Si sentiva evidemente forte della validità dei suoi documenti e del fatto di essere regolarmente in Italia da anni, Muhammad Amir, pakistano di 38 anni, arrestato nelle prime ore di ferragosto dalla Polizia di frontiera di stanza al Traforo del Monte Bianco ed accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Non aveva però fatto i conti con l’assenza di documenti da parte dei quattro giovani connazionali che trasportava, diretto in Francia, sulla sua Opel "Corsa". Anche per questo, però, l’uomo riteneva di avere un "piano B" pronto. Non appena fermati per i controlli, forniti agli agenti un passaporto, un permesso di soggiorno e una patente italiana, tutti originali e in corso di validità, ed emersa l’impossibilità di identificarsi per gli occupanti della vettura, i passeggeri si sono dichiarati minorenni.
Gli uomini della Frontiera, insospettiti però anche dai precedenti di polizia del conducente, hanno deciso di vederci chiaro ed hanno coinvolto negli accertamenti i sanitari del "Parini" di Aosta. Ne è emerso che solo uno dei trasportati era effettivamente minorenne (di massimo sedici anni), mentre gli altri avevano superato tutti la maggiore età.
Il giovane è stato affidato ad un Centro di accoglienza, mentre per gli altri tre la Questura sta valutando la posizione rispetto alle norme sull’immigrazione. Per Amir, invece, sono scattate le manette, con l’accusa di essere un "passeur".
Sono in corso le indagini per capire il punto di partenza del viaggio finito bruscamente ad Entrèves e l’eventuale somma versata dai trasportati. Intanto, nell’udienza per direttissima tenutasi oggi al Tribunale di Aosta, dinanzi al giudice monocratico Davide Paladino e conclusasi poco dopo le 13.30, il 38enne ha patteggiato due anni di reclusione e 40mila euro di multa (pena sospesa).
L’auto su cui l’uomo ha tentato di oltrepassare la frontiera assieme ai connazionali è stata confiscata. L’imputato era difeso dall’avvocato Giovanni Borney, mentre l’accusa era rappresentata dal pubblico ministero Carlo Introvigne.