Riciclaggio al Casinò, l’au Buat: “Non esistono sistemi di controllo imperforabili”

Conversazione sui fatti degli ultimi giorni con l’amministratore unico della Casino de la Vallée, Rodolfo Buat. Dallo stupore per l’inchiesta, ai passi intrapresi verso i funzionari indagati, passando per i “porteurs” e i modelli di controllo.
IV Commissione Buat Rodolfo Casino ()
Società

66 anni, Rodolfo Buat è l’amministratore unico della Casino de la Vallée, la società che gestisce la casa da gioco di Saint-Vincent. E’ stato nominato quando l’azienda aveva imboccato il rettilineo d’uscita dal concordato che la ha interessata e oggi si trova a fronteggiare l’onda d’urto di un’inchiesta della Procura di Aosta che apre scenari tra i più delicati  per un manager del gioco d’azzardo.

Parliamo della possibilità di “ripulire” denaro di provenienza illecita grazie alla compiacenza (dietro compenso) di due funzionari ritenuti infedeli dagli inquirenti (sono indagati il direttore dell’ufficio cambio e fidi Augusto Chasseur Vaser e il direttore del marketing Cristiano Sblendorio). Un fantasma che aleggia storicamente sulle case da gioco italiane, sin dall’operazione San Martino del 1983, e che torna ora ad agitare il suo evanescente lenzuolo dinanzi ai vertici aziendali.

Partiamo dall’impatto che ha avuto sul Casinò l’emergere dell’inchiesta…

Certamente non ce lo aspettavamo, quindi è stato un impatto abbastanza importante. Anche perché, soprattutto nel momento in cui non si hanno gli esatti contorni della vicenda, naturalmente non si sa in che tipo di situazione ci si possa trovare. Poi, insomma, poco a poco, fra le cose che hanno scritto i giornali e le cose che sappiamo in via diretta, emerge una situazione certamente molto grave, ma circoscritta.

Parliamo di riciclaggio e corruzione che, per un’azienda come un casinò, dovrebbero essere le prime preoccupazioni e i primi obiettivi dei controlli. E’ possibile che figure chiave dell’azienda riescano a collocarsi del tutto esternamente a quel perimetro?

Probabilmente è possibile, perché, almeno da quello che dicono gli investigatori, è avvenuto. Poi, bisogna vedere. Ovviamente, c’è il beneficio della prova, come si dice…

Anche della non colpevolezza fino alla definitività di un giudizio…

Certo, alcuni elementi, alcuni illeciti, sono sempre possibili. Non esiste nessun sistema di controllo in grado di azzerare l’eventualità di una di una violazione. Tanto più nel momento in cui la violazione avviene su figure apicali, o comunque inserite in posizioni assolutamente rilevanti e strategiche, cioè posizioni che sono di assoluta fiducia. Quindi è del tutto evidente che questo aumenta ancora di più la sorpresa.

Quali passi ha intrapreso l’azienda nei confronti dei due funzionari indagati?

In questo momento esiste una condizione provvisoria, perché siamo di fronte a degli avvisi di garanzia, ad un’indagine in corso, senza disporre di informazioni esatte, perché non siamo parte in causa. E’ abbastanza evidente che, in questo tipo di circostanza, per un’esigenza di tutela dell’azienda, e poi tutto sommato anche degli stessi dipendenti, abbiamo suggerito il godimento delle ferie residue, in modo da cercare di capire, nelle prossime settimane, che cosa potrà succedere. C’è stata, quindi, una sospensione anche dalle loro funzioni. Per un periodo temporaneo saranno sostituiti (la responsabilità dell’area marketing, eventi e comunicazione è affidata a Massimo Raffaelli, con la collaborazione di Deborah Celant, mentre quella della cassa assegni e delle casse giochi lavorati a Paolo Siracusa, ndr.). C’è un’esigenza di relazione con i clienti, di relazione ambientale. L’azienda non può certamente rimanere indifferente e dare l’impressione che tutto ciò che avviene non la riguardi. Ci riguarda, altroché.

Il Casinò di Saint-Vincent
Il Casinò di Saint-Vincent

Da un punto di vista delle procedure, lei conferma la bontà del modello adottato fino ad oggi, soprattutto per quanto riguarda i controlli interni?

