L’energia come volano di un futuro possibile e sostenibile

Il tema è stato al centro giovedì scorso, 1° giugno, dell'ultimo appuntamento del secondo ciclo della rassegna The First Thursday.
The First Thursday Cerva Barbero Vignolini
Ambiente

Di energia e delle prospettive di un futuro possibile e sostenibile si è parlato giovedì scorso, 1° giugno, nell’ultimo appuntamento del secondo ciclo della rassegna The First Thursday.

Dall’inquinamento atmosferico alle risorse rinnovabili, dalle comunità energetiche
allo spopolamento delle zone montuose, dalla necessità di ridurre la nostra dipendenza da fonti fossili alle iniziative per favorire la coesione sociale e la creazione di comunità. Questo e altri argomenti sono stati al centro della giornata, iniziata con il Day book mattutino con protagonista Gianfranco Pacchioni, che, collegato in video con la moderazione di Fabiola Megna, ha presentato al pubblico riunitosi nell’auditorium della Cittadella dei giovani di Aosta il suo volume “W la CO2” edito da Il Mulino.

“Inizialmente non vi era sulla Terra alcuna traccia carbonio, elemento chimico diffuso assieme all’acqua dalla caduta dei meteoriti sulla superficie e dagli urti tra pianeti verificatisi nei primi anni di vita dell’universo – ha spiegato l’autore nonché chimico, ricercatore e membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei -. L’uomo stesso è composto da atomi di carbonio, senza i quali saremmo destinati all’estinzione e che dopo la morte si ritrasformeranno in anidride carbonica”.

A oggi le attività antropiche continuano a provocare netti aumenti nelle emissioni atmosferiche, soltanto in parte compensati dai nostri ecosistemi grazie all’assorbimento degli inquinanti parte del processo di fotosintesi. Secondo Pacchioni, “è quantomai urgente un cambio di mentalità che, entro i prossimi 40 anni, ci porti a una conversione da una forma di benessere orientata all’utilizzo dei combustibili fossili a una forma di benessere che passi attraverso l’energia rinnovabile”.

A supportare le riflessioni dell’autore è stata anche l’influencer Alice Pomiato, da tempo impegnata in azioni di divulgazione tramite social che, tramite un approccio sistemico che semplifica dati scientifici altrimenti complessi, promuove stili di vita sostenibili in ambito personale, alimentare, lavorativo e tecnologico. Se l’obiettivo dell’abbattimento delle emissioni regionali derivanti da combustibili fossili entro il 2040 annunciato da Marta Galvagno dell’Agenzia Arpa VdA potrà essere raggiunto soltanto diminuendo la produzione di rifiuti da parte del cittadino, la società EnVal spa ha ancora una volta voluto sottolineare il proprio impegno nel trattamento degli scarti.

“Dopo essere stato depurato di tutto ciò che può essere recuperato, dalla carta alla plastica, dal vetro all’organico, il materiale indifferenziato viene accatastato e, tramite una apposita rete di tubazioni e pozzi di captazione, utilizzato per la produzione di biogas – ha spiegato la vicedirettrice tecnica della società, Alma Rodriquens -. Ancorché essere rilasciate nell’atmosfera, tali emissioni vengono dunque raccolte, fatte confluire all’interno di un motore e trasformate nell’energia elettrica che alimenta l’intero stabilimento rendendolo autosufficiente”.

Il pomeriggio con The First Thursday è come consuetudine stato aperto dal benvenuto di Jean Frassy, direttore della Cittadella dei giovani, che ha voluto sottolineare “l’ottimo ritorno di questa esperienza, che ci ha permesso di approfondire argomenti di interesse culturale e occupazionale per i nostri ragazzi”; anche Fabio Morra, vicedirettore generale della Bcc valdostana main partner dell’evento, si è associato ai saluti plaudendo alla “qualità insita nella promozione del confronto tra le differenti esperienze dei relatori nazionali e internazionali che hanno partecipato agli incontri” ed evidenziando “il nostro impegno come banca di credito cooperativo del territorio nell’assistere quelle famiglie che sono il nutrimento della comunità nonché quei giovani che incarnano il nostro futuro”.

