Se, dal punto di vista penale, le indagini per bancarotta della “Cioccolato VdA”, l’azienda fallita che aveva rilevato lo stabilimento ex “Feletti” di Pont-Saint-Martin, si erano concluse con una richiesta di archiviazione, non allo stesso modo è finita sul versante della Corte dei Conti. Il Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza si è concentrato sul finanziamento da 4 milioni di euro erogato da “Finaosta” alla società del gruppo turco “Captain Gida” e, chiuse le attività investigative, ha segnalato alla Procura regionale sei dipendenti della finanziaria regionale, ritenuti responsabili di un danno erariale da 3.847.619,53 euro.
Si tratta dell’intera catena gerarchica di dirigenti e funzionari che ha analizzato, approvato ed erogato il finanziamento, vale a dire il presidente dell’epoca, Massimo Lévêque, il direttore generale Giuseppe Cilea, gli allora componenti del Consiglio d’Amministrazione Nicola Rosset e Francesco Parenti, il vicedirettore generale della vicedirezione investimenti Roberto Francesconi e il tecnico istruttore della direzione istruttoria e controllo Mirko Agostini.
Secondo le Fiamme gialle, “Finaosta” avrebbe omesso di compiere una corretta ed approfondita analisi istruttoria della richiesta, valutandone positivamente l’esito con la concessione di due mutui ipotecari (rispettivamente da 3,5 milioni di euro e da 500mila euro), sulla base – si legge in una nota – “di garanzie aleatorie e di un business plan del tutto inattendibile, elementi che avrebbero inevitabilmente dovuto portare al rigetto dell’istanza”.
La “Cioccolato VdA” era stata costituita ad Aosta nell’aprile 2016 da tre soci di origine turca ed era stata dichiarata fallita, dal Tribunale, nel gennaio di quest’anno. Il carattere sostanzialmente improvvido dell’operazione era emerso dall’indagine penale. A metà dello scorso maggio, al momento della prima udienza fallimentare, si era inoltre appreso come, a condurre al “crack” (dal passivo valutato in circa 4,7 milioni), fossero stati contrasti nella compagine societaria, tali da non consentire di proseguire l’attività, con la crisi del mercato turco e la situazione politica del Paesesullo sfondo.
I mutui “Finaosta”, nell’analisi del passivo fallimentare, apparivano come la maggior parte dei crediti privilegiati (dell’ordine complessivo di 4 milioni e 300 mila euro). La differenza di 350mila euro è nei confronti di dipendenti, professionisti e artigiani. Il danno erariale segnalato dai finanzieri comandati dal tenente colonnello Piergiuseppe Cananzi alla Procura contabile di piazza Roncas (che deciderà ora se, e chi, invitare a dedurre sulla vicenda) è stato quantificando partendo dall’entità dei due mutui concessi, diminuiti delle sole due rate onorate dalla società fallita.