Donazioni ai figli e altri atti di quattro politici revocati dalla Corte dei Conti

L'azione revocatoria chiesta dalla Procura regionale, nell'ambito del procedimento sui 140 milioni di finanziamenti al Casinò, nei confronti dei consiglieri regionali (ex ed in carica) Fosson, Isabellon, Restano e Rollandin, è stata accordata in appello.
La Corte dei Conti di Aosta
Cronaca

Dopo essere state respinte dai giudici della sezione giurisdizionale della Valle d’Aosta, sono state tutte accolte dalle sezioni centrali di appello della Corte dei Conti, con sentenze depositate nelle ultime settimane, le azioni revocatorie nei confronti dei consiglieri regionali (ex ed in carica) Antonio Fosson, Giuseppe Isabellon, Claudio Restano ed Augusto Rollandin. I quattro sono citati a giudizio nel procedimento contabile, per il quale è attesa la sentenza di secondo grado (dopo l’udienza dello scorso 14 ottobre), sui 140 milioni di euro di finanziamenti erogati dalla Regione al Casinò tra il 2012 e il 2015.

Cos’è l’azione revocatoria

La revocazione è un procedimento che rende inefficace, esclusivamente nei confronti dell’amministrazione danneggiata, atti ritenuti scientemente “dissimulativi” della capacità economica degli interessati. In particolare, nel 2017, spiccando il sequestro preventivo su beni e depositi dei politici chiamati in causa, l’allora procuratore regionale Roberto Rizzi aveva segnalato, per alcuni amministratori, la “spiccata operosità nel compimento di atti dismissivi di cespiti e nella realizzazione di altre operazioni comunque in grado di render non disponibili significative porzioni del patrimonio per il risarcimento dell’ipotizzato danno erariale”.

L’iter dell’iniziativa

Si tratta, in sostanza, di uno strumento di protezione del potenziale credito vantato dall’ente che potrebbe vedersi risarcito, in caso di condanna dei citati a giudizio. Le azioni revocatorie erano state avviate nel luglio 2018 e le relative udienze si erano tenute dinanzi alla sezione giurisdizionale di piazza Roncas tra il dicembre di quell’anno e il gennaio 2019. Le sentenze, emerse nelle settimane successive, avevano negato il carattere “sospetto” di quelle operazioni, respingendo l’istanza inquirente. La tesi della Procura era che i politici avessero disposto gli atti, nella prima metà del 2017, a seguito del diffondersi di notizie di imminenti sviluppi nell’ambito dell’inchiesta sui finanziamenti.

Collezionati quei “no” dai giudici, il Procuratore insediatosi nel frattempo, Massimiliano Atelli, convinto di trovarsi comunque di fronte a dei “furbetti del sequestro”, aveva quindi adito il secondo grado sulle decisioni. La seconda sezione centrale d’appello ha discusso i ricorsi alla fine dello scorso settembre, rovesciando su tutta la linea la valutazione dei magistrati contabili aostani e revocando gli atti disposti da ognuno dei singoli amministratori.

Gli atti revocati

Nel dettaglio, nei confronti dell’ex presidente della Regione Antonio Fosson, è stata oggetto di revocazione la donazione ai figli della nuda proprietà di diversi immobili – per un valore fiscale di 351mila 700 euro, attuata con atto notarile del gennaio 2017. Secondo i giudici, “una davvero singolare coincidenza temporale” rispetto al fatto che dell’inchiesta “sul danno da illecita assistenza finanziaria prestata al Casinò” già “in data 4 novembre 2016 vi era stata anticipazione mediatica”. I beni donati ai tre figli rientravano in un fondo patrimoniale costituito nel 2006.

Al già assessore all’agricoltura Giuseppe Isabellon sono quindi stati “cancellati” due atti notarili, risalenti al marzo 2017, di donazione della gran parte della quota (per un valore nominale di 208mila 350 euro) del capitale di una Srl, nonché la costituzione di un “vincolo di destinazione su immobili per la realizzazione di interesse meritevole di tutela” a vantaggio dei figli, su un complesso di 174 immobili. In una delle sentenze, i magistrati d’appello rilevano come operazioni del genere siano “scelta operata da un numero consistente di soggetti coinvolti nell’indagine, sicché le singole motivazioni poste a base dei vari atti dispositivi non possono che apparire meramente defatiganti”.

Sempre del febbraio 2017 è l’atto, ora revocato, con cui l’ex assessore al turismo, ed oggi consigliere, Claudio Restano aveva assoggettato alcuni immobili a fondo patrimoniale (destinandoli quindi ai bisogni della famiglia), assieme all’ex moglie. Nell’operazione rientrarono un’abitazione, la quota del 50% di un “bed and breakfast” e alcuni terreni, tutti a Valpelline. “E’ altamente probabile – si legge nella sentenza – che il debitore abbia agito nella piena consapevolezza di sottrarre i beni alla garanzia del credito patrimoniale in via di accertamento”. Inoltre, “la sola circostanza che il disponente fosse separato dalla moglie sin dal 2015 non prova alcunché in relazione all’opportunità di provvedere ai bisogni dei figli della coppia”.

Infine, all’ex presidente della Regione, ed oggi consigliere regionale, Augusto Rollandin, la seconda sezione centrale della Corte ha sottoposto a revocazione la donazione ai figli della nuda proprietà, con riserva di usufrutto a vita, di 289 beni immobili (in maggioranza terreni, di cui la gran parte in proprietà intera) ai figli, ad un valore fiscale di 1.011.300 euro. Anche nel suo caso, avendo disposto l’atto il 30 giugno 2017, i magistrati osservano che è “altamente probabile” che Rollandin “abbia agito nella piena consapevolezza di sottrarre i beni alla garanzia patrimoniale generica”, visto che “all’epoca delle donazioni vi era già una ‘eco mediatica’ significativa”.

L’attesa per la sentenza d’appello

Senza contare le difficoltà che si incontrerebbero, in caso di conferma della sentenza di primo grado (quando Rollandin venne condannato a risarcire 4,5 milioni di euro a piazza Deffeyes), “nella vendita giudiziale del solo usufrutto”. Oltretutto, “tale incapienza sarebbe destinata ad aggravarsi, qualora il giudice d’appello accogliesse” la richiesta della Procura, che è tornata a contestare a 21 politici e un dirigente regionale un danno da 140 milioni di euro (mentre i giudici di primo grado lo avevano valutato solo per 30 milioni). Uno scenario che – in attesa della sentenza – toglie il sonno non solo ai quattro destinatari delle revocazioni, ma a buona parte della politica regionale.

0 risposte

  1. Purtroppo questi comportamenti non sono oggetto di sdegno da parte della buona parte dell’opinione pubblica valdostana ma, come insegnano le ultime votazioni, di esempio !!

    1. È un insulto al cittadino comune che va a chiedere un prestito di 20000 euro alla finanziaria principe della regione:come garanzia deve vendersi i reni ed il fegato, deve avere una fideiussione e dimostrare di avere in banca la cifra richiesta. Ci sono passato e naturalmente mi è stato negato

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