I contributi erogati dalla Regione all’Association Régionale des Eleveurs Valdôtains nel 2018, “lungi dal consistere nel rimborso di costi relativi all’organizzazione di mostre, rassegne, concorsi e fiere, hanno in realtà integrato, in ogni componente erogata, un sostegno economico diretto in denaro” all’associazione degli allevatori “non previsto” dal Regolamento UE del 2014 sulla compatibilità con il mercato interno di alcune categorie di aiuti nel settore agricolo e forestale. Contributi che, quindi, “si sarebbe potuto erogare solo a seguito di una espressa decisione della Commissione europea” sulla loro rispondenza alle norme comunitarie.
Il primo fascicolo a diventare giudizio
E’ la tesi del procuratore regionale della Corte dei Conti, Giuseppe De Rosa, che – con l’atto notificato ieri, mercoledì 11 settembre – contesta a tredici amministratori regionali e a tre dirigenti un danno erariale da poco meno di 4 milioni di euro (3.999.787,42 euro, per la precisione), relativamente all’anno 2018. Si tratta, tuttavia, di uno solo degli esercizi finiti sotto la lente d’ingrandimento della magistratura contabile, il primo che giunge allo stadio di citazione in giudizio. Le indagini, svolte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza, hanno infatti preso in esame il periodo 2017-2020.
In quell’arco di tempo, piazza Deffyes ha erogato aiuti per oltre 13 milioni di euro, ma il fascicolo d’indagine sull’annualità 2017 è stato oggetto di archiviazione (per intervenuta prescrizione), mentre quelli relativi al 2019 e al 2020 sono ancora aperti. Al momento, le contestazioni si riferiscono quindi a due delibere di Giunta: la prima adottata il 3 aprile 2018, riconoscendo all’Arev un contributo a fondo perduto di 1,8 milioni di euro, mentre l’altra è del 30 ottobre dello stesso anno e stabiliva un’integrazione, sempre a favore dell’associazione, di 2,2 milioni di euro.
Tutti i citati in giudizio
Sono chiamati in giudizio i componenti delle due Giunte che hanno approvato gli atti. Per gli allora presidenti Laurent Viérin e Nicoletta Spelgatti, la contestazione ammonta rispettivamente a 211mila e 394mila euro. Importi differenziati per gli assessori al tempo: Elso Gerandin (390mila), Stefano Aggravi, Claudio Restano e Paolo Sammaritani (384mila euro ognuno); Alessandro Nogara, Renzo Testolin, Emily Rini, Mauro Baccega e Aurelio Marguerettaz (204mila euro a testa); Jean-Pierre Guichardaz e Luigi Bertschy (194.500 euro ciascuno).
Quanto ai dirigenti – cui la Procura addebita sia l’aver curato i due atti deliberativi di Giunta, sia l’emanazione di provvedimenti di impegno delle somme e liquidazioni delle stesse – il danno ipotizzato nei confronti degli ex coordinatori del Dipartimento Agricoltura Fabrizio Savoye e Cristoforo Cugnod è, rispettivamente, di 281mila e 100mila euro. La richiesta del procuratore per Patrizia Mauro, allora a capo del Dipartimento bilancio dell’Assessorato alle finanze (per il visto di regolarità contabile su alcuni atti d’impegno delle cifre), è di 63mila euro.
Le contestazioni
Secondo la Procura della Corte, i contributi concessi dalla Regione all’Arev per l’organizzazione dei concorsi aggiravano le finalità “promozionali a favore dei prodotti agricoli” stabilite dalle norme europee (e dalla disciplina regionale stessa), visto che il “premio” (ritenuto dagli inquirenti più cospicuo del valore “simbolico” che gli sarebbe proprio) non andava a una sola bovina vincitrice, ma a un numero più ampio di partecipanti. A ciò si affianca poi che, per l’inchiesta, la Regione avrebbe agito “in via di anticipazione non consentita” del 90% delle somme e, “comunque, in mancanza di rendicontazione alcuna (a giustificazione dell’impiego delle stesse per finalità d’interesse pubblico)”.
Le altre realtà autonome
Ad esclusione di “ogni possibilità di giustificazione dell’operato della Regione”, i finanzieri citano gli approfondimenti, svolti nell’inchiesta, sulle scelte, compiute nello stesso ambito, da altre realtà ad autonomia speciale. Parliamo della Provincia autonoma di Trento (con una spesa complessiva annua di 5-6000 euro), dalla Regione Friuli-Venezia Giulia (con premi a favore degli apicoltori vincitori di concorso, per un valore complessivo di 305 euro), dalla Regione Sardegna (dove i fondi sono trasferiti ad un’agenzia che verifica l’ammissibilità, alla luce delle norme, delle spese rendicontate dal beneficiario) e dalla Regione Sicilia (che nel periodo interessato non ha concesso contributi per concorsi, fiere o mostre animali).
La posizione dell’Arev
Gli inquirenti contabili hanno analizzato anche la posizione dell’associazione, concludendo per “l’insussistenza di condotte addebitabili ad Arev a titolo di responsabilità amministrativa”. Per la Procura, seppur “beneficiaria degli aiuti non spettanti”, l’associazione “non risultava aver posto in essere condotte illecite“. Tale non può infatti considerarsi, per la magistratura contabile, “l’aver (unicamente) presentato all’Ente pubblico una domanda inammissibile che, invece di essere rigettata veniva inopinatamente accolta”. Alla stessa conclusione, l’indagine è giunta per la “mancata rendicontazione delle somme ricevute dalla Regione, circostanza esclusivamente imponente obblighi di attivazione da parte degli uffici regionali (nel caso non attuati)”.
Il Procuratore: “deduzioni non esimenti”
Su tali presupposti, in fase d’indagine, nello scorso marzo, l’ufficio inquirente ha inviato inviti a dedurre agli attuali chiamati a giudizio. Tutti hanno depositato memorie, ma – si legge al riguardo nell’atto di citazione a giudizio notificato ieri – “si ritiene che le predette deduzioni, lungi dal costituire esimenti e in taluni casi addirittura aggravanti la posizione dei deducenti, rafforzino il fondamento delle richieste di risarcimento” formulate.
Anzi, il procuratore De Rosa sottolinea “la superficialità estrema dimostrata da tutti i convenuti, amministratori e dirigenti regionali, di allarmante gravità poiché all’evidenza riconnessa a numerose e reiterate violazioni di discipline eurounitarie inderogabili, nonché di disposizioni legislative regionali non ammettenti ignoranza”. L’udienza per la discussione della causa è stata fissata per il 26 marzo 2025. In quella sede, i difensori dei coinvolti potranno sostenere gli argomenti con cui confutano la tesi d’accusa.