Nel calo generale dei reati denunciati in Valle d’Aosta (che scendono per la prima volta dal periodo pandemico, passando dai 3.594 del 2023 ai 3.378 dell’anno appena chiusosi, per un -5.71%), ci sono alcune voci in decremento per la prima volta dopo 8 anni. E’ il caso dei furti, che passano da 890 a 799, con un -10.22%. Altre diminuzioni riguardano i danneggiamenti (da 483 a 461, -4.55%), le estorsioni (da 30 a 17, -43.33%) e le ricettazioni (da 19 a 9, -52.63%).
“Codice rosso” in aumento
E’ la “fotografia” della realtà geo-criminale della regione, come ricavata dall’ottavo bilancio sociale della Procura della Repubblica di Aosta, presentato oggi, lunedì 27 gennaio, e relativo al 2024. Di converso, si registra un aumento di tutte le voci relative al “Codice Rosso”, in alcuni casi addirittura un raddoppio. Parliamo dei maltrattamenti, che salgono da 93 a 132 (+41.93%), dello stalking (da 42 a 63, +50%), delle violenze sessuali (da 31 a 47, +51.61%) e della violazione del divieto di avvicinamento alla persona offesa (da 18 a 19, +5.56%).
“Come ha ricordato anche il presidente Mattarella, – ha sottolineato il sostituto procuratore Manlio D’Ambrosi – si tratta di una piaga sociale, che tocca anche la Valle d’Aosta. I dati ci danno la dimensione di quanto sia stato fatto in termini di informazione, di aiuto, ma anche di quanto resti da fare per porre soluzione a questo problema”.
L’esito dell’azione inquirente
Guardando all’esito dell’azione esercitata dalla Procura, nel 2024 si sono avute 72 condanne e 25 assoluzioni. Non è però, il pronunciamento di colpevolezza, l’unico risultato processuale, agli occhi degli inquirenti, che corrobora la fondatezza della tesi d’accusa. In tale scenario, precisa il pm D’Ambrosi, rientrano pure i casi di applicazione pena (64), di estinzione del reato (55 casi, spesso per remissione di querela), di “non doversi procedere” a seguito della “messa alla prova” (16) e di non punibilità dell’imputato per particolare tenuità del fatto (7).
Spese in linea con il 2023
Il documento contiene poi anche l’indicazione delle più significative voci di spesa sostenute dalla Procura. Quelle per intercettazioni (telefoniche ed ambientali) passano dai 293.555,79 euro del 2023 ai 350.188,80 dello scorso anno. Un incremento di oltre 56mila euro, che il pm riconduce ad “attività complesse d’indagine e ad un tariffario nazionale che viene via via aggiornato”. In aumento anche i costi per consulenti, periti, traduttori e interpreti: da 122.414 euro a 141.609 euro.
La sola voce di spesa in diminuzione è quella relativa al Vice Procuratori Onorari, scesa nel giro di un anno da 109.989,07 euro a 78.470,71 euro, per effetto della dimissione di una di queste figure. “Facendo una somma algebrica, – ha sottolineato D’Ambrosi – le spese del 2024 sono equivalenti ed equipollenti al 2023”.
Gli indicatori della performance
Il bilancio sociale, scaricabile dal sito della Procura e realizzato non solo secondo quanto previsto dall’ordinamento italiano in materia, ma anche dei principi del Consiglio Consultivo dei Procuratori Europei, “misura” anche la performance dell’ufficio inquirente. Lo fa, in particolare, attraverso due indici: quello di ricambio e quello di smaltimento.
Il primo è il rapporto tra i fascicoli esauriti e sopravvenuti nell’anno di riferimento, moltiplicato poi per 100. Nel 2024, è stato del 100%, significa che ai 4.234 fascicoli esauriti hanno fatto fronte altrettanti sopraggiunti. Un risultato in miglioramento dal 2023, quando l’indice si era attestato al 99.29%.
L’indice di smaltimento invece è il rapporto tra i fascicoli esauriti e la somma di quelli pendenti inizialmente e i sopravvenuti, moltiplicato poi per cento. Qui si passa dal 93.61% del 2023 al 92.85% dello scorso anno (4.234 i fascicoli esauriti e 4.560 quelli inizialmente pendenti, più i sopraggiunti).
Misurati anche la durata media delle indagini (dai 43 giorni del 2023 ai 46 dell’anno alle spalle) e il “disposition time”, indicatore frutto del rapporto tra i fascicoli pendenti a fine anno e quelli definiti nell’anno, pari a 27.95 giorni. “In un mese circa, – ha sottolineato il sostituto D’Ambrosi – dovremmo essere in grado di abbattere l’arretrato e presentarci al 2025 senza pendenze”. In generale, i dati sulla performance sono stati giudicati ottimi, “sia per l’attività, sia per gli indici di smaltimento e ricambio”.
Il sottorganico pesa sugli obiettivi
Ciò porta a considerare centrare gli obiettivi assegnati all’ufficio per il 2024, che erano di mantenere gli standard virtuosi dell’anno prima. Tutto ciò, nella consapevolezza sia del sottorganico dell’ufficio, in termini di personale amministrativo (per i magistrati, l’ufficio è retto oggi dal procuratore facente funzioni Luca Ceccanti e vi lavorano tre sostituti procuratori), sia dell’uso di alcuni applicativi e sistemi che “ad oggi non funzionano, o funzionano ma richiedendo il triplo del tempo necessario in precedenza”.
La scopertura del personale amministrativo della Procura della Repubblica è del 53.33%. Vi lavorano infatti 14 dipendenti, ma dovrebbero essere 30. A fine anno, per effetto dei alcuni pensionamenti, il numero scenderà a 11. Un aspetto che si riverbera soprattutto sugli obiettivi per il 2025, rappresentati dal mantenimento degli standard del 2024. “Non vi è la volontà di assumere – chiude D’Ambrosi – e la Regione ha richiamato il suo personale che aveva dato un contributo al nostro ufficio. La situazione, quindi, andrà peggiorando e dimostra il grave scoperto che abbiamo al momento”.