Niente lesioni, né abusi: in appello la pena scende da 8 anni a 14 mesi

La Corte d’Appello di Torino ha rovesciato pressoché interamente l’esito di un processo a carico di un 60enne aostano, assolvendolo dalle accuse di violenza sessuale, lesioni e maltrattamenti sull’ex moglie.
Palazzo di giustizia Torino
Cronaca

E’ di ieri, giovedì 30 maggio, la sentenza della Corte d’Appello di Torino che rovescia pressoché interamente l’esito di un processo ad un sessantenne residente in Valle per reati del “Codice rosso”. La pena è infatti scesa dagli 8 anni inflitti dal Gup di Aosta nel dicembre 2023 ad 1 anno e 2 mesi di reclusione. La riduzione consegue all’assoluzione dell’imputato, in secondo grado, dalle accuse di violenza sessuale, lesioni e maltrattamenti sull’ex moglie. Resta, secondo i giudici di appello, la sua colpevolezza per lo stalking e per il mancato versamento degli “alimenti” alla donna.

Le contestazioni emerse dall’indagine della Procura di Aosta andavano dal 2011 all’inizio del novembre 2023 e i maltrattamenti sarebbero stati commessi, dall’uomo, anche in presenza dei figli. Gli atti persecutori, per l’inchiesta, avevano avuto inizio nel 2022, quando lei lo aveva allontanato da casa e, in sede civile, erano stati definiti i termini della separazione. Per l’accusa, l’uomo aveva cercato di eludere in più modi le prescrizioni impartitegli, anche con messaggi continui alla già consorte.

Negli atti del processo erano finiti venticinque diverse occasioni di condotte persecutorie, compreso il fatto che nell’aprile dello scorso anno all’imputato era stato applicato l’allontanamento dalla casa familiare, con divieto di avvicinamento alla persona offesa. Una misura che non aveva scaturito l’effetto deterrente sperato: lui si era manifestato nuovamente nei pressi dell’abitazione della donna.

Nemmeno l’inasprimento della misura, con l’aggiunta del divieto di dimora, si era rivelata efficace (secondo gli inquirenti, autorizzato ad entrare nel comune inibito per delle visite mediche, l’imputato aveva “allungato” il percorso fino a commettere una nuova violazione), conducendo alla carcerazione cautelare del 60enne. Fatti, assieme al mancato versamento degli assegni di mantenimento destinati ai figli della coppia, per cui i giudici d’appello hanno confermato l’affermazione di responsabilità già pronunciata dal Gup Luca Fadda.

La Corte ha però fatto cadere in secondo grado – e per comprendere appieno le ragioni occorrerà leggere le motivazioni della sentenza – le accuse relative alle condotte più gravi contestate all’imputato nei confronti dell’ex moglie (più giovane di lui), vale a dire la violenza sessuale, le lesioni (sostenuta, dagli inquirenti, una prognosi di 36 giorni) e i maltrattamenti. Chiamato a giudizio, il 60enne aveva scelto, originariamente, di essere processato con rito abbreviato e la donna si era costituita parte civile nel processo.

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