Cime Bianche: alternative, costi, ricadute economiche e ambientali

Alternative di tracciato e tecnologiche, coerenza con le normative regionali, nazionali e europee e sostenibilità ambientale ed economica sono alcuni degli aspetti analizzati del progetto di collegamento intervallivo.
Cime Bianche, soluzioni progettuali
Ambiente

Perché un collegamento funiviario per unire la Val d’Ayas e la Valle del Cervino? E’ la domanda intorno alla quale ormai da diversi anni si danno battaglia due diverse visioni sul futuro della Valle d’Aosta. A offrire ulteriori elementi per il dibattito in corso  – molti di più a chi vede nel progetto un’occasione di sviluppo economico –   è arrivato nei giorni scorsi in piazza Deffeyes lo studio, commissionato da Monterosa Spa, e realizzato da Montecno.

Alternative di tracciato e tecnologiche, coerenza con le normative regionali, nazionali e europee e sostenibilità ambientale ed economica sono alcuni degli aspetti analizzati del progetto di collegamento intervallivo.

Le alternative progettuali

Nell’analisi delle alternative progettuali i tecnici di Montecno sono partiti da due punti fermi – la stazione di partenza in località Frachey, nella skiarea Monterosa, e la stazione di arrivo all’interno del Comprensorio di Cervinia presso Laghi di Cime Bianche – per costruire cinque alternative, che si distinguono per il tipo di impianto (cabinovie ad ammorsamento autonomatico o cabinovie 3S) e per la posizione della prima stazione intermedia, da collocare a Vardaz,  Djomein o verso Gavine.

Le due soluzioni con cabinovie ad ammorsamento automatico, prevedono un totale di quattro tronchi, con costi dai 72,3 ai 91,2 milioni di euro. La lunghezza del collegamento è 10,15 km e presenta un totale di 59 o 57 sostegni, di cui 19 ricadono all’interno dei confini della ZSC (zona speciale conservazione). I tempi di percorrenza superano la mezz’ora.

soluzioni ad ammorsamento autonomatico
soluzioni ad ammorsamento autonomatico

Le 3 opzioni con cabinovie di tipo 3S (ad eccezione dell’ultimo tronco Colle superiore delle Cime Bianche-Laghi Cime Bianche per il quale si ricorre a cabinovia ad ammorsamento automatico) hanno il vantaggio di ridurre il numero dei tronchi (da 4 a 3), dei sostegni del collegamento (16 o 17) e i tempi di percorrenza, inferiori alla mezz’ora. I costi però aumentano, superando i 100 milioni di euro (dai 114,4 ai 122,7 milioni di euro).

soluzioni 3S
soluzioni 3S

Gli impatti economici

Lo studio prende poi in considerazione le alternative in campo, analizzando i differenti impatti sul profilo economico, sociale ed ambientale.

Il primo scenario “Soluzione 0” corrisponde alla non realizzazione del collegamento funiviario. I due comprensori, senza nuovi impianti, potrebbero mantenere l’attuale clientela o perdere attrattività rispetto ad altri competitor del contesto internazionale che già oggi possono vantare collegamenti tra skiaree di dimensioni rilevanti. Con il trend in atto di generale surriscaldamento della temperatura, il rischio è di ridurre le giornate di sci sul Monterosa rispetto gli attuali livelli.

Il secondo scenario, denominato “Soluzione 1”, prevede la realizzazione del nuovo collegamento che “andrà ad aumentare l’appeal invernale della skiarea, offrendo la possibilità all’utente di usufruire di 432 km di piste (Cervinia, Monterosa, Alagna, Zermatt)”. La nuova tratta andrà, inoltre, ad aumentare la destagionalizzazione dell’offerta turistica.  In questo caso, si prevede un incremento degli utilizzatori delle piste pari al 4% nell’area del Comprensorio Cervino (+200 clienti/giorno, per circa 28.000 giornate di sci) e del 7% per l’area Monterosa (+200 clienti/giorno, per circa 32.000 giornate di sci). La ski area di Alagna dovrebbe registrare un aumento di fruitori del 10% (+110 clienti/giorno, per circa 11.000 giornate di sci), mentre nell’area di Zermatt l’incremento sarebbe più contenuto attestandosi al 2% (+160 clienti/giorno, per circa 17.000 giornate di sci).
In termini economici l’ipotesi formulata dallo studio, considerando i turisti che soggiornano e quelli che frequenteranno il comprensorio in giornata,  è di un aumento del PIL, “in una forbice tra 8,8 e 11 milioni di euro“.

