La casa: un tema centrale in Valle d’Aosta, dove si contano più abitazioni che abitanti (138 000 le prime per una popolazione di circa 123 000 unità). Questa la premessa degli approfondimenti che del tema delle abitazioni hanno affrontato alcune delle questioni più attuali e urgenti — a partire dai due disegni di legge sulle locazioni turistiche e l’imposta di soggiorno in fase di discussione in Consiglio regionale — in occasione dell’incontro-dibattito “La casa e il turismo in Valle d’Aosta” organizzato dal gruppo consiliare Forza Italia il 3 aprile.
A dare il via ai lavori e moderare la serata è stato il Capogruppo di Forza Italia Pierluigi Marquis, che ha voluto salutare la coordinatrice regionale Emily Rini, “fresca della designazione da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri Meloni a presidente del Traforo Monte Bianco, delicato ruolo di cui sarà sicuramente all’altezza, in un momento difficile per la nostra Regione a livello infrastrutturale per i motivi che tutti ben conosciamo”. Sulla centralità del binomio casa-turismo in Valle d’Aosta, Marquis ha ricordato che “nel modello turistico valdostano la casa ha da sempre esercitato un grande ruolo di complementarietà dell’offerta turistica rispetto a quella alberghiera e para-alberghiera. Crediamo sia un tema che vada trattato a livello multidisciplinare e con uno sguardo globale, perché è caro a tutti i valdostani: tante case sono ancora da recuperare, altre sono lo sono già state e rappresentano sicuramente un grande elemento per l’economia turistica regionale”.
La fiorente storia delle seconde case in Valle d’Aosta
Un excursus storico da parte dell’economista e professore incaricato all’Università della Valle d’Aosta Massimo Lévêque ha fornito ai presenti alcuni dati numerici sul fenomeno delle seconde case in Valle d’Aosta. Due sono quelli che emergono: la crescita nel tempo delle abitazioni non occupate, che ad oggi sono oltre 78 000, e la diminuzione delle unità alberghiere, che dopo il boom turistico degli anni ’80, quando raggiungono le 549 unità, scendono a 488 nel 2010 e a 445 esercizi nel 2021. Il settore alberghiero in Valle d’Aosta ha conosciuto uno sviluppo molto più contenuto rispetto, ad esempio, a quello della provincia di Bolzano o dell’Alta Savoia: “Se si calcola il rapporto tra la capacità oraria delle stazioni sciistiche e i posti letto messi a disposizione dagli alberghi, si ottiene che solo il 10% degli sciatori sarebbe soddisfatto dal servizio di locazione alberghiera, mentre il restante 90% dovrebbe venire in Valle a sciare da pendolare”. Ne consegue che “le abitazioni ad affitto breve costituiscono per noi uno straordinario patrimonio a disposizione del turismo locale, per cui è strategico poter disporre di più letti caldi possibili rispetto ai tradizionali posti alberghieri. Il loro sviluppo va incentivato e non penalizzato, anche perché non sono in concorrenza con il settore alberghiero, non richiedono consumo di nuovo territorio, sono distribuite un po’ ovunque e quindi sfruttano anche la media montagna, possono essere promosse tramite i portali internet e rappresentano un’offerta flessibile in base alla variabilità della domanda durante l’anno”.
La seconda casa come occasione di lavoro, apporto all’economia del territorio e al gettito fiscale
Il Segretario di Confartigianato Valle d’Aosta Stefano Fracasso ha fornito, invece, alcuni numeri riguardo alle imprese che hanno un interesse diretto nel mondo degli immobili ad uso abitativo e alle ricadute immediate sull’economia valdostana derivante dall’utilizzo di questi ultimi. Le imprese collegate all’edilizia in Valle d’Aosta nel 2022 hanno infatti dato lavoro a circa 2500 persone e alle loro imposte, che contribuiscono al bilancio regionale per più di 1 miliardo di euro all’anno, si aggiungono l’IMU sulle seconde case e le imposte pagate sui consumi legati all’afflusso turistico. Fracasso ha quindi osservato che “l’economia non può essere vista con un occhio di parte, a maggior ragione l’economia valdostana, dove tutti possiamo tranquillamente ammettere che la prima industria è il turismo. Io penso che il 95% delle imprese viva direttamente o indirettamente di questo in Valle d’Aosta. Se non affrontiamo questo aspetto con una visione generale del benessere che può derivare alla popolazione valdostana dallo sfruttamento di tutte le potenzialità che abbiamo, rischiamo di cadere in particolarismi che non portano a nulla di buono”.
