Omicidio Serban, tracce di sangue non solo nel bagno dell’alloggio

Gli investigatori cercano di ricostruire anche tramite accertamenti tecnici quanto accaduto nei 38 minuti in cui Gabriel Falloni, arrestato dalla Polizia perché sospettato del delitto, è rimasto con la vittima.
Gabriel Falloni, l'arrestato.
Cronaca

E’ anche attraverso i risultati dei sopralluoghi della Polizia scientifica che gli inquirenti cercano di ricostruire esattamente quanto accaduto nei 38 minuti in cui il 36enne Gabriel Falloni – arrestato dalla Polizia perché sospettato dell’omicidio di Raluca Elena Serban, 32 anni di origini romene – è rimasto, sabato 17 aprile, nell’alloggio che la donna aveva preso in affitto ad Aosta circa tre settimane prima. La vittima era stata trovata senza vita il giorno dopo, riversa nel bagno con una profonda ferita sul collo.

Le tracce di sangue emerse dalle campionature effettuate a più riprese, però, erano anche in altre stanze. Sul pavimento del soggiorno ce n’era una dozzina, così come su quello della camera da letto (dove gli agenti le hanno trovate pure su un cuscino e una tenda), su uno scalino della prima rampa condominiale, nell’antibagno e, oltre a terra in bagno, su un termosifone. Posizioni che possono contribuire a fornire agli inquirenti una lettura compiuta del delitto, per il quale Falloni, in carcere da mercoledì scorso, 21 aprile, è il solo indiziato, fermato dopo quattro giorni tra la Valle (dov’era domiciliato a Nus) e Genova.

Secondo quanto messo a fuoco sinora dalla Squadra Mobile, impegnata nelle indagini, l’arrestato ha preso telefonicamente appuntamento con la donna, che pubblicava inserzioni su siti di annunci per escort. E’ stato accertato un precedente contatto, in passato, tra i due, elemento che non deve aver spinto Serban a dubitare dell’interlocutore. A Falloni gli inquirenti sono arrivati proprio incrociando i tabulati telefonici con le immagini delle telecamere di videosorveglianza del condominio di viale dei Partigiani e una foto sul suo profilo Facebook, in cui indossa lo stesso giubbino dell’uomo che si vede uscire dallo stabile nelle riprese.

Nella casa, però, mancavano all’appello sia l’arma del delitto, sia i dispositivi elettronici della 32enne. Nessuna traccia, nemmeno, di altri oggetti di valore. Sul corpo di Raluca Elena, vestita solo della biancheria intima, non c’era altro che un orecchino tipo Swarovski e un bracciale che, in apparenza, è in oro bianco con smeraldi. Assente anche del denaro. Gli investigatori, coordinati dai pm Luca Ceccanti e Manlio D’Ambrosi, sotto l’egida del procuratore Paolo Fortuna, sono convinti che tutto fosse celato in una borsa sportiva di proprietà della ragazza che Falloni, nelle immagini della videosorveglianza, ha con sé al momento di uscire dall’alloggio e di cui era sprovvisto all’ingresso.

Contenitore e contenuto sono stati cercati ripetutamente (anche se, per ora, invano) pure nell’abitazione dell’arrestato a Marsan di Nus e nei suoi dintorni, utilizzando tra l’altro un drone. Nel momento in cui è stato raggiunto dalla Squadra Mobile (che lo seguiva nel tragitto di ritorno in Valle dalla Liguria) e fermato, Falloni aveva con sé oltre mille euro. In Questura si ritiene plausibile che l’omicidio sia scaturito dalla degenerazione di una rapina, ma anche per riscontrare il movente gli inquirenti attendono risposte da altri accertamenti.

Tra questi, l’autopsia disposta dalla Procura, per comprendere se la donna abbia subito una violenza sessuale e se sotto le sue unghie vi fossero tracce biologiche, eventualmente utili a condurre all’aggressore. Se il sospettato ha scelto, per ora, il silenzio, non rispondendo alle domande nell’interrogatorio di garanzia, il lavoro degli inquirenti per mettere a fuoco ogni momento dell’accaduto, consolidando il quadro indiziario ritenuto comunque congruo dal Gip per emettere l’ordinanza di custodia cautelare che ha portato Falloni in una cella del carcere di Brissogne, continua.

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