L’Associazione Maestri di sci chiede al Governo di rivalutare la chiusura nelle feste degli impianti

"La montagna e i suoi operatori meritavano rispetto invece sono stati sacrificati da un atteggiamento sordo, poco lungimirante che ha di fatto decretato un gravissimo danno per la categoria" scrivono in una nota Giuseppe Cuc e Maurizio Bonelli. 
Archivio fotografico Associazione Maestri di Sci Valle d'Aosta
Economia

I maestri di sci non si arrendono e provano a rivolgere un nuovo “accorato appello a chi ha responsabilità di Governo, affinché, anche in considerazione dell’andamento pandemico si rivaluti, prima dell’inizio delle festività di fine anno, possibili soluzioni diverse rispetto alla chiusura.” Il Dpcm emanato nella notte dal Governo Conte prevede la chiusura degli impianti, salvo che per atleti professionisti e non professionisti, fino al 6 gennaio.

“La montagna e i suoi operatori meritavano rispetto invece sono stati sacrificati e soggiogati da un atteggiamento sordo, poco lungimirante che in totale assenza di concertazione ha di fatto decretato un gravissimo danno per la categoria.” scrivono in una nota il Presidente del Collegio Nazionale Maestri di Sci Giuseppe Cuc insieme al Presidente dell’Associazione Maestri di Sci Italiani Maurizio Bonelli. 

“La storia restituirà, come sempre, l’esatto valore delle cose e di chi in totale disprezzo ha ritenuto di poter immolare e sacrificare un intero comparto e le aspirazioni di milioni di consumatori che hanno visto sfumare le loro giuste e sacrosante aspettative. Il rispetto delle persone e delle regole sono per noi elementi assoluti, chiediamo semplicemente di lavorare, non come se il Covid non ci fosse, ma rispettando e facendo rispettare le regole che, il Governo vorrà imporci, con concreta determinazione e solida risolutezza, regole e misure che tra l’altro abbiamo già individuato a tutela di noi stessi e di tutti i nostri allievi”.

Sono 15.000 i Professionisti della neve e 400 le Scuole Sci distribuite sul territorio nazionale che hanno con “estremo dispiacere e disappunto” preso atto “di come le misure del nuovo DPCM hanno purtroppo messo ai margini il mondo della montagna e soprattutto degli sport invernali, cui i Professionisti della neve sono parte integrante per il ruolo didattico che ricoprono verso coloro, piccoli e adulti, che intendono imparare e fare propri gli sport di scivolamento: sci alpino, sci nordico e snowboard”.

In attesa di poter riaprire il 7 gennaio, il Collegio e l’Associazione Maestri di sci auspicano che nella “partita ristori” si “tengano in considerazione le nostre proposte che si dovranno concentrare sul calo di fatturato dei mesi di novembre 2020, dicembre 2020 e gennaio 2021 rispetto agli stessi mesi delle passate stagioni. Se così non fosse sarà ancora una presa in giro per la nostra categoria”.

0 risposte

  1. Basterebbe guardare cosa è successo a Iscghl in Austria, località sciistica che ha contagiato mezza Europa con cause di risarcimento da ogni dove per capire che la proposta di aprire stazioni da sci è molto azzardata.

    1. Ottimo, a patto che quando vi ricovereranno ed avrete bisogno dell’ossigeno, lo lascerete a chi si è ammalato grazie alle vostre sparate

  2. Faccian una telefonata a Lavevaz che ci pensa lui a riaprire gli impianti da sci.

    Mi pare evidente che aprire sotto le feste impianti sia da pazzi, vorrebbe poi dire avere a gennaio sicuramente una terza ondata, peggiore di questa, già la seconda è peggiore della prima, lo dico da amante dello sci, secondo me si può aprire con opportune regole al fondo allo scialpinismo e alle racchette da neve, ma utilizzare gli impianti di risalita (uno per cabina o seggiovia e dopo ogni passaggio una disinfezione?) è improponibile,.

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