Gli impatti ambientali

La realizzazione del collegamento avrà degli impatti di tipo ambientale. Lo studio segnala anche come gli obiettivi del collegamento “non sempre sono in completa coerenza” con la pianificazione sovraordinata e i piani o le strategie definite a livello nazionale e sovranazionale, in particolare per quanto riguarda la tutela, protezione e valorizzazione della biodiversità e delle aree naturali e la riduzione delle emissioni e decarbonizzazione.

“In caso di realizzazione del collegamento funiviario vi saranno delle riduzioni circoscritte di habitat naturali, i cui impatti potranno variare molto a seconda dell’alternativa progettuale scelta, della localizzazione dei piloni di sostegno e dell’ubicazione della stazione intermedia”.

Lo studio offre però alcune soluzioni per superare gli impatti ambientali: impegnare le società di gestione degli impianti di risalita ad intraprendere un percorso di miglioramento ambientale attraverso un sistema di gestione ambientale certificato; garantire la conservazione e la gestione delle aree tutelate ed in particolare della Rete Natura 2000 attraverso la predisposizione, ad spese delle società funiviarie, di un Piano di Gestione della ZSC, andando anche ad ampliare quest’ultima nella porzione più a sud.

Cime Bianche, avvocatura: “Progetto compatibile con norme”. Pcp: “Nessun via libera”

“Il prospettato collegamento intervallivo del quale il Consiglio regionale ha riconosciuto la strategicità appare pertanto, sia pure in astratto, compatibile con il contesto normativo sopra delineato, fatti salvi gli esiti delle verifiche di fattibilità, relative anche alla coerenza in concreto del progetto e degli interessi coinvolti con il quadro normativo sopra delineato e fatte salve altresì le valutazioni in ordine alla sostenibilità ambientale ed economico-finanziaria del progetto, nonché le risultanze della valutazione di incidenza”. Sono le conclusioni del parere formulato dall’Avvocato dirigente Riccardo Jans in risposta alle consigliere Erika Guichardaz e Chiara Minelli che avevano chiesto conto dell’applicazione del decreto ministeriale del 17 ottobre 2007  – “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione e a Zone di protezione speciale   – al collegamento di Cime Bianche, situato nella Zps della rete Natura 2000.

Il decreto ministeriale ammette all’articolo 4 delle deroghe per interventi o progetti “eventualmente in contrasto con i criteri indicati “, ma “per ragioni connesse alla salute dell’uomo e alla sicurezza pubblica o relative a conseguenze positive di primaria importanza per l’ambiente”. L’avvocatura regionale richiama però un successivo articolo del decreto che prevede che lo stesso non sia “autoesecutivo: le Regioni sono infatti chiamate a recepirne le disposizioni con propri atti”.

La Valle d’Aosta, già nel maggio del 2007, in attuazione di normative comunitarie, aveva approvato la legge 8/2007 che prevede che “la Giunta regionale con propria deliberazione, sentita la Commissione consiliare competente, adotta ed assicura per le ZSC e le ZPS ricadenti nel territorio regionale le misure di tutela e di conservazione necessarie”. Quest’ultime “devono garantire l’uso sostenibile delle risorse, tenendo conto del rapporto tra le esigenze di conservazione e lo sviluppo socio-economico delle popolazioni locali”.
Una successiva delibera della Giunta ha poi messo nero su bianco la possibilità di autorizzare interventi e/o progetti “eventualmente in contrasto con le misure di conservazione” “per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi motivi di natura sociale ed economica, oppure, qualora nei siti ricadano tipi di habitat naturali e specie prioritari, e sempre nel caso di valutazione di incidenza negativa, per esigenze connesse alla salute dell’uomo e alla sicurezza pubblica o ad esigenze di primaria importanza per l’ambiente ovvero, previo parere della Commissione europea, per altri motivi imperativi di rilevante interesse pubblico”.

