Coronavirus, al “Parini” i primi pazienti trattati con gli anticorpi monoclonali

Si tratta - spiega una nota Usl - di farmaci basati su anticorpi ottenuti con procedimenti biotecnologici, che possono essere somministrati per via endovenosa esclusivamente a pazienti affetti da Sars CoV-2, in condizione di fragilità.
Ospedale Parini
Società

Dopo la prima infusione ad un paziente che rientrava nelle categorie con specifiche cliniche appropriate, sono previste per la giornata di oggi, venerdì 26 marzo, altre due somministrazioni di anticorpi monoclonali ad altrettanti pazienti in carico alle strutture di Medicina interna e Malattie infettive dell’Ospedale Parini di Aosta.

Si tratta – spiega una nota Usl – di farmaci basati su anticorpi ottenuti con procedimenti biotecnologici, che possono essere somministrati per via endovenosa esclusivamente a pazienti affetti da Sars CoV-2, in condizione di fragilità, come, ad esempio, immunodepressi, obesi, con diabete complesso, nefropatici, dializzati.

I criteri di selezione dei pazienti ai quali può essere somministrata la terapia monoclonale sono individuati da una specifica procedura (PAZ 65 – “Terapia con anticorpo monoclonale per Covid-19”) elaborata ed approvata dalla Direzione strategica dell’Azienda Usl in applicazione alle direttive pubblicate in Gazzetta ufficiale.

“Semplificando per quanto possibile, possiamo dire che gli anticorpi monoclonali sono in grado di riconoscere gli antigeni del Coronavirus, che chiamiamo ‘spike’ e che il virus usa per attaccare le cellule – spiega il Direttore del Dipartimento delle Discipline mediche dell’Usl e della Struttura complessa Medicina interna, Giulio Doveri e l’infusione in pazienti Covid positivi con determinate condizioni cliniche impediscono lo sviluppo di patologie come la polmonite a rischio di complicanze anche molto gravi”.

I pazienti che possono essere sottoposti alla somministrazione della terapia con anticorpi monoclonali vengono segnalati dai Medici di medicina generale e dalle Unità speciali di continuità assistenziale. Il Soccorso sanitario 118 si occupa della fase logistica e dei trasferimenti, mentre i medici Internisti e Infettivologi prendono in carico il paziente nella fase di ricovero nel day hospital terapeutico del reparto di Malattie infettive e ne curano il trattamento. Usca e Medici di medicina generale, tramite tecnologie di telemedicina, monitorano invece il paziente nei giorni successivi all’infusione, a domicilio, con il supporto del 118.

“Le infusioni di questi giorni ci pongono tra i primi centri in Italia ad impiegare questa terapia – spiega il Direttore generale dell’Usl, Angelo Pescarmona –, ed è evidente il grande lavoro di squadra e il coordinamento clinico, terapeutico e logistico finalizzato all’applicazione di quella che può essere considerata, insieme al vaccino, l’arma più efficace per combattere il Covid-19. Certamente, il vaccino rimane la soluzione principale, perché consente l’immunizzazione delle persone e la conseguente ‘immunità di gregge’, obiettivo principale per contenere l’emergenza sanitaria. Gli anticorpi monoclonali permettono di prevenire la polmonite in pazienti Covid positivi in particolari condizioni cliniche, con una significativa diminuzione dei ricoveri ospedalieri e della pressione sulle strutture sanitarie”.

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