“Esercitare con forza il proprio diritto di voto costituzionalmente previsto”. È questa l’indicazione emersa dalla discussione tutta interna al Direttivo confederale del Savt riguardo i referendum dei prossimi 8 e 9 giugno.
L’organo dirigente del Savt, si legge in una nota, “ritiene, infatti, fondamentale che i cittadini si rechino alle urne per esprimere democraticamente il proprio pensiero su tematiche che possono incidere direttamente sulle loro vite. In particolare, le lavoratrici e i lavoratori non devono perdere l’occasione di manifestare il proprio indirizzo su materie che possono avere riflessi diretti sulle condizioni del loro rapporto di Lavoro”.
Il Direttivo confederale, oltre alla “chiamata al voto” pura ha voluto anche “analizzare con attenzione i quesiti dei cinque referendum al fine di dare delle indicazioni di voto”.
“In merito ai primi due punti finalizzati al superamento del Jobs Act sulla tematica dei licenziamenti illegittimi – dice ancora il sindacato – l’indicazione è di votare in entrambi i casi ‘Sì’”. La motivazione? Il Savt spiega che “si ritiene che non sia opportuno che siano previsti paletti legislativi su possibili indennizi o reintegri quando ci si trova di fronte ad un licenziamento illegittimo. In queste situazioni vi deve essere la possibilità per le parti, ed eventualmente per un giudice, di potere esercitare il proprio ruolo senza limitazioni”.
Non solo: “Non regge più nemmeno l’alibi secondo il quale le aziende si vedrebbero obbligate ad un eventuale reintegro dopo diverso tempo a causa dei lunghi tempi della giustizia. Non deve essere il lavoratore a pagare lungaggini che non dipendono in nessun modo dalla sua volontà e sulle quali non si sta facendo nulla di concreto per ridurle”.
Convinto “Sì” anche sul punto 4, ovvero, spiega ancora il sindacato, “l’estensione sulla ditta appaltante delle responsabilità in caso di infortuni sul lavoro. Tutto quello che si può fare di concreto per aumentare la sicurezza sul lavoro non può che trovare la condivisione del Savt”.
Sui quesiti referendari 3 e 5, il Savt si richiama invece alla “libertà di scelta in base alla propria coscenza”. Il perché è presto detto: “Le motivazioni sono differenti. Sul quesito 5, che prevede che per poter presentare la domanda per ottenere la cittadinanza italiana si debba passare dall’attuale requisito di possedere 10 anni di residenza legale a 5, il Direttivo confederale del Savt ha ritenuto opportuno non esprimere un’indicazione in quanto non si tratta di una specifica materia di lavoro”.
Anche sul punto 3 “si è deciso di non dare un preciso indirizzo di voto – chiude il Savt –, in quanto non si ritiene che il quesito referendario possa essere realmente efficace nella lotta al precariato”.