Il parere dell’avvocatura regionale è stato trasmesso dalla Giunta regionale alle commissioni consiliari competenti, assieme allo studio di fattibilità su Cime Bianche.

PCP: “Nessun via libera al collegamento”

Annunciando di aver ricevuto i documenti richiesti, che richiederanno “tempo per approfondire”, Progetto Civico Progressista commenta il parere dell’avvocatura regionale evidenziando come lo stesso non rappresenti “dal punto di vista dei vincoli normativi, il via libera al collegamento”.

Ad un primo esame del gruppo consiliare “emerge che per il caso specifico delle Cime Bianche, come abbiamo più volte sottolineato, vale il divieto di realizzare impianti di risalita stabilito dal Decreto Ministeriale del 17 ottobre 2007″.

Il parere dell’Avvocatura, evidenzia ancora Pcp “non contesta infatti l’applicabilità per la Regione Valle d’Aosta del D.M del 2007, ma afferma che anche le disposizioni regionali, quali la legge n. 8 citata e le successive deliberazioni, fra cui la Dgr 1087/2008, sono da prendere in considerazione”.

Infine il gruppo consiliare si sofferma sulle “necessarie verifiche non solo in ordine alla sostenibilità ambientale ed economico-finanziaria dell’ipotizzato collegamento, ma anche alla coerenza del progetto con il quadro normativo” che lo stesso parere richiama.

Governo conferma sostegno al progetto

di Giorgia Gambino 

Il Governo regionale conferma il proprio sostegno al progetto di realizzare un collegamento funiviario nel vallone delle Cime bianche. Durante la conferenza stampa di stamane, lunedì 13 marzo, il presidente della Regione, Renzo Testolin, ha voluto sottolineare l’importanza dell’iniziativa in termini di ricadute occupazionali ed economiche sia per il comparto sciistico sia per gli altri settori correlati. È stata peraltro fissata per la settimana corrente la data ultima di consegna al Consiglio Valle dello studio di fattibilità che, se approvato, potrà essere inoltrato nell’immediato ai presidenti di III e IV Commissione per le opportune valutazioni di sostenibilità ambientale e amministrativa.

Condivisione e compartecipazione

“Siamo assolutamente consci che il progetto vada condiviso con tutte le forze politiche e analizzato in tutti i suoi dettagli e vorremmo metterci a piena disposizione per avviare un apposito percorso di compartecipazione”. Così lo stesso Testolin annuncia l’apertura della sua maggioranza alle opinioni e alle suggestioni delle altre forze politiche in campo in merito a un intervento “economicamente impattante e avente importanti risvolti su vallate, territori, paesi e popolazioni”.

Lo studio

Come ricordato anche dal vicepresidente della Regione, Luigi Bertschy, la stesura dello studio non presuppone l’effettiva realizzazione dell’impianto intervallivo bensì soltanto la valutazione di un possibile investimento futuro per la Valle d’Aosta.

“Negli ultimi giorni si è resa evidente l’importanza degli impianti a fune, che quest’anno hanno ottenuto circa 100 milioni di fatturato, e nonostante tutti noi ci stiamo impegnando senza remore per l’adattamento al cambiamento climatico, non si può pensare di fermare progetti con ricadute così evidenti quanto a lavoro ed economia – il suo commento -. È necessario a livello politico tentare di capire che cosa sarà possibile fare nei prossimi anni per non rischiare uno svantaggio competitivo rispetto ad altre località vicine che non possiamo colmare e crediamo di essere sulla strada giusta per il mantenimento delle finanze e della vivibilità dei nostri territori”.

La polemica

È scoppiata lo scorso mercoledì 8 marzo la scintilla della polemica che, dopo l’intervista rilasciata al quotidiano inglese The Telegraph da Federico Maquignaz, in questi giorni sta infiammando il collegamento funiviario del vallone delle Cime bianche. Dopo le anticipazioni rivelate dal presidente della società Cervino spa, sono difatti emerse conseguenti proteste da parte di alcuni gruppi di minoranza che puntano il dito contro la diffusione anticipata di dati non ancora giunti al vaglio del Consiglio regionale.

