Gli allevatori denunciano: “Investiamo tempo e lavoro ma i prezzi del latte sono troppo bassi”

Durante l’assemblea Arev di oggi, giovedì 4 maggio, i produttori valdostani hanno lamentato ulteriori problematiche quali l’eccessiva burocratizzazione e i danneggiamenti subiti dai predatori.
Assemblea Arev
Ambiente

È stato l’annuncio dell’assessore regionale Agricoltura e risorse naturali, Marco Carrel, dell’introduzione di un nuovo disciplinare dedicato alla Fontina a innescare le polemiche relative al prezzo di acquisto del latte di filiera dagli allevatori locali. In conclusione all’assemblea ordinaria dei soci Arev di oggi, giovedì 4 maggio, i produttori valdostani hanno lamentato che le cifre guadagnate per il conferimento della materia prima del formaggio di punta della Valle d’Aosta risultano irrisorie rispetto al lavoro e alla manodopera quotidianamente investiti.

“Il sistema valdostano si basa sulle cooperative e ciò è sempre stato un punto di forza che sino a questo momento ha regalato ampio benessere alle aziende – ha rammentato il presidente di Arev, Omar Tonino -. In tutta l’Italia tranne che in Valle d’Aosta il prezzo del latte sta scendendo ancora, ma purtroppo al momento non abbiamo risposte immediate per venire incontro ai produttori”.

Secondo le istituzioni, alzare il costo della sola Fontina sarebbe insufficiente se lo stesso non accade con quello del latte, il cui incremento potrebbe far ricadere importanti benefici su cooperative e aziende rendendo sostenibile un sistema sano basandolo su entrate certe.

“La commercializzazione del latte rappresenta la fetta economica principale dell’80% delle aziende valdostane prive di alpeggi, perciò l’Arev ha il dovere di confrontarsi costantemente con il Consorzio Fontina dando voce a tutte quante – ha constatato il vicepresidente di Arev, Jean Paul Jadel -. Per quanto riguarda il mercato della carne, esso ha sicuramente potenzialità enormi però senza fare sistema o unire l’intera filiera, non siamo attualmente capaci di soddisfare le richieste degli acquirenti nei vari mesi dell’anno”.

Le difficoltà del settore

A emergere durante l’assemblea ordinaria dei soci Arev sono state anche alcune problematiche legate all’attività quotidiana dei professionisti, tra cui a farla da padrona è l’eccessiva e complessa burocratizzazione.

“Roma spesse volte non comprende le esigenze dell’agricoltura eroica della Valle d’Aosta, perciò sarebbe necessario imboccare una direzione che tenga conto dei bisogni specifici della nostra regione – ha commentato l’Assessore Carrel -. Stiamo lavorando come Giunta per garantire iter snelli e più efficienti, tuttavia per poter beneficiare dei 92 milioni di finanziamento derivanti dal Csr dobbiamo attenerci alle normative che Ministero e Bruxelles ci impongono”.

La discussione è poi virata sull’attuale questione legata agli animali predatori, i cui danni provocati al bestiame sono a oggi soggetti soltanto a un rimborso cosiddetto de minimis e non totale.

“Stiamo valutando di proporre in Commissione europea la possibilità di beneficiare di un’esenzione totale sia per l’installazione di misure di tutela sia per le perdite, ma è bene ricordare che secondo la normativa è possibile ottenere un risarcimento completo soltanto se sono state adottate tutte precauzioni necessarie alla prevenzione – ha proseguito Carrel -. Il più delle volte questo richiede azioni inapplicabili al territorio valdostano, perciò potremmo intervenire soltanto se i paletti imposti a livello europeo si adatteranno alla realtà agricola della regione senza rischiare di danneggiare le aziende”.

Arev
L’assemblea Arev

Il 2022 secondo Arev

Negli ultimi 5 anni, stando alle stime effettuate da Arev, in Valle d’Aosta è stata registrata una riduzione di nuove nascite e trattamento di bovini pari al -5%; nel 2022, le bovine di razza allevate nella regione sono state circa 31 mila, accanto alle poche migliaia di bovine non di razza.

“La produzione di latte trasformato è calata a 43 milioni di litri sia a causa della diminuzione delle vacche provocata dalla macellazione intensiva dell’autunno sia a causa dei cambiamenti climatici – è stato spiegato durante la seduta odierna -. Ciò ha portato a un decremento nella produzione della Fontina pari al -4% per le forme classiche e pari al -10% per le forme marchiate, per un totale di circa 378 mila forme contro le oltre 400 mila degli anni passati”.

Secondo quanto riportato dalle analisi Ismea, la spesa per i mangimi è aumentata del +40% e quella per l’energia del +50%; tuttavia, diversamente da altre regioni italiane, la Valle d’Aosta ha risentito in maniera inferiore di ripercussioni sui prezzi del latte, aumentati da 65 euro al quintale a 75 euro al quintale (+15%).

“Il costo delle vacche è cresciuto del +9% a fronte di una diminuzione del patrimonio bovino, macellato per un totale di 4.500 unità spedite per larga parte in Polonia (ndr, 3.100) e per il restante tra Slovenia e Italia (ndr, 1.400) – si è proseguito nel corso dell’assemblea, insistendo sulla necessità di un utilizzo più intensivo dei vitelli da parte della filiera, per esempio provvedendo all’ingrassamento fuori regione oppure creando incroci interessanti per il mercato direttamente sul territorio -. L’anno passato abbiamo inoltre macellato 500 vacche a fine vita e 2.700 tra vitelloni e bovini adulti venduti nella regione”.

Parte dell’attività Arev del primo trimestre del 2024 ha coinciso anche con la gestione degli smaltimenti, quest’anno allargata alla raccolta dei rifiuti speciali e dei rifiuti pericolosi delle aziende agricole nonché con l’assistenza amministrativa e per l’ottenimento di certificazioni aderenti al Prs nazionale.

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