La soluzione non si trova. Le risposte – dice l’ex direttivo – latitano. Il Ministero del Lavoro ha le mani legati e non può fare ingerenze nel Terzo settore. Intanto, dopo anni di commissariamento – con cinque commissari in due anni – l’Aido nazionale ha deciso di chiudere definitivamente la sede di Aosta.
La questione parte da lontano, da fine settembre 2020. Ovvero, la riconferma di Paola Borgnino alla presidenza di Aido Valle d’Aosta, non ritenuta valida dalla Giunta nazionale dell’Associazione. Da qui, l’ombra – poi divenuta realtà a dicembre – del commissariamento.
Il motivo? La mancata formazione dei gruppi comunali Aido prevista dal nuovo Statuto nazionale, modificato proprio nel 2020. Con la richiesta avanzata dalla sezione valdostana di mantenere un unico gruppo regionale. Richiesta rispedita al mittente.
Nel frattempo, il 27 maggio 2021 arrivava ad Aido VdA il sostegno del Consiglio regionale, con una risoluzione con la quale il governo allora guidato da Erik Lavevaz si impegnava “a percorrere tutte le vie possibili per sostenere l’associazione, riaffermare il suo ruolo sociale e, soprattutto, per sospendere la scelta di commissariare l’Aido Valle d’Aosta”.
Sei mesi dopo, però, cominciavano a piovere le espulsioni – via lettera – ai soci del direttivo, con la restituzione dei testamenti olografi. Tra gli espulsi anche il presidente stesso del volontariato valdostano Claudio Latino.
I cinque commissari ed il fallimento del commissariamento
In una nota, l’ex direttivo di Aido Valle d’Aosta fa una cronistoria dei fatti più recenti: “Tra il 2021 e il 2022 si sono susseguiti cinque commissari. Durante questo periodo, sono stati organizzati incontri territoriali ai quali hanno partecipato, a rotazione, gli ex associati espulsi”.
Nel maggio 2023 c’è stato invece un incontro per la ricostruzione di Aido Valle d’Aosta: “In una riunione tenutasi a maggio, presso la sala Bcc dell’Arco di Augusto ad Aosta, a cui erano presenti, come in ogni riunione tenutasi sul territorio, solo gli associati dell’ex direttivo Aido Valle d’Aosta, il vicepresidente nazionale Scarola ha riconosciuto il fallimento dell’azione di commissariamento”.
Quindi, “dopo un confronto chiarificatore con i presenti ex Aido Valle d’Aosta” Scarola “ha proposto ai vecchi membri del direttivo di collaborare per essere reintegrati in Aido Nazionale. Una proposta – si legge ancora – accettata dai presenti per senso di responsabilità”.
Un “nuovo inizio” che partiva da un nuovo proposito: “Scarola aveva avanzato l’ipotesi di proporre, come azione successiva al reintegro, una deroga allo statuto nazionale per permettere la costituzione di un unico gruppo regionale Aido in Valle d’Aosta, come era stato prima della modifica dello statuto”, spiega ancora l’ex direttivo.
La situazione oggi
A questo punto, l’ex direttivo Aido VdA, il 10 maggio 2023 “come da richiesta di Scarola ha inviato una lettera tramite Pec per formalizzare la richiesta di reintegro”. Qui qualcosa si rompe: “Al momento attuale – ovvero a novembre 2023 –, l’ex direttivo Aido Valle d’Aosta non ha ricevuto alcuna risposta ufficiale alla lettera inviata”.
“Nonostante le difficoltà e le amarezze vissute in questi anni – si legge ancora –, rimaniamo fermamente convinti che il nostro impegno non debba tradursi in un silenzio sul tema della donazione di organi, che continuerà a essere la nostra primaria motivazione. Il nostro impegno, nonostante le sfide incontrate, rimane inalterato. Continueremo a lavorare per promuovere la cultura della donazione di organi e tessuti, mantenendo vivo il dialogo e l’informazione su questo tema fondamentale”.
La questione arriva in Parlamento
Intanto, la questione arriva a Roma. A portarla in Parlamento è il deputato Franco Manes: “Riteniamo che l’atteggiamento di Aido nazionale non possa che essere stigmatizzato perché non tiene conto di due cose fondamentali. La prima è che la Valle d’Aosta presenta un territorio articolato, con 74 comuni, una popolazione complessiva limitata e comuni con meno di 100 abitanti. La seconda è che il mondo del volontariato e dell’associazionismo in Valle d’Aosta è un’assoluta eccellenza e funziona bene in ogni settore. Non si capisce come mai la sede nazionale dell’Aido non ne possa tenere conto”.
Per questo si è rivolto direttamente alla ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone: “Confidiamo nella sua ben conosciuta sensibilità per addivenire, con la sua mediazione, ad una soluzione in tempi brevi”.
Calderone, per sua stessa ammissione, poco può. Però la volontà di “sciogliere il nodo” c’è: “La vicenda segnalata presenta profili di delicatezza che meritano un’adeguata attenzione – ha detto in replica –. Rappresento che il Ministero del Lavoro, nel rispetto delle competenze attribuite, è disponibile a collaborare e a confrontarsi con le strutture istituzionali interessate per sostenere l’operatività delle associazioni impegnate nel settore socio-sanitario che hanno come obiettivo il perseguimento di finalità altissime di solidarietà sociale”.
Con un però: il ministero – ha detto ancora Calderone – “non può adottare decisioni sugli enti del Terzo settore”.