“Una divulgazione impropria di informazioni riservate che costituisce un reale affronto alle prerogative del Consiglio regionale della Valle d’Aosta – l’osservazione congiunta di Piermauro Reboulaz, presidente della sezione locale del Cai, e di Marcello Dondeynaz, referente dell’associazione Ripartire dalle Cime bianche -. Ci attendiamo che tale comportamento sia prontamente censurato e che non rimanga senza conseguenze e chiediamo a questo punto che gli elaborati dello studio di fattibilità siano resi immediatamente pubblici”.

Finanziamenti e sostenibilità a medio e lungo termine

Ad accordarsi alla polemica è anche il gruppo consiliare della Lega  Vda, che chiede con urgenza che lo studio di fattibilità sia presentato alle competenti Commissioni.

“È quanto mai necessario capire non soltanto il quantum bensì anche come si pensi di finanziare lopera e renderla sostenibile nel medio e lungo periodo, ciò che potrebbe benissimo essere fatto nel corso di questa settimana aggiungendo il punto alla convocazione delle Commissioni consiliari già programmate – si legge nel post Facebook del vice capogruppo Stefano Aggravi -. In caso contrario viene da chiedersi se la tanto decantata centralità non nascondesse a suo tempo un biscottino per chi ha fatto prima da stampella e poi da pilastro nella maggioranza autonomiste-progressiste-veteroambientaliste di questi anni almeno sino al maggio 2021”.

“Nessuna risposta”

Anche le consigliere del Progetto civico progressista Chiara Minelli ed Erika Guichardaz hanno voluto ribadire la propria posizione in una lettera inoltrata nella mattinata di sabato 11 marzo scorso al presidente della Giunta, all’assessore Bertschy, al presidente del Consiglio e ai presidenti di III e IV Commissione.

“Nonostante le nostre numerose e ripetute richieste riguardo all’applicazione dei vincoli previsti per le zone Natura 2000 dal Decreto ministeriale del 2007, nessuna risposta è a oggi pervenuta e nemmeno le nostre sollecitazioni relative alla trasmissione dello studio in questione sono state accolte – si legge nella nota -. Abbiamo entrambe scritto per reiterare le nostre richieste, salvo poi leggere qualche ora dopo che i media inglesi erano a conoscenza di elementi quali il costo dell’opera (88 milioni di sterline, 100 milioni di euro) e il periodo di attuazione (tre anni), che non sono in possesso dei consiglieri regionali o che perlomeno non sono state a noi fornite”.

Nuove azioni

L’incontro dello scorso sabato 11 marzo tra una delegazione di VdA Aperta e l’eurodeputata del Movimento 5 stelle nonché componente effettiva della Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare Mariangela Danzì è stato peraltro occasione per il gruppo di analizzare la percorribilità giuridica della struttura prevista nel vallone delle Cime bianche.

“Prima di parlare dei milioni da spendere, dei tempi di realizzazione, del tracciato e del tipo di impianto perlopiù su giornali stranieri, è necessario conoscere la fattibilità normativa dell’ipotesi, domanda più volte posta cui oggi ancora nessuno ha ancora risposto – l’osservazione, seguita dalla promessa di nuove azioni -. Il rispetto delle leggi dovrebbe essere alla base di ogni scelta, ma purtroppo in Valle d’Aosta questo spesso non avviene”.