Dalla direttiva europea sulle case green ai disegni di legge sulle locazioni turistiche e l’imposta di soggiorno
Riuscire a rispettare la direttiva approvata dal Parlamento europeo il 14 marzo 2023, che impone la classe energetica E entro il 2030 e la classe energetica D entro il 2033 per gli edifici residenziali? “Follia pura” secondo il Segretario nazionale dell’Unione piccoli proprietari immobiliari e Presidente UPPI Valle d’Aosta Jean-Claude Mochet. “Il testo afferma che le case turistiche saranno esentate in parte dalla direttiva, ma visto il loro grande numero in Valle d’Aosta penso che toccherà anche loro in qualche modo. Il problema comunque è che il patrimonio immobiliare italiano è molto vetusto: il 74% degli immobili italiani è di categorie inferiori alla D ed è complicato pensare di poter ristrutturare 12 milioni di immobili in così poco tempo”. Molte le ricadute immaginate da Mochet sul settore immobiliare, dalla perdita di valore di alcuni edifici alla rilevanza della classe energetica nei costi degli immobili e nella concessione dei mutui. Il consiglio di Mochet è quello di “monitorare quello che è un fenomeno preoccupante, ma che potrà essere anche una grande opportunità per l’Italia, visto che saranno concesse molte risorse per finanziare la realizzazione. È vero che oggi è inapplicabile, ma bisogna guardare al futuro e iniziare a fare delle scelte coraggiose”.
Sui due disegni di legge, Mochet ha constatato che il testo del primo era già pronto da anni e che è stato riproposto nella sua versione non emendata, “con l’unica differenza che sono aumentate le sanzioni previste, complice anche l’inflazione”. Sugli adempimenti amministrativi previsti, Mochet ha dato l’allarme per il rischio di “creare eccessiva burocrazia in un mondo che è cambiato: il 68% dei proprietari di casa oggi ha un reddito inferiore a 26.000 euro. Bisogna stare attenti a non fare di tutta l’erba un fascio: un conto è l’attività organizzata ‘d’impresa’, un conto è la locazione occasionale di chi affitta magari solo per la notte di Capodanno”. Quanto all’imposta di soggiorno, poi, “per alcuni Comuni gli introiti sarebbero talmente bassi che costerebbe di più gestirli che incassarli”. Il suggerimento, in conclusione, è di “partire gradatamente: è un cambio di cultura che spaventa il piccolo proprietario. Il rischio è di perdere posti letto perché non tutti saranno capaci o disposti a rispettare questi adempimenti”.
“Quando c’è da essere invitati a pranzo non siamo invitati, quando ci chiedono di pagare il conto invece lo siamo per primi”
Da cofondatore Home Sharing Club Valle d’Aosta – Community Airbnb, Claudio Pica ha sottolineato l’importanza degli affitti brevi non solo per l’economia regionale, ma anche per la vita sociale e turistica dei tanti piccoli borghi valdostani. “Quando si parla di Valle d’Aosta è vero che la maggior parte dei turisti si concentra sul nostro capoluogo e su alcuni centri, ma la Valle d’Aosta è composta da tante piccole frazioni che sarebbero state dimenticate se qualcuno non avesse restaurato la casa del nonno”. Ora, però, “si chiede alla signora Mariuccia, che affitta l’appartamentino per arrotondare la pensione, degli adempimenti che magari non è in grado di rispettare senza incorrere in sanzioni e per cui è costretta a rivolgersi a chi gestisce professionalmente queste cose. Non sono contrario al disegno di legge, ma penso che possa e debba essere migliorato, anche perché è la brutta copia di quello del 2019. Penso ci debba essere piena collaborazione tra albergatori, operatori turistici e amministratori presenti sul territorio: dobbiamo remare tutti nella stessa direzione, con l’unico obiettivo di portare più turisti in Valle”.
L’intervento del Presidente di Adava Luigi Fosson
Ad infiammare il dibattito è stato l’intervento dal pubblico del Presidente dell’Associazione degli albergatori valdostani (Adava) Luigi Fosson, la cui presenza è stata apprezzata da Marquis. “Mi hanno sconsigliato di venire nella fossa dei leoni”, ha esordito Fosson, che poi ha però affermato di condividere le analisi esposte, con alcune differenze. “Ho vissuto gli anni in cui c’è stata l’esplosione delle seconde case in Valle d’Aosta e solo dopo ci siamo resi conto di quanto siamo stati sfortunati ad aver avuto questo fenomeno e non più alberghi. Oggi è abbastanza chiaro che non c’è contrapposizione di nessun tipo tra la locazione degli appartamenti e la situazione alberghiera. Siamo tutti nella stessa barca e dobbiamo remare nella stessa direzione, ma dobbiamo anche evitare di creare allarmismi. Questa legge, come tutte, è perfettibile, ma nella sostanza posso garantire che gli adempimenti burocratici non sono così complessi. L’unica differenza fondamentale è l’imposta di soggiorno, che quando è entrata in vigore nel mio Comune, Ayas, è servita per finanziare la navetta gratuita tutto l’anno. Dobbiamo puntare all’eccellenza: possiamo permetterci di far pagare di più perché con quei soldi si possono ottenere dei servizi in grado di aumentare davvero il livello”. Infine, Fosson ha fatto notare che è stata proprio la mancanza di statistiche sulle presenze delle locazioni turistiche ad aver fatto perdere alla Valle d’Aosta 7 milioni di fondo montagna: “È importante avere i numeri per capire quante persone hanno alloggiato, per fare programmazione e per non perdere soldi”.