Sono passati ormai 17 anni da quel 2007, quando il referendum propositivo sulla costruzione di un nuovo ospedale regionale non raggiunse il quorum. Tema che oggi – con l’inizio del cantiere di ampliamento ad est del vecchio “Parini” – torna al centro del dibattito pubblico e risolleva le due diverse visioni: quella che converge sull’ampliamento della struttura di viale Ginevra e chi invece vede in un nuovo nosocomio l’unica soluzione possibile.
Non una novità, ma anche un limite labile, perché l’ospedale – non tanto sull’ampliamento o su una nuova struttura – ha diviso anche la politica ben oltre le difformità ideologiche, anche all’interno degli stessi movimenti, come nel caso della spaccatura tutta interna al Progetto civico progressista, in Consiglio regionale, nel maggio 2021. Consiglio che, ad ogni modo, aveva deciso di puntare sull’ampliamento, cui sono seguite le dimissioni dell’allora assessora Chiara Minelli.
Tanti i tacconi fatti all’ex “Mauriziano” (come il “Triangolo” prefabbricato attivato in piena terza ondata Covid, superato ora dalla nuova Terapia intensiva), ultimato nel 1942 e gestito fino agli anni ’70 dallo stesso Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro che l’ha edificato. Una struttura che ha visto nei diversi decenni nuovi edifici sorgere attorno al corpo centrale nuovi adattamenti alle esigenze incombenti, nuove “lotte” contro uno spazio – una volta a ridosso della città, ora parte integrante del suo tessuto – via via più stretto.
Nel 2012 l’intesa tra Regione, Comune di Aosta e Azienda Usl è siglata. Ma se l’ampliamento sembrava cosa fatta, ci ha pensato il ritrovamento della tomba del “Guerriero celtico” del 2014 a far dire, ormai otto anni fa, che il progetto per la “nuova ala” sarebbe stato da ripensare in toto.
Ritrovamento clamoroso, in un’area storicamente utilizzata come luogo di culto, e che fa il paio con i tanti reperti, di epoche diverse, che lì giacciono: un ampio circolo di pietre (cromlech) da 27 cippi (ma si stimano fino a 138 monoliti ricostruendo il diametro completo sotto la città) risalente all’Età del Ferro, una necropoli protostorica e romana, due sarcofagi in piombo ritrovati nel 2018, un oratorio/chiesa medievale.
Un sito, dice la relazione del Comitato scientifico del 2016, “simmetrico all’altro grande sito di Saint-Martin-de-Corléans per posizione topografica e per sviluppo storico con la presenza di alcune evidenze analoghe, seppure specifiche dei due luoghi”. E quindi, proprio come l’Area megalitica, si direbbe, con un legame diretto con il sito di Sion, in Svizzera. Ovvero, la necropoli di Petit-Chasseur.
L’ampliamento e la parte archeologica
Il progetto di ampliamento ad est è stato quindi modificato proprio per tener conto dell’area degli scavi archeologici di piazza Caduti nei lager nazisti – che oltre al tumulo del guerriero custodisce secoli di storia, dalle stele al grande cerchio lapideo, raccolte nel complesso monumentale funerario –, nel tentativo di legare la tutela e la conservazione dei ritrovamenti. In chiaro, unire esigenze che sembrano lontane: un’area museale fruibile e le esigenze ospedaliere.
Negli aggiornamenti sull’andamento del progetto, che da qualche mese campeggiano in un apposito box di fronte al Parini, si legge che “Gli spazi realizzati consentiranno quindi la fruizione dell’area archeologica ed al contempo garantiranno il collegamento fra il nuovo parcheggio e la hall principale di accesso al complesso ospedaliero”.
Le (cinque?) fasi del progetto
Cinque le fasi del progetto complessivo, fatte le gare nel 2023. Al momento, sono state concluse le fasi 1 e 2 dei lavori. La prima prevedeva la realizzazione del sottopasso sotto via Roma. La fase 2 prevedeva invece lo scavo archeologico nell’area dove verrà realizzato il nuovo corpo ospedaliero, ad est dell’attuale.
Più articolata la fase 3, che vede ad oggi conclusi due lotti sui quattro previsti: ovvero il collegamento a nord, sotto viale Ginevra, ed il rilievo delle testimonianze archeologiche; e lo scavo archeologico del fronte nord dell’area di ampliamento ad est del complesso.
Attualmente, ha preso il via il terzo lotto della fase tre, o meglio la realizzazione del complesso “G3” delle centrali tecnologiche. Il quarto lotto prevede invece diversi interventi: i lavori di scavo archeologico nell’area della chiesa medievale (in fase di conclusione), gli scavi archeologici funzionali alle opere di fondazione dell’ampliamento (l’appalto è in corso) e la realizzazione dei blocchi di ampliamento principali. Ovvero, i famosi corpi K (l’ospedale per acuti) ed L (la cosiddetta hospital street su viale Ginevra), il cui progetto esecutivo è in corso di validazione.
