Sentenza Corte dei Conti sul Casinò, in 22 consiglieri chiedono il ricorso alla Consulta

Fra imbarazzi e tanti silenzi si è consumato in due ore e mezzo il Consiglio regionale. Il blocco degli autonomisti insieme a 5 dei consiglieri di Pcp votano una risoluzione che impegna il Presidente della Regione a promuovere un ricorso alla Consulta. La Lega Vda non partecipa al voto.
Il Palazzo della Corte Costituzionale
Politica

Quattro anni dopo le prime contestazioni, tre anni dopo la sentenza di primo grado e pochi mesi dopo le 18 condanne definitive della terza sezione centrale d’appello della Corte dei Conti, una parte del Consiglio regionale prova a difendere il voto espresso nel 2014 che autorizzò l’aumento di capitale di 60 milioni di euro della Casa da gioco di Saint-Vincent.
E lo fa votando una risoluzione – gli autonomisti assieme ai 5 dei consiglieri di Pcp –  che impegna il Presidente della Regione a promuovere un ricorso alla Corte Costituzionale, sollevando un conflitto di attribuzione, oltre a trasmettere l’atto approvato questa mattina e la sentenza alle massime autorità dello Stato. E’ l’epilogo del Consiglio straordinario lampo di questa mattina, svoltosi fra imbarazzi e silenzi. Se negli intenti la discussione doveva ruotare attorno alla tutela delle prerogative costituzionali e funzioni del Consiglio regionale e dei Consiglieri, nei fatti i pochissimi interventi si sono soffermati più sulla sentenza pronunciata nel luglio scorso. “Su questa questione serve un giudizio di un arbitro e in questo caso l’arbitro è la Corte costituzionale che attraverso lo strumento del conflitto di attribuzione deve esprimersi e fare chiarezza su questi aspetti. E per questo motivo abbiamo deciso di porre all’attenzione delle altre regioni questa questione” ha detto in aula il Presidente della Regione Erik Lavevaz. 

Il voto (22 a favore, 2 contrari) difficilmente salverà i sei attuali consiglieri regionali, ai quali è stata notificata la sentenza e che dovranno ora pagare da 2,4 milioni di euro a 586mila euro per evitare la decadenza dall’incarico.
“A livello personale auguro a coloro che ancora non hanno assolto al ristoro disposto dalla sentenza di poterlo fare nel più breve tempo possibile per superare la condizione di lite pendente con la Regione” scandisce in aula il relatore Pierluigi Marquis, sottendendo quindi di aver già pagato.
Nonostante si sia però “liberato di un peso”, il consigliere di Stella Alpina spiega di voler “lottare per gli altri, perché qui ne va del futuro dell’assemblea, della politica regionale e della capacità di poter soddisfare i bisogni dei nostri cittadini”.

Per difendere l’Assemblea regionale i gruppi consiliari hanno acquisito un parere dal Professore Guzzetta, le cui conclusioni aprono la porte alla Corte Costituzionale.
“Si deve ritenere che la deliberazione oggetto del presente parere sia stata assunta dai consiglieri regionali nell’ambito di un’attività consiliare volta ad adempiere scelte strategiche e di indirizzo politico per la cura di interessi rilevanti della collettività rappresentata” scrive nelle conclusioni il noto giurista. Il voto espresso nel 2014, è per il Professor Guzzetta da considerare “in una ragionevole applicazione dei principi posti dalla giurisprudenza costituzionale, coperto dalla garanzia di cui all’art. 24 dello Statuto della Regione Autonoma Valle d’Aosta e che pertanto la Corte dei Conti, nel giudizio de quo, abbia agito in carenza assoluta di potere ledendo le attribuzioni costituzionali della Regione che, ai termini dell’art. 134 della Costituzione, possono essere tutelate nella forma del conflitto di attribuzione tra Regione e Stato”.

La breve mattinata non ha tradito solo le aspettative sulla discussione. Anche chi vedeva in questa seduta le prove di una nuova maggioranza è stato, in parte, deluso. Progetto civico progressista ha confermato la sua spaccatura. “Non è un testo che mi sento di condividere perché c’è una critica al ruolo della Corte dei Conti e alla sentenza” ha spiegato l’ex Assessora Chiara Minelli, annunciando il suo voto contrario. “E’ rischioso a mio avviso impegolarsi in questa cosa, mi sembra una prova di forza che difficilmente potrà portare a qualcosa di buono”.  Posizione condivisa anche dalla consigliera Erika Guichardaz. A dare voce agli altri cinque consiglieri di Pcp, che invece hanno sostenuto l’atto, portando alla sua approvazione, sono stati Paolo Cretier e Antonino Malacrinò: “Pcp non ha firmato la convocazione ma esprime una grande preoccupazione sia per i consiglieri che per chi ha dei ruoli apicali e per questo riteniamo di dover fare degli approfondimenti”. 

Ad assistere in silenzio alla seduta è stata la Lega Valle d’Aosta, che ha deciso non solo di non prendere parte alla breve discussione, ma anche di non partecipare al voto. A chiarire la sua posizione è un comunicato stampa arrivato a seduta terminata. “Pur condividendo i principi di autonomia delle istituzioni, di separazione dei poteri e di massima tutela in merito alla insindacabilità dell’azione politica dei rappresentanti eletti” il Carroccio “ritiene che le modalità con le quali si è giunti a trattare il tema oggetto dell’odierna discussione non siano state consone, sia per i tempi che per i modi, lamentando in particolare una totale mancanza di condivisione”.

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