Il Giro d’Italia e la Valle d’Aosta tornano a incontrarsi due anni dopo la “non tappa” di Borgofranco

Due anni fa, il 19 maggio del 2023, la nostra regione aspettò invano il transito dei corridori della corsa Rosa: per la pioggia buona parte della frazione che dal Canavese portava a Crans Montana fu neutralizzata. E le polemiche non si sono ancora sopite del tutto
L'assessore Giulio Grosjacques (di schiena) insieme al direttore del Giro d'Italia Mauro Vegni il 19 maggio 2023 a Borgofranco
Sport

Tra meno di un mese, esattamente venerdì 30 maggio, il Giro d’Italia tornerà in Valle d’Aosta a distanza di due anni dall’ultima volta. La tappa Biella – Champoluc riporterà nella nostra regione la corsa rosa, sperando che il penultimo arrivo in salita dell’edizione 2025 possa spazzare via le polemiche che negli ultimi ventiquattro mesi hanno accompagnato il nome della corsa di Rcs (e più spesso il ciclismo in generale) sul territorio valdostano.

Polemiche che corrono ancora oggi sui social, anche se il “fattaccio” del 19 maggio 2023 sembra essere stato superato dalle parti, ovvero la società editrice milanese che organizza il Giro d’Italia e l’Amministrazione regionale, che insieme ai Comuni di Ayas e Verrès ha organizzato la due giorni di grande ciclismo valdostana.

La pioggia di Borgofranco e il rimborso sportivo

Il tempo spesso e volentieri cancella i dissapori, e quel 19 maggio di due anni fa ce n’erano tanti. Pioveva a dirotto, su Borgofranco e su buona parte della Valle d’Aosta. La 13esima tappa del Giro d’Italia avrebbe dovuto prendere il via dal Comune canavesano, attraversare la nostra regione tramite le statali 26 e 27 e arrivare in Vallese attraverso il colle del Gran San Bernardo. L’ascesa ai 2.473 metri della “Cima Coppi” di quell’edizione della corsa rosa era già stata estromessa dal percorso qualche giorno prima, a causa delle valanghe che avrebbero impedito di portare i corridori verso Martigny in condizione di totale sicurezza.

Poi, però, saltò tutto. L’acquazzone si andò a sommare ai diversi problemi patiti dai corridori nelle prime due settimane di corsa, e il tutto esplose proprio a Borgofranco: musi lunghi per un clima non certo primaverile, ma anche per tante questioni (alloggiamento, trasferimenti e qualcuno sussurra pure il pagamento dei premi) che i team avevano dovuto affrontare nei giorni precedenti.

Di fatto, la goccia che fa traboccare il vaso. Insieme ai rappresentanti del sindacato dei corridori alcuni ciclisti incontrarono il direttore del Giro Mauro Vegni, chiedendo la neutralizzazione di una parte di gara invocando il “Protocollo Condizioni Meteo Estreme” redatto qualche tempo prima dalla Federazione Ciclistica Internazionale. Che ci fossero o meno le condizioni per chiedere di stralciare una parte del percorso è impossibile determinarlo. Il temporale di quella mattina finì e, con il senno di poi, probabilmente si sarebbe potuto correre la tappa all’asciutto.

Ma la decisione presa a Borgofranco fu diversa. Dopo un braccio di ferro – che si disse non essere stato neanche così vigoroso – Rcs decise di accontentare il gruppo: trasferimento da Borgofranco fino al parcheggio delle squadre, dove i ciclisti scesero di sella e salirono sui bus in direzine Vallese.

La tappa partì da Le Chable, a metà strada tra Verbier e Martigny: i tanti tifosi valdostani presenti a bordo strada assistettero alla sfilata veloce dei mezzi delle squadre diretti in fretta e furia verso la Svizzera.

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Einer Rubio trionfò a Crans Montana nella tappa “neutralizzata” sul territorio valdostana e partita da Le Chable

A poco servirono le scuse di Rcs arrivate all’assessore allo Sport Giulio Grosjacques, sceso in quel di Borgofranco per provare a “salvare il salvabile”: in quell’edizione la Regione Valle d’Aosta non era partner della corsa e, pertanto, non ha avuto troppa voce in capitolo.

Nelle immediatezze si parlò della richiesta di un “rimborso sportivo”, subito interpretato come la richiesta di una tappa in Valle d’Aosta l’anno successivo. Ma nel 2024 il Giro non toccò la nostra regione: partì da qui, invece, il Giro Next Gen, ovvero il Giro d’Italia Under 23 vinto da quello Jarno Vidar che un mese dopo si impose anche nel Giro della Valle d’Aosta.

