Oltre a cercare di progettare un’assistenza più diffusa sul territorio, per evitare il congestionamento e il sovraccarico assistenziale di un modello “rimasto ‘ospedalo-centrico’”, la vera urgenza che il nuovo Piano regionale per la salute e il benessere sociale – la cui bozza è stata presentata in V Commissione – è il potenziamento dell’area territoriale.
Urgenza che si concentra anche sul “riordino dell’assistenza socio-sanitaria, residenziale e semiresidenziale, per disturbi psichici, per disabilità e per dipendenze patologiche”.
Nell’introduzione, si legge che “In materia di alcol dipendenze la Valle d’Aosta registra da sempre valori critici e da uno degli indicatori usati per valutare l’efficienza dell’assistenza territoriale come alternativa a quella ospedaliera, vi è proprio il tasso di ospedalizzazione per patologie correlate all’alcol ogni 100.000 abitanti che nella nostra regione è il più alto in Italia e triplo rispetto al valore medio, a significare la necessità che per questa forma di dipendenza, molto diffusa a livello regionale, si attivino risposte adeguate in ambito territoriale”.
Preambolo che porta direttamente ad una delle novità rilevanti del documento, ovvero la riapertura del servizio di alcologia del Ser.D.
Il Piano dispone anche, in generale, “che l’attuale offerta regionale di strutture residenziali e semiresidenziali venga riorganizzata funzionalmente”. Un riordino, integrato con l’ospedale, per “rispondere in forma appropriata alle condizioni di fragilità clinica e sociale che le persone con disturbi mentali, disabilità e dipendenza patologica vivono unitamente alle loro famiglie e agli altri soggetti di prossimità”.
Riapre il servizio di alcologia del Ser.D
Anche in questo caso, la necessità che il Piano individua è quella di lavorare in “sinergia tra i servizi sanitari, i servizi sociali, gli enti del Terzo settore e le associazioni sul territorio” per “una presa in cura globale della persona, sul modello del Budget di salute”.
Non solo. “Le azioni che saranno messe in cantiere con priorità saranno la redazione di protocolli interni, la continuazione della formazione nelle istituzioni scolastiche e la riapertura del servizio di alcologia presso il Ser.D” si legge, mentre sempre il Servizio per le Dipendenze avvierà “campagne di prevenzione in merito all’abuso alcolico destinate alla popolazione con l’obiettivo di incidere sulle componenti culturali del consumo di alcol tipiche delle popolazioni di montagna”.
Un soccorso, nel Piano, arriverà anche dalla tecnologia, con la “creazione di un sito web ove sia possibile un contatto diretto, dinamico e interattivo con un’utenza particolarmente attratta dalla tecnologia web ed incline all’uso di sostanze”. Attraverso questo strumento “sarà possibile scaricare una App che permetterà ai giovani di comunicare direttamente con esperti della dipendenza”.
La rete integrata per una salute mentale di comunità
Dal Piano emerge anche come occorra “indirizzarsi verso una salute mentale di comunità, attraverso servizi di prossimità, investendo nella sanità territoriale e mettendo il paziente al centro di un progetto”, per “abbattere lo stigma che ancora colpisce le persone affette da queste patologie” indirizzandosi verso una salute mentale di comunità”.
Anche in questo caso, la pandemia ha acuito le difficoltà ed “evidenziato drammaticamente come le persone già affette da disturbi di salute mentale, a seguito delle limitazioni imposte dal confinamento e della conseguente esclusione dalla partecipazione alla vita sociale, abbiano manifestato aggravamenti della patologia di base, anche importanti”.
“Il Dipartimento di Salute mentale – si legge – deve quindi svilupparsi in senso fortemente inclusivo, secondo il paradigma del neuro-sviluppo, a forte responsabilità tecnica e gestionale di una rete di servizi per interventi integrati multidisciplinari e centrati sulla persona. Le aree operative di riferimento dipartimentale sono: la salute mentale dell’età evolutiva e dell’età adulta e le dipendenze patologiche”.
Progetti trasversali per la disabilità
“Anche per la disabilità è necessario formulare progetti di intervento con dipartimenti, servizi e realtà a vario titolo interessate per una integrazione socio sanitaria più ampia caratterizzata dalla trasversalità d’azione”, si legge ancora nel documento. Ma anche che “Tutti i trattamenti devono includere prestazioni erogate secondo metodi e strumenti evidence based, necessari ed appropriati al bisogno”.
Tra questi anche il servizio semiresidenziale per soggetti affetti da disturbi dello spettro autistico, con la “la necessità di implementare l’offerta assistenziale di strutture residenziali socio-sanitarie, anche attraverso soluzioni innovative quali le farm comunity” e interventi dedicati al “dopo di noi”.