Impianto di telefonia mobile ad Aymavilles, il Consiglio di Stato nomina un “verificatore”

L’esperto dovrà rispondere ad alcuni quesiti, relativi alle zone in cui secondo gli strumenti urbanistici comunali sia possibile installare stazioni di quel tipo. Il Comune aveva rifiutato l’autorizzazione, richiesta per la località Plantey, ma il Tar della Valle d’Aosta ha annullato il diniego.
Aymavilles
Cronaca

Un “verificatore”, incaricato di rispondere ad alcuni quesiti e realizzare una relazione finale. E’ la figura che il Consiglio di Stato ha deciso di interpellare, al fine di decidere sul procedimento che oppone il Comune di Aymavilles e una società di telefonia, in merito alla realizzazione di una stazione radio base per la rete cellulare, in località Plantey.

L’esperto è stato individuato dal Consiglio di Stato – cui l’ente locale si è rivolto impugnando la sentenza del Tar della Valle d’Aosta che, nel 2023, aveva annullato il diniego comunale alla richiesta della società – nel Direttore del Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni – DET del Politecnico di Torino (o un suo delegato).

Per i giudici è “pregiudiziale verificare se la strumentazione urbanistica del Comune di Aymavilles consenta alla società richiedente l’installazione del nuovo impianto in diversa zona”. Pertanto, il “verificatore” dovrà rispondere al quesito su “quali siano, secondo le previsioni” delle norme urbanistiche della municipalità all’imbocco della valle di Cogne “le zone del territorio comunale nelle quali è consentita la allocazione di stazioni radio base”.

In particolare, l’esperto dovrà indicare, tra l’altro se “in ciascuna di tali zone, o sottozone, in ragione della rispettiva superficie, sia di fatto possibile l’installazione di un solo traliccio o di più tralicci, riferendo inoltre in ordine alla possibilità/obbligo, per gli operatori, di utilizzare i tralicci esistenti in co-ubicazione”.

L’ordinanza fissa anche i termini dell’attività del “verificatore”. Entro il 30 giugno prossimo, dovrà comunicare alle parti la versione preliminare del proprio elaborato. Seguiranno 15 giorni con la possibilità, per i coinvolti nel procedimento, di far pervenire osservazioni. Dopodiché, altri 15 (quindi entro il 30 luglio 2025) entro cui il “verificatore” dovrà depositare l’elaborato definitivo (anche “prendendo posizione sulle osservazioni eventualmente trasmesse dalle parti”).

E’ fatta salva, per Comune e società richiedente, la possibilità di nominare tecnici di parte. Il Consiglio di Stato ha quindi fissato, per la prosecuzione della causa, sulla base dei risultati della “verificazione”, un’udienza il prossimo 30 ottobre. Il Comune, in prima battuta, aveva negato l’autorizzazione alla società, sostenendo “la preclusione derivante dalle norme urbanistiche relative al fondo interessato” e indicando “la diversa zona in cui lo strumento urbanistico comunale renderebbe possibile la realizzazione del nuovo impianto”.

Accogliendo il ricorso della società richiedente, però, i giudici del Tar della Valle d’Aosta avevano rilevato che, “differentemente da quanto sostenuto dall’Amministrazione, le norme urbanistiche di riferimento per il fondo interessato non conterrebbero una preclusione assoluta alla installazione di stazioni radio base”.

Inoltre, nella sentenza era stato “richiamato il principio che vieta ai comuni di adottare divieti generalizzati alla installazione di stazioni radio base, dal quale discende che la legislazione regionale deve essere interpretata conformemente a quella statale, laddove ciò risulti possibile, e che le previsioni urbanistiche che pongono divieti all’installazione di impianti di telecomunicazione devono essere interpretate come non assolute, ma sempre derogabili, laddove la necessità di garantire un servizio capillare lo imponga”.

Un esito non condiviso dal Comune di Aymavilles, che ha impugnato in Consiglio di Stato, ribadendo che le norme tecniche di riferimento, per il fondo interessato, “non consentono la realizzazione di nuove stazioni radio base e che lo strumento urbanistico ha previsto a tale scopo sottozone ad hoc, capillarmente disposte sul territorio comunale, tali da non potersi affermare l’esistenza di limitazioni generalizzate alla localizzazione degli impianti”. Da qui, gli interrogativi per cui i giudici hanno bisogno di risposte, che è stato demandato al “verificatore” di trovare.

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