L’ultima volta: Giulio Ciccone in fuga a Cogne

Giulio Ciccone vittorioso a Cogne nel 2022: lo scalatore della Lidl Trek è reduce dal secondo posto alla Liegi Bastogne Liegi della settimana scorsa
Giulio Ciccone vincitore a Cogne nel 2022: la settimana scorsa l’abruzzese ha chiuso al secondo posto la prestigiosa Liegi – Bastogne – Liegi

Per trovare l’ultima volta “reale” del Giro in Valle bisogna andare indietro di un altro anno ancora, ovvero il 2022. Era stata l’edizione di Jay Hindley, australiano semi sconosciuto capace di vincere la corsa in quel di Verona: è stata – per i valdostani – la tappa della fuga da lontano di Cogne, con l’assolo in Valnontey di quel Giulio Ciccone che potremo ritrovare protagonista il 30 maggio ad Ayas. L’abruzzese della Lidl Trek era un giovane di belle speranze tre anni fa, peraltro con un ottimo passato sulle strade rossonere (due volte maglia dello scalatore al Giro della Valle): oggi, soprattutto dopo il secondo posto all’ultima Liegi – Bastogne – Liegi alle spalle di Tadej Pogacar, Ciccone sembra destinato a dover puntare ad un podio delle generale che sembra finalmente nelle sue corde.

Cogne è stato l’ultimo assolo rosa valdostano, almeno finora. Ma prima di quell’arrivo c’erano stati tantissimi altri momenti di gloria per la Valle d’Aosta, protagonista da oltre settant’anni del ciclismo internazionale.

La prima volta ben settantatré anni fa

La scalata del colle del Piccolo San Bernardo durante la tappa Aosta - Courmayeur del Giro d'Italia 1959
I corridori del Giro d’Italia 1959 impegnati nella salita del Piccolo San Bernardo, ultima ascesa della tappa Aosta – Courmayeur vinta da Charly Gaul

Sfogliando l’album dei ricordi si arriva ad un nome, Pasquale Fornara: avrebbe compiuto cent’anni a marzo, il motorino di Borgomanero. E’ scomparso nel 1990, detiene ancora il record di vittorie al Tour de Suisse (4): soprattutto, è stato lui il 6 giugno del 1952 a vincere la prima tappa della corsa rosa arrivata in Valle d’Aosta, la Cuneo – Saint-Vincent. Ancora la cittadina termale al centro della scena 5 anni dopo, per la Genova – Saint-Vincent: primo il toscano Mario Baroni, la scena è tutta (suo malgrado) per Louison Bobet, che perde la maglia rosa a favore del connazionale Antonin Rolland: ad imporsi nella generale, in quel 1957, fu Gastone Nencini.

La Valle d’Aosta ci prende gusto: nel 1958 la Varese – Saint-Vincent è dello spagnolo Salvador Botella, maglia a punti in quella stessa stagione alla Vuelta. Nel 1959 i primi colpi per la classifica: il 5 giugno Alfredo Sabbadin vince la Torino – Saint-Vincent, il giorno dopo Charly Gaul si impone nella Aosta – Courmayeur strappando la maglia rosa a sua maestà Jacques Anquetil. Tappa epica, 296 chilometri, che prevedeva d’infilata Gran San Bernardo, Forclaz e Piccolo San Bernardo. Ciclismo d’altri tempi.

Si capisce, in quel 1958, che le montagne valdostane possono fare la differenza, e infatti due anni dopo si scala Breuil-Cervinia: il primo successo all’ombra della Gran Becca è di Addo Kazianka, che a dispetto del nome è nato e risiede a Cremona. Il padre di Addo è polacco, con Jean Stablinski (che però veste la maglia della nazionale francese): luogotenente di Anquetil, vince il giorno dopo la Saint-Vincent – Milano: è uno che vince poco e sa far vincere, soprattutto Anquetil. Si è tolto anche le sue soddisfazioni, come il Mondiale a Salò nel 1962.

Prima di quel Mondiale, il Giro torna in Valle: è l’anno del piemontese Franco Balmamion, a Saint-Vincent due arrivi consecutivi premiano Giuseppe Sartore prima e Alberto Assirelli poi. Nel 1963 sempre nella cittadina termale un nome noto sul trono: si tratta di Vito Taccone, scalatore abruzzese amato dai tifosi per il suo essere decisamente imprevedibile.

