C’è chi attende giorni, prima di essere sottoposto ad un tampone, e dopo l’esito dello stesso, e chi da un mese è chiuso in casa, aspettando il tampone di conferma della guarigione e la successiva ordinanza di revoca dell’isolamento da parte del sindaco. Da settimane il sistema, sicuramente anche per l’alto numero di richieste, è andato in tilt.
A chiedere di semplificare le procedure è il Celva. I sindaci, soprattutto nei piccoli comuni, sono quelli che ogni giorno raccolgono l’esasperazione dei cittadini verso un sistema, tutt’altro che efficiente. I primi cittadini, inoltre, sono l’ultimo anello della catena, quelli che una volta ricevuto l’esito del tampone, devono revocare l’ordinanza di isolamento.
“Con l’autocertificazione per i contatti stretti un passo avanti è stato fatto” sottolinea il Presidente del Celva Franco Manes. “Ne servono però altri”. Fra i problemi sollevati dai primi cittadini c’è l’inserimento dei dati da parte delle autorità sanitarie. “Durante la prima ondata noi ricevevamo dall’Igiene pubblica una email con l’esito del tampone dei nostri residenti, in seguito alla quale emettevano l’ordinanza. Oggi sul portale della Protezione civile, al quale accediamo, vediamo delle indicazioni di positività o negatività al tampone, ma da tempo, per i carichi di lavoro che hanno le strutture di igiene pubblica, non riceviamo più le email“. I sindaci hanno, quindi, chiesto di trovare una soluzione affinché sul portale della Protezione civile, al quale tutti i primi cittadini accedono, possa essere inserito un segno di spunta (flag) ad una casella “guarito” con la data di guarigione inserita dall’autorità sanitaria. “Con quell’elemento possiamo andare, quindi, a revocare l’ordinanza, accelerando la procedura”. I primi test sono stati effettuati oggi. “Dobbiamo ora mettere nero su bianco la procedura.” aggiunge Manes “Un po’ per volta si cerca di trovare delle soluzioni per migliorare la situazione”.
Altra criticità sollevata dai primi cittadini riguarda la necessità di un maggiore coordinamento, soprattutto a livello territoriale. Succede, infatti, come racconta Manes, che le ambulanze incaricate di eseguire sul territorio i tamponi arrivino a Doues per effettuare solo alcuni dei tamponi in attesa sul territorio, per andare poi a Gignod e quindi a Nus. Da alcuni giorni, inoltre, i positivi in attesa del tampone di guarigione – circa 2000 un giorno fa – vengono indirizzati al Drive In della Pépinières, indipendentemente dal luogo di residenza, sia esso Aosta, Courmayeur o Gressoney-Saint-Jean. Tralasciando i km che chi arriva dalla Valle del Lys deve percorrere, non tutti, come segnalato agli stessi sindaci, hanno l’auto o la patente per arrivare in autonomia alla tenda del Drive-In e certo non possono, da positivi, prendere un treno o un altro mezzo pubblico.
“C’è un problema di gestione del sistema” dice Manes “che deriva sicuramente dal carico di lavoro incredibile delle varie strutture. In questo momento abbiamo l’igiene e la sanità pubblica, l’azienda Usl, la parte di emergenza ospedaliera e la Protezione civile. Forse sarebbe il caso di fermarsi un attimo e di mettere nero su bianco tutte le criticità riscontrate in queste settimane, per trovare delle soluzioni. ”
Il suggerimento che arriva dai primi cittadini è di organizzare i test delle persone per aree territoriali. “Come sindaci tocchiamo con mano questi piccoli problemi, abbiamo una conoscenza reale di quanto sta accadendo e dei cortocircuiti creatisi.”