Sicuramente, il modello che noi abbiamo è un modello abbastanza assestato, provato. È il risultato di anni di esperienza e del supporto di consulenti autorevolissimi. E’ chiaro che gli elementi che emergono dalla lettura dei giornali, e che poi probabilmente saranno confermati nel momento in cui potremo avere una visione più precisa dei fatti, ci devono spingere ad un supplemento di indagine. Il discorso è: se è successo un fatto, quel fatto dobbiamo prenderlo come un elemento sul quale intervenire, affinché non si ripeta. Da questo punto di vista è certamente mia intenzione, abbastanza rapidamente, avviare, anche attraverso il supporto di professionisti esterni, una rilettura del nostro modello e, quasi sicuramente, intervenire su alcuni aspetti.

Nell’inchiesta, per quanto si è visto fino ad ora, emergono episodi con al centro importanti quantitativi di contante. C’è una circolazione di banconote ancora così significativa all’interno di una casa da gioco, nonostante le norme introdotte nel tempo?

Per noi non è tanto rilevante quanto contante ci sia, perché non è questo il tema. Il problema è la tracciabilità delle operazioni che vengono fatte sul contante. Non è tanto importante il fatto che ci siano stati dei clienti con una disponibilità di banconote. E’ il fatto, eventualmente, che le operazioni di cambio tra fiches e contante siano avvenute sopra le soglie consentite dalla legge (il tetto dei 5mila euro, ndr.).

Casinò

Premesso che vicende ed episodi contestati sono da chiarire in sede giudiziaria, lei non vede ricadute degli episodi contestati su versanti come la regolarità contabile delle vostre scritture?

La regolarità contabile non è in discussione. Non conoscendo esattamente i fatti, diventa difficile dare una risposta compiuta. Diciamo però che, leggendo i giornali, non risultano delle irregolarità contabili, semmai delle irregolarità sotto il profilo della normativa antiriciclaggio. Se io ti do dei soldi in cambio di fiches, alla fine l’operazione è sempre quella. Il problema è che invece di darti dei valori economici tracciabili, te li ho dati non tracciabili. Però, queste risorse entrano nel sistema di gestione delle operazioni di cassa del casinò e vengono automaticamente assorbite dalla contabilità generale. Da questo punto di vista, direi che non ci sono elementi particolari. C’è quel profilo che riguarda l’eventuale supervalutazione della capacità di gioco dei clienti per gonfiare le commissioni dei nostri segnalatori…

E’ un aspetto su cui l’inchiesta vede una contestazione specifica…

Ecco, lì siamo in presenza certamente di una regolarità contabile, perché se noi abbiamo ricevuto una fattura, e l’abbiamo pagata, quello è avvenuto. E’ ovvio che dietro questa vicenda si nasconde un tentativo, però, di truffa. Evidentemente, se abbiamo pagato di più il nostro segnalatore rispetto a quello che avrebbe meritato, c’è un indebito da recuperare, cosa che eventualmente faremo appena avremo elementi più precisi.

La sensazione restituita dalle indagini è che sull’aspetto dei “porteurs” il vertice della casa da gioco fosse già al lavoro…

Ci sono una serie di situazioni sulle quali abbiamo sentito l’esigenza, anche noi, di indagare, più con riguardo ad alcuni aspetti tipicamente aziendali, che non al profilo messo in evidenza dall’inchiesta. Per fare un esempio, se c’è una esposizione debitoria di un cliente, oltre un certo limite, arriva la necessità di fare un’indagine patrimoniale. Sicuramente ci siamo mossi su alcune di queste situazioni. Oppure, se esiste un comportamento di un determinato cliente che appare irrituale rispetto agli altri, viene immediatamente la necessità di intervenire. In qualche modo, è il riferimento a quell’intercettazione di cui hanno parlato i giornali (sull’inibizione all’ingresso di uno degli indagati, ndr.), Non posso dire che avessimo avuto il sentore del fatto che in azienda venissero commessi degli illeciti e di questa natura. Siamo, soprattutto in un ambiente come questo, attenti a valutare le situazioni, a capire con chi abbiamo a che fare. A cercare di interpretare anche dei segnali. In questo senso, sì, siamo sempre stati abbastanza attenti, anche su una serie di situazioni e di persone che sono state coinvolte nell’indagine.