Dopo la proiezione del documentario “Vivere la montagna”, la giornata è immediatamente entrata nel vivo della sua tematica portante, le comunità energetiche rinnovabili, con una tavola rotonda dedicata. A dare il la alle discussioni è stato il case history di Gagliano Aterno, in provincia de L’Aquila, comune capofila abruzzese e tra i primi in Italia a convertirsi e vedersi riconoscere quale Cer. Parte del progetto dell’Università della Valle d’Aosta denominato “Montagne in movimento”, il paese si trova accomunato a molte realtà valdostane dal proprio impegno nella lotta a quello spopolamento che negli ultimi anni lo ha portato a perdere l’89% dei suoi abitanti.

“Il concetto di comunità energetica rinnovabile non può prescindere dal rapporto tra gli esseri umani e la natura che li ospita, con la quale esso collabora, della quale essa conosce le leggi con la quale egli è in grado di vivere in perfetta simbiosi – ha commentato Giuseppe Barbiero, docente di biologia ed ecopsicologia nonché direttore del centro di ricerca Green Leaf di UniVdA -. Nel 2007, per la prima volta nella storia dell’umanità, la popolazione residente in ambito rurale viene superata da quella residente in ambito urbano, dove anche nella nostra Penisola abita attualmente circa il 70% dei cittadini”.

Tale cambiamento di paradigma è, secondo lo studioso, all’origine della cosiddetta “solastalgia”, ovverosia il bisogno di recuperare il proprio contatto con l’ambiente attraverso la riscoperta fisica e psicologica del selvatico. Soprattutto tale nuova mentalità può rappresentare, dunque, una nuova spinta rivolta soprattutto alle nuove generazioni per contrastare quel fenomeno di abbandono dei piccoli paesi di montagna le cui conseguenze rischiano di ripercuotersi su elementi quali trasmissione della tradizione e conservazione del paesaggio.

“A oggi Gagliano Aterno prosegue nel suo intento di riattivazione di comunità, andando ad accrescere il numero dei propri abitanti sia grazie ai ricercatori ospitati temporaneamente dall’esterno sia grazie ai giovani che scelgono di stabilirsi definitivamente in loco – ha raccontato in collegamento a distanza Giulia Ferrante, attualmente coinvolta nel gruppo di ricerca e azione affiliato a UniVdA “Montagne in movimento” -. La costituzione della nostra Cer, che prosegue oramai da due anni, si è alimentata della creazione di un apposito sportello informativo per l’adesione ai bandi Pnrr oltre che di una serie di incontri e assemblee necessari a costruire un rapporto nuovo e diverso con l’energia”.

Nate da direttive europee poi recepite anche dall’Italia, le comunità energetiche rinnovabili possono essere istituite tra privati cittadini, associazioni, pubbliche amministrazioni e imprese che, facendo capo a una cabina primaria condivisa, generano tra di loro una connessione virtuale basata sullo scambio di energia proveniente da fonti rinnovabili.

“Esse di fatto cambiano il ruolo del cittadino trasformandolo in un soggetto attivo di transizione energetica e sviluppano nuovi comportamenti e nuove abitudini capaci di produrre valore ambientale e sociale per gli individui e le aree nelle quali essi operano – ha osservato Eleonora Cerva, ingegnere e open innovation di CVA spa -. Sono anni che studiamo tali realtà, suddividendo le aree locali, profilando potenziali utenti e massimizzando così l’autoconsumo apportato”.

Nonostante alcune amministrazioni in special modo di montagna e alcuni enti del terzo settore si siano dimostrati interessati a costituire alcune Cer, mancano al momento secondo gli esperti del settore decreti attuativi che vadano a definire gli incentivi dei quali essi possono beneficiare oltre che strutture giuridiche adeguate alle necessità e alla natura dei vari proponenti.

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