Nell’acquedotto del comprensorio di Plan Chécrouit l’arsenico ha superato i limiti di legge

Un'ordinanza da Courmayeur spiega che l’acqua fornita dall’acquedotto al comprensorio di Plan Chécrouit "risulta non potabile”. Nessun disagio per gli abitanti né altri problemi sul resto del territorio. Il limite per l'arsenico è di 0 µg/l mentre i rilievi nel comprensorio hanno fatto segnare 11,7 µg/l.
Rubinetto - acqua - acqua potabile - acquedotto
Ambiente

Un’ordinanza del Comune di Courmayeur – firmata dal vicesindaco Federico Perrin – spiega che “l’acqua fornita dall’acquedotto comunale al comprensorio di Plan Chécrouit risulta non potabile”, dopo che è stato rilevato un “superamento del limite relativo all’arsenico”. Problema circoscritto, dal momento che – si legge nel provvedimento – “per tutto il resto del territorio comunale, compreso il comprensorio della Val Vény, tale problematica non sussiste”.

Nel dettaglio, in base alle ultime analisi disponibili dell’acqua ad uso potabile “risulta, al punto di distribuzione dipendente dalla sorgente Zermignes Forte Rey, un superamento del parametro relativo all’Arsenico di 11,7 µg/l (microgrammi per litro, ndr.) presso la sorgente Plan Chécrouit e 12,6 µg/l presso la vasca della sorgente”. Quindi, non conforme alla normativa, che fissa il limite a 10 µg/l.

Nessun disagio per gli abitanti, diverso invece per le attività commerciali e per gli sciatori sulle piste di Plan Chécrouit, “nell’attesa di ulteriori verifiche” da parte del Comune, che specifica: “Non sono interessati dall’ordinanza gli immobili e le attività di Maison Vieille, Corba, Pra Neyron, in quanto servite dall’acquedotto della Val Vény”, mentre il provvedimento “è invece vigente per l’area di Plan Chécrouit (Chiecco, compreso), Altiporto/Colle, Lavenchon”.

Nell’ordinanza si legge ancora che “nell’attesa di ulteriori analisi di conferma, in ragione del basso livello di inquinamento, è consentito transitoriamente l’impiego (dell’acqua, ndr.) per il lavaggio, la preparazione, produzione, trattamento degli alimenti”, mentre dal Comune si consiglia di “evitare di irrigare gli orti con l’acqua dell’acquedotto e di “valutare l’installazione di filtri agli impianti privati”.

Intanto, “l’amministrazione comunale procederà a ricercare e perseguire soluzioni di approvvigionamento alternative e, nel frattempo, a richiedere, attraverso gli enti regionali competenti, apposita deroga temporanea”.

Mentre si cerca una soluzione, lo sguardo si fa anche prospettico: “Tale situazione, anche in ragione del riscaldamento climatico e del suo impatto sulle sorgenti, pare stabilizzarsi in senso negativo”, recita ancora l’ordinanza.

Nelle informazioni fornite dal Comune, infatti, si legge che “in epoca industriale la presenza dell’arsenico nell’ambiente è stata incrementata dalle centrali elettriche alimentate a carbone, a gas, da fonderie, da traffico veicolare e aereo, dall’incenerimento dei rifiuti, dall’uso dei pesticidi, dei fitofarmaci e dei fertilizzanti in agricoltura, che hanno contribuito alla diffusione di questo elemento nell’aria, nelle acque e nei terreni. Anche la crisi climatica, con la riduzione delle precipitazioni e la riduzione della diluizione dell’elemento nell’acqua, contribuisce alla problematica”.

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