzerato gli incassi.

Dall’altra ci sono i dipendenti dei Comuni e delle Comunità montane, dell’Ente regione e più in generale della pubblica amministrazione. Per loro, con l’obiettivo di ridurre le presenze e gli assembramenti in uffici, sono state immaginate, dove possibile, forme di lavoro agile da casa. L’80% del personale del comparto pubblico, anche di livello dirigenziale, può quindi svolgere a domicilio la sua prestazione lavorativa e, a fine mese, non avrà alcuna ripercussione sullo stipendio.

Per quelli impossibilitati a svolgere lo smart working e comunque esentati dal servizio, la Regione ha invece previsto di far utilizzare ai lavoratori le ferie già maturate. Anche in questo caso i lavoratori posti in ferie, perché impossibilitati a prestare la loro attività, riceveranno il 100% della busta paga a fine mese.

Da qui la protesta, da molti considerata surreale, dei sindacati della Funzione Pubblica CGIL, CISL e UIL che hanno indirizzato alla Regione, ai Comuni e al Celva una lettera in cui hanno chiesto l’immediato ripristino delle ferie e in particolare di quelle maturate dal 1°gennaio al 12 marzo 2020, in tutto sei giornate, per quei lavoratori che non possono lavorare da casa. Pena, hanno messo nero su bianco i sindacati, il ricorso all’autorità giudiziaria per “vedere tutelati i diritti dei loro assistiti”.

Le richieste dei sindacati sono state per ora respinte dall’Amministrazione regionale che nella sua riposta ha sottolineato come il Decreto Cura Italia abbia previsto la possibilità di mettere, anche unilateralmente, in ferie i lavoratori che non possono svolgere la loro attività lavorativa per ragioni che non derivino da fatti imputabili al datore di lavoro.

La protesta, nel marasma complessivo di questa emergenza sanitaria, poteva essere evitata se solo i sindacati avessero saputo interpretare e leggere la realtà alla luce della situazione attuale in cui la perdita di 6 giornate di ferie, peraltro usufruite, non può essere considerato un danno irreparabile per una categoria di lavoratori che, fortunatamente, non è esposta alle gravi conseguenze con cui devono fare i conti tutti gli altri.

0 risposte

  1. La solita caccia ai dipendenti pubblici fannulloni. Si dimentica che nel settore pubblico ci sono anche i politici che si sono fatti anticipare la pensione, i dirigenti che dovrebbero stare in ufficio e invece sono a casa e in ufficio obbigano a starci i dipendenti. Di questo trattava anche la comunicazione dei sindacati ma si sà non fa notizia, ve la siete dimenticata per strada. Meglio la solita retorica sui privilegiati del settore pubblico. Che poi sono quelli che mandano avanti i contributi per il settore privato dove si fa il “nero” e si guadagna sostanzialmente di più salvo dimenticarsi che esiste il rischio di impresa. Anche i dipendenti privati di imprenditori e artigiani prima della cassa integrazione sono costretti ad usufruire delle ferie forzate purtroppo però senza lo stipendio a fine mese. Non è però colpa dei dipendenti pubblici ma è colpa dello stato di questa nazione matrigna che chiede molto e offre poco. Non è colpa dei dipendenti pubblici se in questa nazione si chiede ai privati di indebitarsi e non si sospendono pagamento delle tasse dei mutui e degli affitti. Molti lavoratori pubblici hanno famiglie dove il coniuge è un lavoratore privato e menomale che almeno uno stipendio in famiglia arriva. Magari così possono andare a fare la spesa e far girare l’economia. Prendetevela piuttosto con le banche e gli ultraricchi, a cui lo stato è assoggettato, che ci hanno costretto a questa guerra tra poveri.

  2. quelli che protestano sono le decine di persone entrate per voto di scambio, noti fannulloni che pur risultando presenti spesso non si vedono proprio sul posto di lavoro

  3. Sono un dipendente regionale ma per mia fortuna non sono iscritto a nessun sindacato dovrebbero solo vergognarsi.

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