Poi bisogna aspettare il 1962, e non basta essere sulla linea d’arrivo (di Saint-Vincent) per capire chi vincerà: a transitarvi per primo è il lombardo Gianni Motta, che però sarà squalificato poco dopo. Indovinate chi è il secondo? Il Cannibale Eddy Merckx, che farà il bis nel 1970 vincendo il Giro e prima ancora la Comerio – Saint-Vincent: per la cronaca il giorno dopo Franco Bitossi si impone nella Saint-Vincent – Aosta. Il tris di Eddy arriva nel 1973, nella Ginevra – Aosta: corsa che transita nel tunnel del Bianco, il belga che saluta tutti sulla salita del col San Carlo (versante più semplice, quello di La Thuile).

Il Grand Départ del 1978

La Valle d’Aosta conta anche una partenza del Giro – una Grande Partenza, si direbbe ai giorni nostri – nel 1978: il prologo di due chilometri a Saint-Vincent è di Dietrich Thurau, il giorno dopo il belga Rik Van Linden vince la Saint-Vincent – Novi Ligure. Nel 1979 un’altra firma di grande spessore: a Saint-Vincent, dopo una tappa partita da Alessandria, metteva la sua ruota davanti a tutti sua maestà Roger De Vlaeminck, uno dei pochissimi corridori capaci di vincere tutte e 5 le classiche Monumento del ciclismo su strada. Per capirsi, a Pogacar in questo momento mancano Sanremo e Roubaix, che non sono proprio due corse banali.

Nel 1985 primo arrivo a Cogne, con la tappa partita da Saint-Vincent: primo l’americano Andrew Hampsten, mentre alla vigilia nella cittadina termale si era imposto (dopo la partenza da Domodossola) il campionissimo Francesco Moser. Nel 1987 Aosta e Saint-Vincent – sedi di partenza e arrivo dell’ultima tappa del Giro d’Italia – salutarono l’irlandese Stephen Roche, capace di imporsi sia nella generale che sui 32 chilometri del tracciato dell’ultima cronometro di quell’edizione. Il giorno prima, il 12 giugno, a Pila si era invece imposto il britannico Robert Millar.

Gli anni Novanta e il Duemila

Richard Carapaz in trionfo a Courmayeur: con il suo assolo al colle San Carlo l'ecuardoregno vinse l'edizione 2019 del Giro d'Italia
Richard Carapaz vinse a Courmayeur nel 2019: i secondi guadagnati in cima al colle San Carlo saranno decisivi per il suo successo in quell’edizione del Giro

A Pila si tornerà 5 anni dopo, ma sembra passato un secolo: è il 1992, siamo all’inizio dell’epopea di Miguel Indurain. Sopra Les Fleurs si impone Udo Bolds, uno dei leggendari gregari della Telekom. Il 1995 è l’anno di Tony Rominger, che prese la rosa alla seconda tappa per non lasciarla più, neanche a Gressoney-Saint-Jean (dove, per la cronaca, vinse il russo Serghey Usakov). Nel 1996 si torna ad Aosta e in volata non lascia scampo agli avversari il due volte Campione del Mondo Gianni Bugno.

Nel 1997, al pari del 1959, la Valle d’Aosta fa di nuovo la differenza per la generale: a Cervinia passa per primo il giovanissimo bergamasco Ivan Gotti, che strappa la rosa a Ivan Tonkov e la porterà fino a Milano.

Poi più niente fino al 2006, anno domini di Ivan Basso, che però si spaventa sulla discesa bagnata che dal San Carlo porta a La Thuile: ne approfitta Leonardo Piepoli, il trullo di Alberobello nel cui passato aleggiano però diversi problemi legati al doping.

Sei anni dopo si torna a Cervinia: vince per la prima volta al Giro un costaricense, Andrei Amador, e nel finale il canadese Ryder Hejsedal sprinta e ruba qualche secondo che sarà poi decisivo per vincere la corsa rosa davanti al talento di Joaquin “Purito” Rodriguez.

Nel 2015 la Valle d’Aosta è posta nel finale di corsa: Contador sembra già pronto a festeggiare a Milano, ma a Cervinia prima e al Sestrière poi Fabio Aru lo mise in seria difficoltà. Nel 2018 l’ultimo arrivo sotto alla Gran Becca, nel segno di Chris Froome: il keniano bianco aveva ipotecato il Giro il giorno prima a Bardonecchia (epica la sua fuga sul colle delle Finestre), a Cervinia si limitò a controllare i suoi avversari e fu così che Mikel Nieve ebbe l’occasione di conquistare uno dei suoi 3 successi di tappa al Giro d’Italia.

Un anno dopo Courmayeur, con la vittoria di Richard Carapaz, che sarà capace due anni più tardi di vincere l’Olimpiade di Tokyo. L’ecuadoriano è il più furbo sul San Carlo: il veterano Vincenzo Nibali e il novizio (allora) Primoz Roglic si guardano e lui va via verso il traguardo. I secondi guadagnati quel giorno non li recupererà più nessuno.

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