Incidente sul monte Miravidi, indagine della Procura per omicidio colposo

Dagli accertamenti, la condotta che ha cagionato la morte del maestro di sci francese Nicolas Gaide si è verificata interamente in territorio italiano. È stato quindi aperto un fascicolo, in cui è iscritto l’assistente in servizio quel giorno.
Il maestro scomparso, Nicolas Gaide.
Cronaca

Gli accertamenti svolti dalla stazione di Pré-Saint-Didier del Corpo forestale, anche prendendo in esame il gps dell’aeromobile coinvolto, hanno restituito che la condotta colposa alla base della morte del maestro di sci francese Nicolas Gaide, 44 anni, precipitato nel vuoto dopo essere rimasto impigliato nell’elicottero da cui era appena sceso, sia avvenuta interamente in territorio italiano. Verificata la giurisdizione dello Stato, la Procura di Aosta ha aperto un fascicolo, per omicidio colposo, sull’incidente dello scorso 7 gennaio, sul Monte Miravidi.

Al momento, vi è iscritto un 32enne italiano, che quel giorno fungeva da assistente. Competeva a lui, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, dare al pilota (che, dai primi riscontri, non era in condizione di vedere, dalla posizione in cui siedeva nell’abitacolo), il segnale di rialzarsi in volo, dopo aver depositato, sulla cresta della montagna, un gruppo di maestri di sci, pronti a partecipare ad un’attività formativa di eliski. Velivolo ed equipaggio erano della società “GMH Helicopters” di Courmayeur.

Gaide, è emerso, era il “leader”, cioè colui che doveva scaricare gli sci di tutti dalla cesta montata all’esterno dell’elicottero. In alcune dichiarazioni rese agli inquirenti, l’assistente ha detto di essersi girato per controllare e di non aver visto nessuno. Quindi, il segnale al pilota, ma il maestro era rimasto impigliato nella cesta e si è sollevato con il velivolo, finendo poi a terra. Per arrivare a determinare il perché, la Procura ha anche posto sotto sequestro il manufatto (non l’intero velivolo, usato anche per attività di Protezione civile).

Il corpo senza vita del maestro di La Rosière è finito in territorio francese, da qui l’attivarsi delle autorità d’oltralpe. Nelle prime attività istruttorie i forestali valdostani hanno avuto modo di visionare un filmato, ripreso da un partecipante all’uscita, che ripropone l’accaduto. È nella disponibilità degli investigatori francesi ed è imminente, dalla Procura di Aosta, la richiesta di trasmetterne copia. A coordinare le indagini italiane è il pm Francesco Pizzato.

Le inchieste proseguono sui due versanti. Dopodiché, anche a livello internazionale è riconosciuto il principio del “ne bis in idem” (secondo il quale, sostanzialmente, non si può essere perseguiti giudiziariamente più di una volta per gli stessi fatti), per cui non potranno essere celebrati due processi, ma si tratta di un aspetto successivo. Per ora, l’obiettivo degli inquirenti è fare massima chiarezza su quanto successo.

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