Si parla, negli atti, di compensi ai segnalatori che avevano raggiunto entità anche di diverse centinaia di migliaia di euro al mese. Questo vi aveva acceso qualche spia sul cruscotto?

Questo, forse no. Teniamo conto che l’attività del segnalatore non è quella di portare piccoli clienti, ma grandi, con grande capacità di gioco, grande interesse al gioco. Da questo punto di vista è abbastanza normale riconoscere delle cifre importanti. Questo fa parte dell’attività commerciale che l’azienda svolge. Non è la misura di quanto viene pagato il segnalatore che fa la differenza, è l’analisi delle diverse situazioni. Ci possono essere delle situazioni che possono apparire incongrue, anomale. Diciamo che il processo di valutazione del cliente è, in azienda, un processo concertato. C’è più di una funzione che interviene per esprimere la propria valutazione ed è su questo che io, personalmente, ho sempre fatto affidamento. Sul fatto che, nella dialettica interna, alla fine emergesse sempre il verosimile. E’ chiaro che questa vicenda è andata a colpire questo tipo di idea, questo tipo di affidamento, perché comunque – dovendo pur sempre valutare esattamente che tipo di responsabilità ci siano e se ci siano – resta il fatto che queste due persone erano figure centrali nella valutazione del cliente.

Che risposta si è dato, al riguardo?

E’ evidente che bisogna pensare a delle soluzioni diverse, ad un allargamento, a identificare altre funzioni che possano contribuire, oppure avere una formalizzazione più accentuata rispetto a quello che viene deciso. In altre case da gioco, le fiches hanno un chip che consente il loro tracciamento fisico. Nel programma di investimenti che ho predisposto è previsto un cambiamento totale delle dotazioni. Certo, non un costo indifferente, perché vuol dire eliminare tutti i vecchi gettoni e introdurre i nuovi. E poi introdurre anche un sistema di gestione. Quando avremo un sistema di questo tipo – e sicuramente da questo punto di visita lo stimolo ad accelerare questo percorso è evidente dopo quest’indagine – ci saranno molti meno equivoci.

Con una dotazione del genere, la simulazione di una vincita – elemento restituito da più pagine dell’inchiesta – dovrebbe essere praticamente impossibile…

Certamente.

Slot Machine, sale gioco, azzardopatia

Perché proprio quell’aspetto della ricostruzione inquirente, quello della simulazione formale di una vincita, è forse il più difficile da ritenere plausibile dall’esterno, pensando a un casinò…

Il casinò è controllatissimo. Tutte le mattine ricevo una relazione su ciò che è avvenuto la sera prima, in cui ho quanto hanno vinto e quanto hanno perso i clienti, in tutti i giochi. Non è l’assenza, né la carenza, di controlli che genera un comportamento illecito. E’ il desiderio di acquisire un’utilità attraverso modalità non corrette, che lo genera. E lo genera in qualunque tipo di circostanza. Non esistono sistemi di controllo imperforabili, è un’illusione.

L’inchiesta deve ancora finire, poi ci saranno i vari passaggi previsti da un procedimento penale. Cosa farà il Casinò su questo versante?

Nel momento in cui dovesse partire un processo, ci costituiremo certamente parte civile. Su questo non v’è dubbio.

Non temete che, trattandosi di vostri dipendenti, ci possa essere una chiamata in causa dell’azienda per la responsabilità rispetto all’illecito ad essi contestato?

Questo può essere possibile, ma siamo estremamente tranquilli. Ciò che la legge dice è che laddove l’azienda ha introdotto i meccanismi di controllo, le procedure corrette atte a prevenire il reato, esclude la propria responsabilità. Riteniamo di essere esattamente in questa situazione. Cioè, se è avvenuto un comportamento illecito, è un comportamento che non dipende assolutamente da una carenza dei processi di controlli interni, ma da una palese infedeltà dell’individuo. Sempre, ovviamente, che venga accertata. L’impresa, in questo caso, è parte lesa: ha subito l’infedeltà eventuale dei propri dipendenti, ha subito il tentativo corruttivo dei nostri clienti, ha subito la truffa dei nostri segnalatori. Poi, per carità, se ci sarà una sede, qualunque essa sia, in cui ci venga chiesto di rendere conto, lo faremo molto volentieri.

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