Tirate le fila dell’inchiesta sulla concessione di finanziamenti ad una società immobiliare poi fallita, la Procura di Aosta ha chiesto il processo per due rappresentanti della Banca di Credito Cooperativo Valdostana occupatisi delle relative pratiche, tra il 2013 e il 2014. Il pm Luca Ceccanti ha depositato al Gup del Tribunale la richiesta di rinvio a giudizio per Dino Vinante (57 anni, di Arvier) e Edoardo Munier (52, Aosta), all’epoca dei fatti rispettivamente vicedirettore e responsabile dell’ufficio e dell’area crediti dell’Istituto. L’accusa, per entrambi, è di concorso in bancarotta fraudolenta.
La tesi accusatoria, cui hanno lavorato i militari dall’aliquota della Guardia di finanza della Sezione di Polizia giudiziaria presso la Procura della Repubblica, è che la banca abbia erogato il credito alla “Croix de Ville s.a.s.” (costituita per un’operazione rilevante, su uno stabile nel centro storico di Aosta) attraverso due aperture di credito (una fino a 500mila euro e l’altra da 150mila) e altrettanti mutui fondiari (rispettivamente da 250mila e 200mila euro), nonostante fosse a conoscenza che al richiedente dei finanziamenti facessero capo anche altre due immobiliari, esposte in modo pesante nei confronti dello stesso istituto e ritenute in situazione debitoria irreversibile.
Parliamo della “Eglantier s.a.s.” e della “Notre maison s.a.s.” fallite, anch’esse come l’altra società, nel 2017. Effettuando la valutazione su tutto il gruppo societario (e non limitandola alla singola richiedente), secondo gli inquirenti, non ci sarebbe stato motivo di concedere quei prestiti. Anche perché, dall’esame delle articolate movimentazioni bancarie, la Procura ha concluso che i fondi concessi alla “Croix de Ville” sarebbero stati usati, in parte, per ripianare i debiti delle altre due società (operazioni “infragruppo” non praticabili, su cui la banca avrebbe anzi dovuto vigilare) e che, nonostante le specifiche clausole sui ritardi nella restituzione, la Bccv avrebbe risolto i rapporti di credito oltre i termini previsti, generando così ulteriori interessi passivi a carico della immobiliare.
In pratica, agli occhi del pm e dei finanzieri della Sezione, quelle erogazioni hanno aggravato il dissesto della “Croix de Ville” fino a cagionarne il fallimento (e portando del tutto “a picco” anche le altre due società). Alla chiusura delle indagini preliminari, lo scorso marzo, la stessa contestazione dei due rappresentanti Bccv era stata mossa anche al socio accomandatario dell’immobiliare al tempo, il 60enne Roberto Noventa, residente a Charvensod. Il pm Ceccanti, per lui, ha però chiesto l’archiviazione, ritenendo l’ipotesi di reato assorbita dal procedimento penale in cui, nell’ottobre 2019, è stato condannato dal Gup a 5 anni di reclusione per bancarotta fraudolenta e truffa aggravata, per il “crack” delle società.
L’inchiesta era stata originata da un esposto degli acquirenti degli alloggi realizzati nell’edificio aostano. I finanziamenti erano garantiti da ipoteche iscritte sullo stabile e per sgravare le unità immobiliari, al fine di entrarne in possesso, vista l’insolvenza cronica della “Croix de Ville nei confronti della Bccv”, ai compratori non è rimasto altro che farsene carico, sostenendo un esborso superiore al prezzo pattuito con l’immobiliarista. Partendo dalle relazioni del curatore fallimentare, gli inquirenti hanno quindi seguito il “filo d’arianna” dei movimenti bancari su svariati conti, societari e personali. È ora attesa, dal Gup del Tribunale, la fissazione dell’udienza preliminare.