Volendo vedere il processo d’appello su un “giro” di corruzione in alcune partecipate regionali come un libro, si può dire che nell’udienza di oggi, martedì 16 febbraio, a Torino, non si è andati oltre la premessa. Attorno alle 12, il consigliere relatore della Corte ha ripercorso – trattandosi di un giudizio di secondo grado – la prima sentenza e il contenuto dei ricorsi delle parti. Dopodiché, nel giro di circa un’ora, è stato disposto il rinvio al prossimo 14 maggio, data in cui la discussione entrerà nel vivo, con la requisitoria del sostituto pg Giancarlo Avenati Bassi, che culminerà nelle richieste di pena.
La sentenza di primo grado
I principali imputati a giudizio sono l’ex presidente della Regione (ed attuale consigliere regionale) Augusto Rollandin, il già consigliere delegato del Forte di Bard Gabriele Accornero e il titolare del Caseificio valdostano Gerardo Cuomo. Tutti, in primo grado (chiusosi al Tribunale di Aosta il 28 marzo 2019), erano stati condannati. Nel dettaglio, all’“Imperatore” della politica valdostana (poi sospeso ai sensi della “Severino”) erano stati inflitti 4 anni e 6 mesi di carcere per corruzione, mentre Accornero e Cuomo avevano riportato condanne, rispettivamente, a 4 anni 6 mesi e 20 giorni e a 3 anni e 8 mesi di reclusione, per corruzione e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.
L’autoporto e il Forte al centro delle indagini
Le indagini, condotte dai Carabinieri del Reparto operativo del Gruppo Aosta, avevano riguardato il trasferimento del “Caseificio valdostano” nei locali della “Autoporto Spa” (con sfratto della “Deval”, precedente inquilino degli immobili), che sarebbe avvenuto su “interessamento” di Rollandin, con “ricompensa” da parte di Cuomo rappresentata da un cambio gomme e da un incontro elettorale, in vista delle regionali 2013, nella sede dell’azienda alimentare.
Il filone investigativo sul Forte di Bard, invece, era relativo alle forniture di Food & Beverage in occasione dell’endurance trail 4K (assegnate al Caseificio) e ad alcuni lavori nella fortezza commissionati, per l’accusa (ad Aosta rappresentata dal pm Luca Ceccanti, mentre nel secondo grado era oggi in aula il sostituto pg Giancarlo Avenati Bassi, già reggente della Procura aostana nel 2017), ad artigiani “amici”, che si sarebbero poi sdebitati con interventi a casa dell’allora consigliere delegato.
Gli altri imputati
Proprio da quest’ultimo filone sono nate le imputazioni del libero professionista di Aosta Simone D’Anello (33 anni), condannato in primo grado a 2 anni 8 mesi e 20 giorni di reclusione, per corruzione e turbativa d’asta, nonché dell’artigiano edile Salvatore D’Anello (47) e dell’imprenditore di Saint-Pierre Davide Bochet (53), che avevano riportato al Tribunale di Aosta una pena di 5 mesi e 10 giorni (assieme a 200 euro di multa) ognuno, per turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.
Il mancato arresto di Rollandin
L’indagine aveva fatto parlare molto per la richiesta, avanzata dall’ufficio diretto da Paolo Fortuna ad inizio 2018, di arrestare l’ex Presidente della Regione. L’istanza, respinta dal Gip Giuseppe Colazingari, disegnava una vera e propria mappa dell’“Impero Rollandin”. Cuomo ed Accornero erano stati, invece, arrestati nel dicembre 2017, rimanendo ai domiciliari per quasi due mesi, fino alla vigilia di Natale.
Ricorsi della Procura e degli imputati
Il ricorso che ha originato l’udienza di oggi è stato avanzato sia dalle difese degli imputati, rispetto alle pene riportate, sia dalla Procura di Aosta, per l’assoluzione dei tre imputati dal reato di associazione a delinquere contestato ai tre. Secondo il pm Ceccanti, i delitti per cui Rollandin, Cuomo ed Accornero sono stati condannati riguardano “l’esito della predisposizione comune di attività e mezzi per la realizzazione del programma criminoso assunto ad oggetto sociale dell’elaborata banda criminale”.