Discarica Pompiod, il Comitato ne chiede la chiusura

"Sulla base di quanto emerso in questi due anni di approfondimenti e di confronto" il Comitato chiede di "annullare tutti gli atti amministrativi adottati dall’amministrazione regionale, inerenti l’autorizzazione alla gestione della discarica per rifiuti speciali inerti di Pompiod".
Immagine di archivio - Discarica di Pompiod
Cronaca

Chiudere definitivamente la discarica di Pompiod, recuperando dal punto di vista ambientale l’area. A chiederlo in una missiva inviata alla Regione, agli enti locali coinvolti e alla Procura della Repubblica è il Comitato “Discarica sicura”.

“Sulla base di quanto emerso in questi due anni di approfondimenti e di confronto, si chiede di annullare tutti gli atti amministrativi adottati dall’amministrazione regionale, inerenti l’autorizzazione alla gestione della discarica per rifiuti speciali inerti di Pompiod, di revocare l’autorizzazione concessa e di procedere alla chiusura definitiva della discarica” scrive Ernesto Pison elencando le “principali irregolarità riscontrate”.

Secondo il Comitato è mancato l’aggiornamento della VIA (valutazione di impatto ambientale) “in presenza di modifiche sostanziali alla precedente autorizzazione, quali un significativo aumento dei volumi, una diversa morfologia e l’incremento da 8 a 128 tipologie di rifiuti, tra cui circa 45 polverulenti e potenzialmente polverulenti, di cui 19 con limiti di accettabilità in deroga”. Non sarebbero poi stati “rispettati i criteri di ammissibilità in discarica per rifiuti inerti definiti dalla normativa eurocomunitaria e statale, come peraltro evidenziato dal parere rilasciato da Arpa Valle d’Aosta”.

L’autorizzazione allo smaltimento in discarica dei rifiuti conferibili a Pompiod sarebbe poi “in palese contrasto con la pianificazione regionale di gestione dei rifiuti della Regione Valle d’Aosta”. 

Anche la collocazione della discarica a meno di 70 metri dall’abitato di Pompiod, “in un contesto contornato da vigneti, frutteti, pascoli ed allevamenti di bestiame e attività apistiche, con adiacente un deposito di fontine, disattende ampiamente il principio di precauzione citato all’articolo 191 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (UE)”.

Altre criticità evidenziate nella lettera riguardano: la barriera di confinamento artificiale che non rispetterebbe “lo spessore previsto, che è inderogabile”, la documentazione progettuale che sarebbe “carente dal punto di vista delle indagini geotecniche sui materiali sui quali appoggia la discarica”  ma anche il sistema di monitoraggio delle acque sotterranee non rispetterebbe le prescrizioni di legge.

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