Le cause sono state diverse. Soprattutto un inverno – lo scorso, a cavallo tra il 2022 ed il 2023 – caratterizzato dalla scarsità di precipitazioni, soprattutto nella prima parte della stagione.
Fatto sta che, spiega Arpa Valle d’Aosta presentando i rilievi glaciologici di quest’anno, “nonostante le nevicate ricevute in extremis, il quadro complessivo dello stato di salute dei ghiacciai valdostani rimane comunque allarmante, con scarse precipitazioni invernali e stagioni di intensa e prolungata fusione”.
Nel dettaglio, il bilancio di massa al termine dell’anno idrologico 2023 dice che “oltre alla riduzione della massa glaciale e l’arretramento delle fronti, prosegue la frammentazione degli apparati, l’emersione di isole rocciose più o meno ampie e l’aumento della copertura detritica che aggraveranno ulteriormente le dinamiche di fusione future”.
Due i ghiacciai monitorati, in particolare, per definire il bilancio di massa 2023, ovvero quelli del Timorion, in Valsavarenche, e del Rutor a La Thuile. Con analisi rispettivamente condotte l’8 maggio ed il 23 settembre per il primo ed il 23 maggio, l’8 ed il 27 settembre per il secondo.
Il ghiacciaio di Timorion
Il bilancio di massa complessivo, dato dalla differenza tra la massa accumulata con le precipitazioni nevose invernali e primaverili e la massa persa per la fusione di neve e ghiaccio – la cosiddetta ablazione – nella stagione estiva, risulta ancora fortemente negativo in linea con il trend attualmente registrato su tutto l’arco alpino.
I valori registrati nell’ultimo anno, “pur non essendo gravosi come quello del precedente – dice Arpa nel suo report –, e rispetto ai valori medi degli ultimi 22 anni, “evidenziano un accumulo invernale più basso della media della serie e un tasso di fusione superiore”.
Ciò testimonia, prosegue l’Agenzia per la protezione dell’ambiente, “il grave stato di sofferenza dei ghiacciai valdostani posti alle quote intermedie e caratterizzati da bacini di accumulo di estensione limitata, che a stento riescono a sopravvivere al costante aumento delle temperature stagionali.
Il ghiacciaio del Rutor
Anche sul Rutor il bilancio di massa complessivo risulta ancora negativo, il quarto peggiore della serie temporale, in linea con il trend che si registra su tutto l’arco alpino. Ma la situazione che lo riguarda – dice Arpa – è meno critica rispetto a quella del Timorion.
Il ghiacciaio del Rutor, infatti, considerata la posizione di confine e la prossimità alla Francia, ha beneficiato maggiormente degli apporti delle perturbazioni atlantiche che attraversando le pianure francesi e che arrivano fino alla cresta di confine con l’Italia.
Per questo, gli accumuli misurati da Arpa risultano maggiori rispetto a quelli dei settori più interni della nostra regione, e hanno in parte compensato tassi di fusione molto elevati dovuti alle alte temperature registrate in periodi normalmente meno gravosi per i ghiacciai.
Le attività di monitoraggio del ghiacciaio del Rutor hanno visto la collaborazione con il GlacierLab del Politecnico di Torino, in particolare per le attività di misura degli accumuli nevosi tramite tecnica GPR e per l’elaborazione delle immagini da aerofotogrammetria aerea, acquisite in data 8 settembre 2023.