Ancora nebulose le fasi 4 e 5, che da progetto prevedono le “successive fasi di ristrutturazione del complesso ospedaliero esistente”, ovvero i lavori sull’attuale Parini. La fase 5 prevede anche la demolizione del corpo D (infetti e camera mortuaria) e realizzazione nell’area di nuovi spazi per servizi di logistica e merci, ma anche la collocazione del laboratorio analisi, della morgue e dell’anatomia patologica nel corpo C, che ospiterà temporaneamente i servizi sanitari delle zone da ristrutturare.
La struttura storica verrebbe convertita in un ospedale H12, quindi con ambulatori, day hospital e day surgery – anche per limitare la dispersione termica – al quale si aggiungerebbe un terzo polo “per la mamma e per il bambino” che svuoterebbe, de facto, il Beauregard. Il nuovo corpo ad est sarebbe invece l’ospedale H24, una struttura ex novo dedicata agli acuti.
L’accesso per i veicoli al Pronto soccorso avverrà direttamente da via Roma, mentre le autoambulanze potranno stazionare al coperto e uscire in strada su via Guedoz. La concezione complessiva del polo ospedaliero – dicono dalla Regione – “consente di attuare, in caso di necessità particolari (come le epidemie) tutte le separazioni funzionali necessarie a filtrare gli accessi, separare i percorsi e gli spazi sanitari”.
Questo perché “l’organizzazione funzionale degli spazi di degenza non ricalca il tradizionale schema di suddivisione ‘in reparti’”, con i posti disponibili per pazienti con esigenze patologiche diverse per “ottimizzare i posti di degenza disponibili rispetto la carenza periodica od occasionale di posti letto in alcuni reparti”.
Tra la struttura costruita ex novo ed il vecchio Mauriziano è previsto il corpo L, la cosiddetta hospital street, ovvero la riconversione di viale Ginevra. Il progetto prevede tre livelli: uno sotterraneo che assicuri il collegamento funzionale (per il personale, le funzioni sanitarie e gli impianti) tra i due edifici; uno intermedio, seminterrato, che sarà utilizzato come hall principale dell’intero complesso ospedaliero; mentre l’ultimo livello, sopraelevato, ospiterà una sala conferenze, servizi di ristoro e altro non meglio specificato.
L’attuale “Parini” e futuro H12 verrà ristrutturato e vedrà nuove costruzioni realizzate – sempre da progetto – solo una volta chiusi i lavori per l’ospedale per acuti. L’ex Mauriziano ospiterà il Materno infantile, il Day hospital, ambulatori, la Psichiatria (oggi all’ex Maternità), l’Unità di diagnostica e la Morgue. È previsto anche un parcheggio interrato, accessibile da via Saint-Martin-de-Corléans, sotto l’unità Materno-infantile.
Cinque fasi, ha detto in Consiglio Valle l’assessore alla Sanità Carlo Marzi, “tutte necessarie”. A nostri microfoni ha detto di più: “Ciò che compete a chi deve dare risposte alla comunità è andare avanti. E noi questo stiamo facendo. Dopo aver adeguato i costi nella primavera 2023 con 60 milioni di euro, come tutti hanno fatto per tutte le opere pubbliche, l’obiettivo è andare avanti e garantire nel minor tempo possibile Conferenza di servizi con l’approvazione del progetto definitivo, il progetto esecutivo, già arrivato e in corso di validazione, e poi la gara. La Valle d’Aosta ha bisogno di un nuovo ospedale adeguato ai tempi e nel minor tempo possibile”.
I posti letto
Il Parini, attualmente, conta 424 posti letto. Per la nuova struttura per acuzie (l’ospedale H24), da fonti regionali si parlava prima di 300 posti letto, poi diventati circa 450.
Numeri diventati poi più definiti e forse definitivi, dato che oggi – questione ribadita dai vertici Siv nel Consiglio comunale straordinario di Aosta dello scorso 4 dicembre – il progetto complessivo (quindi di tutto il polo ospedaliero) prevede 499 posti letto complessivi (407 ordinari, 47 diurni e 45 tecnici), nove sale operatorie, 112 sale ambulatoriali, 18 posti di terapia intensiva, due dei quali al Pronto soccorso.
A questo si aggiungono 15 posti letto di Psichiatria – uno dei quali diurno –, otto sale di Day surgery nel corpo H12 (ovvero il “vecchio” edificio) e 959 posti auto suddivise tra l’attuale parcheggio est ed il nuovo ad ovest, ma anche 30 posti ordinari nella sezione materno/infantile, e due diurni, quattro posti in Neonatologia, 10 posti tecnici di nido, quattro sale parto e una sala chirurgica (tutti nel vecchio “Parini”).
Costi e tempi
Ad oggi, per il periodo 2010-2020 i costi sostenuti sono pari a 15 milioni 018mila 600 euro, 7 milioni 016mila 800 per i lavori e le forniture – che comprendono anche i 2 milioni 188mila 600 euro per lo scavo archeologicamente assistito – e 7 milioni 746mila 300 euro per i servizi tecnici.
