Potabilità e attività agro-pastorali a rischio a causa della scarsità idrica

19 Agosto 2022

Sono in tutto dodici i comuni che, a causa della loro fisiologica mancanza di sorgenti a monte e della scarsità di acqua disponibile che ne deriva, si trovano in Valle d’Aosta in stato di emergenza idrica. Consapevoli delle condizioni non del tutto ottimali delle scorte contenute negli acquedotti, molte amministrazioni hanno emesso ordinanze preventive di bollitura dell’acqua potabile e sottoposto la stessa al monitoraggio da parte dell’Azienda Usl della regione.

La qualità dell’acqua

“La quantità di liquido alla sorgente condiziona la qualità e perciò anche la potabilità dell’acqua erogata da rubinetti e fontane del territorio comunale poiché, dal momento che molte vasche risultano attualmente semivuote, il prodotto in esse contenute risulta maggiormente concentrato tanto a livello chimico quanto a livello biologico – chiarisce Luca Franzoso, coordinatore del dipartimento ambiente della Regione -. Cariche batteriche elevate o presenza di metalli richiedono pertanto di far precedere al consumo la bollitura della stessa”.

Grazie alla legge regionale numero 7 di quest’anno di regolamentazione della gestione del servizio idrico integrato, il Bacino imbrifero montano (Bim) ha di recente approvato un Piano di ambito pluridecennale di interventi che interfaccia le problematiche della rete idrica e del cambiamento climatico.

“Si tratta di un anno complesso sotto il punto di vista meteorologico che ci aiuta a toccare con mano gli scenari che diverranno realtà da qui a poco più di venti anni – prosegue Franzoso -. La presente situazione risulta nostro malgrado in continua evoluzione, ciò che determina l’impossibilità di pronosticare con certezza i suoi sviluppi futuri, tra i quali comunque si esclude una emergenza sul piano sanitario nella consumazione dell’acqua”.

Non solo potabilità

Il decadimento dei parametri qualitativi dell’acqua potabile è soltanto uno dei gravi effetti provocati dalla scarsità idrica su numerosi comuni del territorio valdostano, cui vanno a sommarsi le evidenti ripercussioni registrate dal sistema agro-pastorale come la demonticazione precoce del bestiame dagli alpeggi e le problematiche legate all’attività agricola.

“A oggi viviamo uno scenario in cui fenomeni che da tempo gli esperti avevano pronosticato in maniera delineata subiscono una netta accelerazione che porta a divenire realtà dinamiche in passato previste tra il 2040 e il 2050 – spiega il direttore generale di Arpa Valle d’Aosta, Igor Rubbo -. Alla sola siccità, poi, va a sommarsi l’altra grave problematica provocata dai repentini cambiamenti climatici che stanno interessando il Pianeta, ovverosia l’incremento di eventi estremi e dissesti che, grazie a un sistema di monitoraggio preventivo che cerca di anticiparne portata e gravità, risultano per la nostra regione fortunatamente e relativamente contenuti”.

Il ruolo dei ghiacciai

Sentinelle dei capricci del clima, i ghiacciai rappresentano l’espressione maggiormente evidente e percepibile delle loro conseguenze concrete sul territorio.

“Con il sostegno delle autorità regionali, dimostratesi molto sensibili a tale tematica, la Valle d’Aosta ha saputo con gli anni mettere in piedi una serie di strategie orientate a mitigare i danni provocati da frane e carenza idrica – ha concluso Rubbo -. Altre regioni dell’arco alpino, al contrario, perdurano nel percepire la montagna quale territorio periferico e bucolico esente da sofferenze climatiche di ogni tipo anche nonostante essa sia, di fatto, molto più sensibile ai cambiamenti di mari e coste”.

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