Con patteggiamento, ad un anno e sei mesi di reclusione e 1.000 euro di multa, il 44enne aostano Patrick Giuseppe Michel Bertucci ha definito oggi, martedì 7 marzo, la sua posizione nell’ambito del processo nato dall’operazione antidroga condotta dai Carabinieri nel luglio 2022. L’uomo era chiamato a comparire dinanzi al giudice monocratico Marco Tornatore per spaccio e detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti. L’accusa era rappresentata dal pm Manlio D’Ambrosi.
Le indagini erano state condotte dai Carabinieri del Reparto Operativo del Gruppo Aosta e si erano concentrate anche sul luogo, in riva alla Dora, in cui, nel maggio dell’anno scorso, era stata ritrovata senza vita Jessica Lesto. Secondo gli inquirenti, quell’accampamento di fortuna era uno dei luoghi di spaccio, in cui alcuni indagati (oltre alla giovane, il marito Matabara Dia, a tutt’oggi irreperibile) cedevano cocaina, crack ed eroina.
Stando alle indagini, dopo la morte di Lesto e l’allontanamento del consorte verso l’estero e l’arresto in flagranza di reato di un’altra persona monitorata, l’indagine aveva “subito una battuta di arresto”. Nella ricostruzione accusatoria, tuttavia, Bertucci era una delle quattro persone “subentrate” alla coppia nello spaccio, anche utilizzando i telefonini già in possesso dei tre. Per effetto dell’accordo tra le parti, il pubblico ministero ha modificato l’imputazione, contestando all’imputato lo spaccio secondo il comma legato alle tenuità delle modalità e all’esiguità della quantità di stupefacente.
L’approvvigionamento di droga è risultato avvenire anche da Torino e la modalità degli incontri con i clienti vedeva la fissazione di appuntamenti a seguito di messaggi o chiamate. Nell’inchiesta, che ha incluso intercettazioni, pedinamenti e altre attività tecniche, erano stati sequestrati 22 grammi di crack, 8 di eroina e 15 di cocaina. Bertucci è in carcere da quando nel luglio 2022 era finito in manette, a Noto (nel siracusano), e la sentenza odierna mantiene la custodia cautelare in cella.
Nei giorni prima del Natale 2022, il 44enne aveva patteggiato due anni di reclusione, per l’accusa di soppressione del cadavere di Jessica Lesto. Era stato lui a portare gli investigatori al luogo ove si trovava il corpo della giovane. Sentito in carcere dal pm D’Ambrosi, aveva confessato che assieme a Matabara (per il quale il processo è sospeso in ragione dell’irreperibilità), aveva scavato la fossa per nascondere la salma, dopo che la ragazza era morta per un’acuta intossicazione da cocaina, in una notte all’inizio di maggio.
Nel racconto reso al Sostituto procuratore, lui e Matabara erano poi tornati sul luogo, con l’idea di scavare più a fondo, affinché il corpo non potesse essere notato, vista anche la vicinanza della zona alla pista ciclabile, frequentata di giorno e sera. Il proposito non aveva trovato però compimento, perché avevano potuto utilizzare solo gli oggetti ritrovati sul posto, come pentole e rami. Fatti di cui Bertucci aveva sostenuto di avvertire il peso, rivelando il nascondiglio circa tre settimane dopo.