In Valle d’Aosta, i ghiacciai potenzialmente interferenti con i fondovalle antropizzati, e pertanto in ambiti potenzialmente gestibili con misure di protezione civile, sono tra i più monitorati al mondo. A spiegarlo in una nota è l’Assessore regionale alle Opere pubbliche Carlo Marzi.
“È strategica la scelta delle misure di monitoraggio messe in atto dal 2012 dalla Regione Valle d’Aosta e gestite operativamente dalla Fondazione Montagna sicura nell’ambito del “Piano di monitoraggio dei rischi glaciali sul territorio valdostano dove le incidenze con le aree abitate e le infrastrutture sono evidenti” – spiega Marzi – su questo piano la nostra Regione, con l’ausilio di tutti le parti coinvolte – dalle strutture regionali, ad Arpa VdA, a Fondazione Montagna Sicura, alle Guide Alpine valdostane fino al nostro soccorso alpino e ai nostri Comuni – si è dovuta porre come pioniera di un percorso di presa in carico dei rischi di origine glaciale, costituendo un vero e proprio Laboratorio scientifico che riunisce Enti di ricerca ed Università di eccellenza nell’ambito del monitoraggio glaciologico”.
Nei giorni scorsi la nostra regione aveva manifestato la disponibilità ai Colleghi di Meteotrentino, Struttura della Provincia Autonoma di Trento che si occupa del monitoraggio dei Ghiacciai della Provincia, così come ai Colleghi dell’Arpa Veneto, sezione di Arabba.
Le Strutture tecniche regionali del Dipartimento Territorio, con il supporto tecnico dell’Ente operativo in materia di rischi glaciali Fondazione Montagna sicura – alla luce dell’impegno profuso già dal 2012 nell’ambito del Piano regionale di monitoraggio dei rischi glaciali – hanno raccolto alcune prime informazioni preliminari sull’evento della Marmolada. “Tuttavia, l’analisi di un evento così complesso richiederà necessariamente ulteriori approfondimenti scientifici a livello nazionale”.
Il legame tra il cambiamento climatico e i Ghiacciai è da trovarsi in molteplici aspetti: l’aumento delle temperature medie annue (variazione pluriennale) sta causando, a partire dagli anni 80 del secolo scorso, una forte contrazione di tutti i ghiacciai alpini, che possono trovarsi in condizioni di instabilità mai registrate prima; la maggiore presenza di acqua o l’esposizione delle fronti glaciali a ripidi pendii precedentemente coperti da ghiaccio sono due esempi di possibili cause di instabilità dei corpi glaciali; la grande siccità invernale e le alte temperature primaverili registrate quest’anno (variabilità annuale) si sono sommate alle mutazioni di lungo periodo, influenzando profondamente gli ambienti di alta montagna, dove ad oggi si registrano tra i più severi impatti del cambiamento climatico. Con le tecnologie attualmente utilizzabili è praticamente però impossibile individuare precocemente i rischi glaciali legati agli accumuli idrici subglaciali o intraglaciali.
“Siamo a disposizione – prosegue l’Assessore Marzi – per condividere un supporto scientifico e porre a fattor comune esperienze, studi pregressi e valutazioni di prospettiva resisi necessari dalla particolarità e complessità di un territorio come quello valdostano che si sviluppa per oltre la metà della sua superficie al di sopra dei 2.000 metri sul livello marino”.