Abuso d’ufficio sul padiglione di Nus, il pm chiede 10 mesi di carcere per il Sindaco
Si avvicina alla sentenza il processo che vede imputati il sindaco di Nus Camillo Rosset e il segretario comunale Ubaldo Cerisey per gli atti amministrativi adottati dal Comune tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 riguardo al padiglione “La dolce vita”. All’udienza di oggi, mercoledì 5 maggio, gli imputati hanno chiesto di patteggiare 6 mesi di reclusione (con sospensione condizionale) per l’accusa di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale, che li riguarda entrambi.
Rispetto all’imputazione di abuso d’ufficio, mossa al solo Rosset, la scelta difensiva è caduta sul rito abbreviato, discusso dalle parti. Il pm Luca Ceccanti ha chiesto al Gup del Tribunale una condanna a 10 mesi per il Sindaco, mentre la sua difesa (gli avvocati Stefano Moniotto e Davide Rossi) ha invocato l’assoluzione. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 24 maggio, per eventuali repliche e controrepliche. In quella data sono quindi attesi sia l’applicazione delle pene concordate, sia la sentenza sull’altra accusa.
Secondo l’accusa (ad indagare erano stati i Carabinieri della locale stazione), in due diverse occasioni Rosset, malgrado vi fosse tenuto dal vincolo di parentela con il proprietario della struttura (suo cugino, Paolo Contoz, non implicato nella vicenda giudiziaria), non si era astenuto nella votazione di due delibere riguardanti termini di utilizzo del padiglione. In un caso, nella lettura inquirente, l’atto riconosceva una “riduzione non consentita” del canone Cosap e, nell’altro (in cui il voto di Rosset risultò determinante per l’approvazione), prolungava la gestione “per attività commerciale” del tendone. Per la Procura, in ognuna delle due occasioni si è concretizzato un “ingiusto vantaggio patrimoniale” riconosciuto dal Sindaco a Contoz, alla base dell’accusa di abuso d’ufficio.
L’ipotesi di falso in concorso tra Rosset e Cerisey (il secondo è assistito dall’avvocato Corrado Bellora), invece, si riferisce alle attestazioni rese su dodici atti approvati in due riunioni di giunta, a fine 2019. Per la Procura, all’adozione di quattro delibere risultano presenti il segretario ed un assessore comunale, quando entrambi sarebbero stati assenti (e anche la data indicata sarebbe posticcia, giacché la riunione avrebbe avuto luogo, in realtà, il giorno dopo). In altre otto, il Segretario appare presente, ma per i Carabinieri la circostanza era “integralmente falsa”.