“Ad oggi sono 180 i profughi ucraini arrivati in Valle d’Aosta.” A svelarlo è Paolo Sinisi, Presidente del Comitato Regionale della Croce Rossa Italiana, che aggiunge: “di questi quasi la totalità è già stata collocata in abitazioni. In questo momento abbiamo sette persone che soggiornano all’interno dell’Hub di Chavonne in attesa di collocazione, tutte le altre sono già state sistemate. Normalmente abbiamo un flusso corrispondente a 15-20 persone giornaliere.”
Gli arrivi
I cittadini ucraini, fino ad adesso, si sono appoggiati principalmente a tre canali per giungere in Valle. I primi profughi, nella maggior parte dei casi sono giunti in Valle d’Aosta con mezzi propri, avendo i riferimenti di amici e parenti già residenti sul territorio. Altri, invece, pur essendo legati affettivamente a persone residenti in loco, sono arrivati appoggiandosi a mezzi di fortuna. Una terza serie di arrivi, spiega ancora Sinisi, è stata caratterizzata da “arrivi spontanei di persone che si sono trovate qui casualmente, senza avere alcun tipo di rapporto affettivo nella nostra regione giunti fino a qui o perché trasportati da terze persone che arrivavano fino a qui, o perché addirittura hanno preso un treno a caso e si sono ritrovati alla stazione di Aosta.”
L’iter dopo l’arrivo
Ciascun cittadino ucraino, una volta arrivato in Valle, deve transitare per l’Hub della Croce Rossa di Chavonne. Qui, il personale dell’organizzazione procede all’accreditamento e si sottopone a un tampone rinofaringeo. Nel caso in cui il tampone risulti negativo, l’iter prosegue con una visita sanitaria, volta a stabilire le condizioni di salute generali e la presenza di eventuali patologie. Il passo successivo consiste nell’avvio delle pratiche necessarie ad ottenere lo status di S.T.P. (Straniero Temporaneamente Presente) che consente al rifugiato di avere assistenza sanitaria sul territorio. Quindi, superato questo passaggio, i rifugiati vengono avviati dal personale della Protezione Civile ai luoghi di destinazione.
Per dare ospitalità ai profughi provenienti dall’Ucraina “è sufficiente che dia disponibilità dell’unità immobiliare o della porzione di unità immobiliare che ha intenzione di mettere a disposizione alla Protezione Civile”, precisa Sinisi.
Il viaggio di Natalia
Ad arrivare nella nostra regione, sono persone come Natalia, nata a Kiev e arrivata a Cogne una settimana fa. “Il mio viaggio tra Kiev e Aosta è durata 8 giorni e 8 notti, è stato molto lungo e molto pericoloso”, racconta la donna. Natalia è partita da Kiev con un treno diretto a Ivano-Frankivs’k, città situata vicino al confine polacco. “Ci abbiamo messo un giorno e una notte, -sottolinea – in treno le luci non funzionavano e i vagoni erano pieni di donne e bambini, senza uomini.” Da Ivano-Frankivs’k, lei e altri tre familiari hanno preso un pullman verso la Polonia, per poi arrivare a Vienna e ripartire per Milano, dove hanno preso il treno per Aosta. “È molto pericoloso uscire dal paese, perché Putin minaccia di bombardare i mezzi coinvolti nei corridoi umanitari, per questo tanta gente si è spostata nei paesini vicini a Kiev”, aggiunge Natalia. I suoi stessi parenti sono rimasti a Kiev per paura dei bombardamenti russi. “La nostra priorità, al momento – conclude la donna – sono i corridoi umanitari, speriamo che l’Italia possa aiutarci in questo.”