“Abbiamo ricevuto adesso l’incarico, quindi dobbiamo studiare”. Sono le uniche parole ai cronisti di Enrico Laghi, ordinario di economia aziendale all’Università di Roma Sapienza, commissario di Alitalia ed ex commissario di Ilva, subito dopo l’udienza in cui il Gip del Tribunale, Giuseppe Colazingari, gli ha affidato l’esame dei bilanci del “Casinò de la Vallée” dal 2011 al 2017. La “madre di tutte le perizie” è stata affidata oggi, mercoledì 27 novembre, nell’ambito dell’incidente probatorio chiesto dai pm Eugenia Menichetti e Luca Ceccanti, che indagano sull’ipotesi di bancarotta fraudolenta nella gestione della casa da gioco.
Laghi se ne occuperà assieme a Vittorio dell’Atti e Michele Di Marcantonio, rispettivamente direttore del dipartimento di studi aziendali e giusprivatistici e professore associato di “economia aziendale” dell’Università degli studi di Bari “Aldo Moro”. Stamane è stata fissata anche la durata dell’esame, che inizierà il 16 gennaio 2020: i tre periti dovranno relazionare sui risultati della loro analisi nell’udienza del 9 luglio dell’anno prossimo. La “triade” di accademici è chiamata a verificare se nei documenti contabili “vi siano profili di falsità”.
La tesi della Procura
Gli indagati sono in tutto sette. Secondo la Procura diretta da Paolo Fortuna, lo stato di insolvenza certificato dall’omologazione del concordato richiesto dall’azienda (alla base dell’ipotesi di bancarotta) sarebbe stato cagionato dal 2011 al 2015 – dagli ex amministratori unici Luca Frigerio e Lorenzo Sommo, nonché dai già componenti del collegio sindacale Fabrizio Brunello, Jean-Paul Zanini e Laura Filetti – falsando i bilanci attraverso il “maquillage” contabile delle imposte anticipate, che avrebbero finito con il far risultare perdite d’esercizio ridotte rispetto alla loro entità reale.
La contestazione, per l’ex au Giulio Di Matteo (l’ultimo prima della stagione concordataria), è invece legata all’aver aggravato il dissesto affidando quasi 3,5 milioni di euro di “incarichi e consulenze del tutto ingiustificati in relazione allo stato economico e all’andamento della società”. Per i pm che coordinano l’inchiesta dei militari del Gruppo Aosta della Guardia di finanza, quello assegnato oggi rappresenta il massimo approfondimento mai svolto su un lungo periodo gestionale di Saint-Vincent. Menichetti e Ceccanti mirano, attraverso l’esame, ad ottenere le prove dei reati ipotizzati ed è per questo che la perizia assume, per loro, valore cruciale.
I consulenti di parte
Nell’udienza di stamane, anche le difese degli indagati hanno nominato dei consulenti tecnici di parte, che procederanno ad esaminare la documentazione contabile oggetto dell’incidente probatorio. Molti di loro erano presenti quest’oggi, tanto che l’udienza non si è tenuta nell’ufficio del Gup, ma nell’aula al terzo piano del palazzo di Giustizia. Per l’ex au Di Matteo saranno Alberto Arrigoni (già commissario straordinario alla gestione della Casa da gioco), Gianluigi Gola e Nicola Miglietta. Per il già au Sommo, il consulente sarà Simone Calcagno, mentre l’ex amministratore Frigerio verrà assistito tecnicamente da Corrado Ferriani e Andrea Perini. Gli ex sindaci Brunello, Zanini e Filetti si sono invece affidati a Luigi Puddu e Cristian Raineri.
“La nostra posizione è che non c’è proprio nessun intento fraudolento. – ha dichiarato il primo, lasciando l’aula – I bilanci erano tutti chiari”. “Tutto era documentato, nelle note esplicative, dappertutto. – ha aggiunto Puddu – Tutti erano informati. Le imposte anticipate sono da esporre in bilancio, quando sono legate alla posizione delle perdite d’esercizio. Tant’è che le perdite non si chiudono entro un periodo limitato, ma possono essere riportate all’80% e quindi non c’è un problema, da questo punto di vista”.
Il falso in bilancio già giudicato
Sul fatto che l’ipotesi di falso in bilancio sia stata già oggetto di un precedente giudizio, a carico di buona parte degli stessi indagati di oggi (chiusosi lo scorso 8 novembre con sette assoluzioni in primo grado, sulle quali pende l’appello presentato dalla Procura), è tornato stamane l’avvocato Corrado Bellora. Il legale aostano aveva sostenuto questa tesi, assieme alla collega Maria Rita Bagalà, opponendosi, nell’interesse degli ex sindaci, alla richiesta di incidente probatorio dei due pm titolari del fascicolo.
“Abbiamo già ribadito più di una volta la nostra posizione sulla correttezza dell’operato del Collegio sindacale e sulla correttezza del ruolo dei sindaci, – ha spiegato ai cronisti stamane – con riferimento all’appostazione delle imposte anticipate. Era la principale imputazione del processo per il quale siamo stati assolti e oggi è la nuova, ovviamente tra molte virgolette, imputazione, ma noi più che sostenere che l’appostazione delle imposte anticipate era corretta, e soprattutto che il ruolo dei sindaci è stato correttamente svolto, evidentemente non possiamo fare. Questa è la nostra posizione, lo era allora e lo è oggi”.