“Coca delivery” ad Aosta e dintorni, quattro patteggiamenti e una condanna

Comparsi dinanzi al Gup Paladino gli imputati del processo nato dall’operazione “Quei bravi ragazzi 2” della Squadra Mobile. Per gli inquirenti avevano soppiantato, nel “giro”, i fermati in un blitz precedente.
Cocaina
Cronaca

Una volta dinanzi al Gup Davide Paladino hanno scelto tutti dei riti alternativi, gli imputati del processo per traffico di droga ad Aosta e dintorni, nato dall’operazione “Quei bravi ragazzi 2” della Squadra Mobile della Questura. In quattro hanno patteggiato e il quinto, con una contestazione marginale rispetto agli altri, ha optato per l’abbreviato. In tutto, le pene inflitte dal giudice sfiorano i dieci anni di carcere.

Nel dettaglio: Mohammed Rida Ryadi (32 anni), ha patteggiato 3 anni di reclusione, il fratello Imad Ryadi (28) 2 anni e 4 mesi; Sami El Jouarani (26) 2 anni; Morris Andiloro (39) 2 anni. Antonino Pandolfino (55), accusato di una sola cessione di stupefacente leggero, è stato condannato a 4 mesi di carcere. L’accusa era rappresentata in aula dal pm Luca Ceccanti. Nei confronti di tutti e cinque, all’alba dello scorso 5 luglio, erano scattate varie misure cautelari.

Secondo le indagini della Sezione Narcotici, i cinque avevano preso le redini del “giro” di coca rimasto “vacante” dopo che una prima operazione della Questura, eseguita nel febbraio 2019 e definita processualmente in novembre (con tre condanne e un patteggiamento) ne aveva azzerato i vertici. I nuovi emuli dei “bravi ragazzi” di Scorsese, agli occhi degli agenti, erano però apparsi più cauti, cambiando radicalmente modalità dello spaccio.

Basta alle consegne nei luoghi a cielo aperto, al fine di non essere scorti dalle forze dell’ordine, e avanti con il “drug delivery” itinerante, capillare e diffuso, non solo nel capoluogo regionale, ma anche nel circondario (mentre i pusher della prima inchiesta agivano rimanendo nel perimetro del quartiere Cogne). Inoltre, massima cooperazione tra soggetti fermati, cambio frequente di mezzi ed abitudini e quantità appena sufficienti alle consegne addosso, così come linguaggio “criptato” tra spacciatori ed acquirenti.

Accorgimenti che non sono tuttavia serviti ad eludere le attenzioni della Polizia, rimasta vigile dopo essersi accorta che le richieste dei consumatori continuavano ad essere soddisfatte, malgrado gli arresti iniziali. Nella ricostruzione della Mobile l’approvvigionamento avveniva su Torino e nelle perquisizioni erano stati recuperati, tra l’altro, una quindicina di grammi di “neve” già suddivisi in dosi. El Jouarani e i fratelli Ryadi, tra l’altro, sono finiti a giudizio anche per le botte a un 46enne all’Arco d’Augusto, nel maggio 2019 (il primo è già stato condannato, per gli altri due il procedimento continua).

“Nell’operazione – aveva spiegato il dirigente della Squadra Mobile, il commissario capo Eleonora Cognigni, illustrando il blitz nelle ore successive – sono stati identificati una cinquantina di assuntori, alcuni già visti nelle scorse indagini, dai vent’anni in su, nessun minorenne”. Insomma, elementi sufficienti a ritenere che ad Aosta la “neve” non sia fenomeno esclusivamente invernale.

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