‘Ndrangheta, per gli imputati del processo Geenna ad Aosta, appello dal 3 maggio
E’ stato fissato nel giro di sei mesi dalla sentenza di primo grado il procedimento d’appello per i cinque imputati del processo “Geenna”, su infiltrazioni di ‘ndrangheta in Valle, celebrato ad Aosta dal giugno al settembre scorsi con dibattimento ordinario. Dovranno comparire il prossimo 3 maggio, dalle 9.30, dinanzi alla seconda sezione penale della Corte d’Appello di Torino.
In primo grado, il collegio presieduto da Eugenio Gramola con Maurizio D’Abrusco e Marco Tornatore quali giudici a latere, il 16 settembre dell’anno scorso aveva inflitto cinque condanne: 13 anni di carcere al ristoratore Antonio Raso, 11 anni ognuno all’ex consigliere comunale di Aosta Nicola Prettico e al dipendente del Casinò Alessandro Giachino, tutti accusati di associazione di tipo mafioso (Raso anche di scambio elettorale politico-mafioso), nonché 10 anni a testa per l’ex consigliere regionale Marco Sorbara e per l’ex assessore alle finanze del comune di Saint-Pierre Monica Carcea, imputati per concorso esterno nella “locale” ‘ndranghetista emersa dalle indagini dei Carabinieri del Reparto operativo, coordinati dalla Dda di Torino.
A ricorrere in appello sono stati i difensori degli imputati (a parte Carcea e Sorbara, che hanno ottenuto nel tempo gli arresti “domiciliari”, gli altri tre sono detenuti dal blitz scattato il 23 gennaio 2019), come praticamente tutti avevano annunciato nell’imminenza del verdetto aostano, ma anche i pm Stefano Castellani e Valerio Longi, limitatamente all’episodio di scambio politico-elettorale contestato a Raso per le elezioni comunali del 2015 a Saint-Pierre, per cui i giudici aostani avevano pronunciato assoluzione.
Il secondo grado di giudizio vedrà nuovamente anche la presenza delle parti civili costituitesi nel procedimento, vale a dire la Regione Autonoma Valle d’Aosta, i comuni di Aosta e Saint-Pierre (il secondo, ancora commissariato a seguito delle risultanze dell’inchiesta) e l’associazione Libera Valle d’Aosta. A loro favore, il Tribunale del capoluogo regionale aveva disposto risarcimenti per un totale di 665mila euro.
Ad oggi, non risulta ancora fissata, invece, la data del processo d’appello per gli imputati che avevano scelto il rito abbreviato, chiusosi il 17 luglio scorso dinanzi al Gup di Torino Alessandra Danieli. Aveva riguardato, tra l’altro, quattro figure ritenute dagli inquirenti al vertice della “locale” di Aosta: Bruno Nirta (condannato a 12 anni e 8 mesi di reclusione), Marco Fabrizio Di Donato (9 anni), suo fratello Roberto Alex Di Donato (5 anni e 4 mesi) e Francesco Mammoliti (5 anni e 4 mesi), tutti accusati di associazione di tipo mafioso.
Oltre ai legali degli imputati, anche in questo caso ad intentare appello contro la sentenza è stata anche la Dda, rispetto alla concessione delle attenuanti generiche ad alcune delle persone a giudizio (oltre ai “partecipi” dell’associazione criminale, anche Salvatore Filice, cui erano stati inflitti 2 anni e 4 mesi per concorso in tentata estorsione e violazione delle norme sulle armi, per una richiesta di denaro seguita a una “scazzottata” tra suo figlio e il nipote di Raso).