Ispettore e imprenditore arrestati, il Gip: “interessi pubblici annichiliti”

Secondo il giudice che ha disposto gli arresti eseguiti ieri dalla Guardia di finanza, tra il maresciallo Scida e l’imprenditore Sanlorenzo si è registrata una “assai profonda cointeressenza” del primo nell’attività del secondo.
Palazzo giustizia Torino
Cronaca

Dalle indagini sul maresciallo della Guardia di finanza Diego Scida e sull’imprenditore di Courmayeur Gabriele Sanlorenzoagli arresti domiciliari da ieri, in un’inchiesta della Procura distrettuale di Torino che vede, al momento, contestare ad entrambi l’accesso abusivo ai sistemi informatici e la corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio – emerge un “assai elevato grado di commistione tra interessi privati e pubblici”, con gli ultimi “annichiliti ed asserviti a secondi lavori divenuti in definitiva preponderanti nella vita” del finanziere.

“Plurime richieste di informazioni”

A scriverlo è, nell’ordinanza con cui ha disposto gli arresti, il Gip del Tribunale di Torino Giulio Corato. Le ipotesi di reato formulate sono relative al fatto che i contatti tra i due indagati, a quanto emerso dall’analisi delle chat tra loro (su vari sistemi di messaggeria), si contraddistinguessero per “plurime richieste di informazioni di varia natura” dall’imprenditore al militare, con “risposte e trasmissione di dati (visure immobiliari, targhe di auto, dati reddituali, volture di auto, dati anagrafici, visure camerali, contratti di locazione, ecc…) acquisiti presso banche dati” da parte dell’ispettore delle “Fiamme Gialle”, che vi aveva accesso per la sua veste.

L’alloggio a Courmayeur

La natura illecita delle consultazioni deriva, agli occhi degli inquirenti, sia dalla “precisa correlazione cronologica” tra le richieste di Sanlorenzo e le risposte dell’ispettore, ma anche dal fatto che “non sussiste anzitutto” prova o principio di prova “di atti ufficiali di polizia giudiziaria posti in essere dallo Scida e suscettibili di giustificare in qualche misura gli accessi”. Per la sua attività informativa, nell’impostazione dell’accusa, il sottufficiale avrebbe ottenuto dall’imprenditore (attivo nei trasporti, in particolare nel campo del noleggio con conducente) la disponibilità di un alloggio, in una palazzina a Courmayeur ove si trovano altre unità di proprietà dell’imprenditore.

Gli inquirenti hanno rilevato l’assenza di registrazione di un contratto di locazione per quell’unità ed hanno riscontrato, dall’analisi dei tabulati, come il telefono dell’ispettore agganciasse la cella di quella zona, sin dal settembre 2019. L’utilizzo dell’alloggio è stato confermato, in un interrogatorio dinanzi al pubblico ministero, dallo stesso militare, che ha spiegato di occuparlo una volta a settimana, rimborsando al proprietario le spese delle utenze, precisando tuttavia che la titolarità dell’unità è di Sanlorenzo, non della sua società.

L’amicizia andata oltre?

Le investigazioni hanno restituito un “rapporto di amicizia profondo” tra i due indagati, che “si è consolidato nel tempo”. Al Gip, tuttavia, esaminate le risultanze investigative, non pare che i “significativi rapporti personali siano in grado di rendere penalisticamente neutra la disponibilità dell’immobile”. Nell’indagare, le “Fiamme Gialle” hanno annotato, tra l’altro, un consistente prestito del militare all’imprenditore (che assume, per il giudice, “il netto sapore di fornitura di capitale”), la riscossione degli affitti di altri inquilini di Sanlorenzo da parte di Scida e nel fatto che, in due circostanze, quest’ultimo avesse fornito indicazioni agli autisti dell’azienda di Sanlorenzo.

In questo senso, per il Gip, “appare evidente come la disponibilità dell’immobile si collochi nell’ambito di un’assai profonda cointeressenza” dell’ispettore nella “generale attività d’impresa del Sanlorenzo”, attività che  vede il primo “affacendarsi in ogni direzione” al “ragionevole fine di ‘arrotondare’ lo stipendio ministeriale”. A seguito della misura cautelare eseguita ieri dai militari del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Aosta, chiesta dal pm Giovanni Caspani della Procura distrettuale (da non confondere con la Direzione Distrettuale Antimafia e competente sul caso in ragione della natura del reato informatico), i due arrestati saranno sentiti nei prossimi giorni dal Gip di Torino, per l’interrogatorio di garanzia.

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