Per il triennio 2021-2023 sono state prenotate risorse di 1,85 milioni di euro dal bilancio regionale (2021), 46,5 milioni complessivi da “Spese su fondi assegnati dallo Stato” (2022) e – dagli stessi fondi – 20 milioni per il (2023).
– 150 milioni il costo complessivo, lievitati ora a 186 –
Per il triennio 2024-2026, invece, sono previsti stanziamenti di 20 milioni sia per il 2024, sia per il 2025, 5 milioni nel 2024 che diventano 6 milioni per il 2025 ed il 2026.
Il costo complessivo dell’intervento di ampliamento e ristrutturazione previsto era di 150 milioni di euro, con 106 milioni 700mila euro già stanziati nel 2019 per l’ampliamento, nel periodo 2020/25. Prezzo già lievitato però a 186 milioni, come emerge dall’ultimo rendiconto di bilancio della Regione.
Il trasferimento dei pazienti e delle attrezzature dall’ex Mauriziano al nuovo ospedale H24 è previsto invece per il 2026, con il completamento dell’intero progetto, come detto, nel 2030.
L’ipotesi del nuovo ospedale fuori città
Un nuovo ospedale, lontano dal tessuto cittadino, è la soluzione individuata invece dal Comitato Vallée Santé, che già nel 2020 aveva messo sul tavolo la sua proposta.
Il “Progetto Salute 2030” – sottoscritto in petizione da quasi 900 persone – ipotizza una nuova struttura ospedaliera da realizzare a Saint-Christophe, nell’area verde dietro il magazzino-rivendita di Fontina, su un terreno di proprietà comunale.
Zona che, dicevano i promotori, avrebbe diversi vantaggi: un facile accesso con l’auto o con altro mezzo, un’ampia area da adibire a parcheggio (gratuito) e la possibilità di prevedere l’accesso tramite elisoccorso.
L’esempio arriva da altre località in cui sono stati edificati nuovi ospedali come il Centre Hospitalier Alpes Léman di Annemasse, costato 146 milioni di euro, o, ancora, quello di Garbagnate Milanese il cui costo complessivo è stato di 151 milioni di euro.
Una nuova struttura dalla vita minima di trent’anni che – stando ai promotori – nell’area ex Parini sarebbe difficile ipotizzare. Un ospedale votato alla “centralità del paziente”, flessibile e modulare per adattarsi alle nuove esigenze. A questo si lega il “filtro” di altre “strutture intermedie a bassa intensità di cura tra l’ospedale e il territorio”.
In questo caso, i costi stimati dal comitato si aggirerebbero attorno ai 150 milioni di euro (e dieci anni circa di lavori).
Oggi, con l’annuncio dell’avvio dei lavori di ampliamento da parte della Regione – con la realizzazione, per 4,2 milioni di euro, delle centrali tecnologiche, cosa resta della possibilità di un ospedale ex novo e fuori dal centro cittadino?
Per il comitato – che ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica, alla Corte dei conti e all’Autorità nazionale anticorruzione per “accertare eventuali responsabilità contabili” – il “dado” non è ancora tratto. C’è ancora tempo per tornare indietro, per fermare “un progetto che parte già vecchio e su cui, tra qualche anno, bisognerà intervenire”.
Ma è troppo tardi per fermare l’ampliamento? “L’esposto ci permetterà di capire. Se abbiamo qualche ragione – ha aggiunto – ci si può fermare ed è ancora il momento. Non ci sono ancora opere dalle quali non si può tornare indietro. Se abbiamo torto, l’Amministrazione regionale potrà proseguire spedita per la strada tracciata”.
La lezione del Covid
Le due visioni, nella loro diversità, avevano un punto in comune: nascevano infatti entrambi in “tempi di pace”, ignari dell’arrivo della pandemia che ha stravolto il Sistema sanitario regionale, italiano, europeo e mondiale. Elemento che oggi non può essere ignorato.
Per il Parini, durante i lavori della III e della V Commissione consiliare in Regione del 2021, era emerso che la possibilità di creare i tre poli permetterà di poter utilizzare la parte esistente del vecchio ospedale – che diventerà H12 e senza acuti – in caso di pandemia, lasciando in questo modo libero di funzionare l’ospedale H24 senza promiscuità con eventuali malati contagianti. Di fatto, creando due percorsi separati alla fonte che non si incontrano.
Chi spingeva per una nuova struttura, invece, contestava il fatto che le criticità emerse durante la pandemia siano in realtà annose, ma anche figlie di un modello sanitario considerato troppo “ospedalecentrico”.
Il “Progetto Salute 2030” proponeva – e propone –, infatti, una riorganizzazione della sanità facendo sistema tra ospedale e territorio, potenziando l’attività domiciliare, Usca e gli infermieri di prossimità.