10 risposte

  1. Io scio e come me altri 3 milioni di soli italiani.
    L’indotto dello sci in Italia vale più di 2 miliardi di euro e impiega oltre 400.000 persone solo nelle zone montane: sono numeri che vanno considerati attentamente soprattutto in un’economia che ha nel turismo la sua risorsa più importante.
    Dire che un vallone che si sviluppa da 1800 a 3000 mt è a un’altezza “relativamente bassa” è sicuramente opinabile, inoltre il vallone è sempre stato sciato in fuoripista da quando esistono gli impianti di Cervinia.
    Un’impianto a fune o a cremagliera ha un impatto ambientale minimo e facilmente reversibile e quindi parlare di distruzione ambientale o cementificazione è assolutamente esagerato, lo stesso dicasi per l’alterazione di flora e fauna.
    Turisticamente la zona in questione ad oggi è molto poco conosciuta e goduta (soprattutto nei mesi estivi primaverili, autunnali ed estivi) per la mancanza di infrastrutture nella valle d’Ayas.
    Il progetto porterebbe sicuramente a una crescita globale di quest’ultima; importante è sviluppare piani urbanistici adeguati seguendo l’esempio dei nostri vicini svizzeri e francesi (vedi Zermatt o Chourcevel): sviluppo e crescita non significa distruzione, in Italia abbiamo già l’esempio in Milano negli ultimi 10 anni.
    El Capitan e Ayers Rocks si trovano in parchi nazionali; il Cervino è il centro di un comprensorio sciistico già esistente tra i più belli del mondo e che, se ampliato, diventerebbe il più bello del mondo.

    1. E’ una ZPS. L’impatto sulla fauna non è affatto trascurabile. E’ è un vallone perlopiù pianeggiante mi piacerebbe capire come si fa a sciare. Non è vero neanche che non è conosciuta in estate, anzi è molto frequentata. In più vista la neve degli ultimi anni a 2000 metri neve non ce n’è!
      Insomma un sacco di bugie.

  2. Il Cervino non e’ una montagna qualsiasi, e’ un po’ come l’Half Dome o El Capitan a Yosemite o Ayers Rock in Australia.

    Se l’Half Dome, El Capitan, Ayers Rock fossero circondati da funivie, cabinovie e invasi artificiali non attirerebbero cosi’ tanti turisti da tutto il mondo.
    Quindi per essere competitivi con il turismo internazionale bisogna cercare di conservare quello che di naturale e’ rimasto evitando di costruire ulteriori infrastrutture.

    Un’opera di questo genere ucciderebbe il turismo primaverile, estivo, autunnale tutto in nome dell’ostinazione dell’industria dello sci, dimenticandosi che in montagna ci sono molte altre attivita’ che si possono praticare tutto l’anno e che non richiedono nessuna infrastruttura addizionale.

    Il Cervino, che dovrebbe essere considerato patrimonio dell’umanità, viene semplicemente usato come sfondo per gli impianti di risalita… e a rimetterci siamo tutti: camminatori, campeggiatori, alpinisti, scialpinisti, ciaspolatori ma anche sciatori e le future generazioni a cui imponiamo un paesaggio montano profondamente deturpato.

    1. parole sante! Solo sti 4 politici mummificati continuano imperterriti sulla stessa strada. Ormai sono fuori dal loro tempo massimo.

  3. non credo che sia poi cosi compatibile con le norme europee e che tutti i passaggi del caso siano stati portati a termine.

  4. E’ proprio il cambiamento climatico che dovrebbe far pensare ad ampliare un comprensorio che, visto il suo sviluppo in alta quota, sarà uno dei pochi a sopravvivere all’aumento delle temperature. Aggiungerei inoltre che il suddetto comprensorio sarà forse il più importante e bello del mondo e difficilmente imitabile. Per una regione (e una nazione) che di turismo vive non mi pare poco!!

    1. Alberto vedo che vai a sciare spesso. Siamo già in cima alle montagne!
      Il vallone delle cime bianche a parte che è a quota relativamente bassa non è sciabile perché pietroso ma soprattutto piatto !

      1. Aggiungo che non è certo cementificando le ultime vallate in alta montagna che valorizziamo il turismo che non è solo invernale, ma anche estivo.
        Inoltre cementificare certi ambienti ha effetto nefausto su flora e fauna.

  5. Distruggere quel che resta dell’ambiente montano valdostano, sprecando un sacco di denaro per darlo a quelche impresario fortunello senza neppure tener conto degli evvidenti cambiamenti climatici. Questa si che è politica lungimirante.

  6. Quanti soldini dietro quest’opera che alla Valle d’Aosta porterà poco e niente ma a qualche faccendiere sicuramente si. Ad ogni modo stiamo tranquilli in quanto gli onorevoli che ci stanno rappresentando hanno sicuramente partecipato al convegno “Mafie, corruzione e ruolo degli Enti locali”, organizzato dal Consiglio Valle l’anno scorso

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