Sfuma il sogno di Aosta, la Capitale italiana della cultura 2025 è Agrigento

31 Marzo 2023

Non c’è una classifica, ma il verdetto c’è: la città Capitale italiana della cultura 2025 sarà Agrigento. L’annuncio oggi, a Roma, direttamente per bocca del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Il dossier di Aosta – “Aostæ città plurale”, si ferma nella top ten, anche se – come già detto in più occasioni: non si fermerà il progetto e la serie di eventi messi in campo per la costruzione della candidatura.

E, a ribadirlo, è stato il presidente stesso della Commissione esaminatrice, il direttore del quotidiano free press Leggo Davide Maria Desario: “È stato uno strepitoso viaggio tra la bellezza e le capacità di questa Nazione. Ho avuto modo di vivere un’esperienza speciale che porterò con me per sempre. Le 10 città finaliste hanno dimostrato capacità organizzativa, visioni, capacità di valorizzare il territorio senza nascondere le proprie fragilità anzi, trasformandole in punti di forza e mettendole al centro dei propri progetti. Come ho detto ad ogni sindaco: è vero che ci sarà una sola Capitale, ma le altre nove devono essere orgogliose e sapere che il loro progetto è interessante e valido. E merita di andare avanti. Questi progetti non meritano di andare dispersi ma vanno aiutati e supportati come il Ministero riterrà opportuno”.

L’annuncio della Capitale italiana della cultura 2025. In alto a destra l’assessore di Aosta Samuele Tedesco

Ed il ministro Sangiuliano – prima del verdetto – ha risposto a strettissimo giro: “In ogni luogo ho trovato una ricchezza. Dobbiamo essere orgogliosi delle nostre città, dei nostri comuni e dei nostri territori. Sono quasi dispiaciuto, la Commissione ha dovuto operare una scelta. Ma ho sentito riecheggiare luoghi, storie e identità che meriterebbero un momento di rivalutazione essendo tutti questi progetti portatori di bellezza. Anche per chi non sarà Capitale troveremo il modo affinché i valori e le identità espresse nei progetti possano trovare realizzazione“.

La parola all’assessore alla Cultura: “È solo il punto di partenza”

La soddisfazione, si può dire, è un’altra cosa. Ma “smaltita” l’emozione della proclamazione davanti al Ministero per l’assessore alla Cultura Samuele Tedesco – così come per la stessa città di Aosta – è tempo di guardare avanti.

Assessore Tedesco, quali sono le Sue sensazioni dopo questa mattinata?

La sensazione è positiva. Ovviamente, l’obiettivo di concorrere per essere ‘Capitale italiana della cultura’ è quello di far conoscere e portare avanti un discorso di valorizzazione dei territori, anche di ciò che spesso non viene sollevato o visto. E la candidatura di Aosta voleva essere questo: per la prima volta dopo tanto tempo abbiamo cercato di mettere assieme tutti gli operatori culturali, il Celva, le Unité e la Regione. E c’era una squadra che ambiva ad un sogno grande, sicuramente un po’ ‘folle’, ma che ha costruito un dossier validissimo.

E cosa ne sarà, ora, di questo dossier?

Il 2025 saranno il 2050 anni dalla fondazione della città e dovrà essere un anno di festeggiamenti, dal primo in programma fino all’evento finale del 21 dicembre. Ora dovremo interloquire con la Regione per trovare uno ‘spazietto’, alcune se i festeggiamenti per il ‘compleanno di Aosta sono stati inseriti nel Defr. L’obiettivo ora è quello continuare a programmare assieme tenendo fede a questo spirito di collaborazione con tutti i territori limitrofi per una Aosta che potrà vantarsi di essere finalista di ‘Capitale italiana della cultura’”.

Che riscontro avete avuto dal vostro dossier?

Alla fine, il riscontro è stato unanime. Sono tutti molto contenti, anzi entusiasti, per il nostro dossier. Anche della presentazione e del coinvolgimento. Ci è stata confermata anche dai commissari la volontà di far riprendere dal Ministero tutti i progetti per una valorizzazione più ampia di tutti i territori. L’atmosfera tra i sindaci, poi, è stata molto positiva, di collaborazione. I rapporti sono già stati instaurati, ed era forse la prima volta che tutte le città  si vedevano frontalmente.

Ne è valsa la pena?

Assolutamente sì. Non tornerei mai indietro. La scelta di partecipare, poi, è arrivata dal Consiglio comunale. Unanime e bipartisan, e peraltro proposta dall’opposizione. La pluralità era già inserita sin dai termini iniziali del processo di candidatura e da chi è partita, ovvero da La Renaissance che ringrazio. È stato un lavoro duro, faticoso, ma ne valeva la pena. Ora sappiamo l’immagine che Aosta potrà avere da qui al 2025, abbiamo costruito una brand identity, abbiamo creato delle reti con il Celva, la Regione, le Unités, i soggetti culturali. L’audizione e la proclamazione della città vincitrice sono state un punto di partenza per ripensare tutte le politiche culturali in modo nuovo.

L’annuncio in diretta

Il momento è giunto. Alle 11.30 del 31 marzo la proclamazione della “Capitale italiana della cultura 2025” da parte della Commissione del Ministero della Cultura. Qui sotto il video della diretta, da Roma, trasmessa dai canali del dicastero:

Inclusività e una moltitudine di eventi. Aosta ha presentato a Roma la sua candidatura

La presentazione del dossier di candidatura di Aosta a Capitale italiana della Cultura a Roma

Aosta si presenta a Roma. O, per meglio dire, “Aostæ” – lunedì 27 marzo – ha raccontato il suo dossier di candidatura davanti alla Commissione del Ministero della cultura, chiamata a scegliere la “Capitale della cultura italiana 2025”. Con una “sentenza” attesa a stretto giro: appuntamento allo stesso posto e alla stessa ora venerdì 31 marzo.

In viaggio di ritorno, il sindaco Gianni Nuti ha raccontato le sue sensazioni: “È andata bene, abbiamo espresso con tutta la nostra passione ed il nostro impegno ciò che avevamo desiderio di dimostrare: un’immagine di Aosta che ci rappresenta – ha spiegato –. Abbiamo ricevuto molti complimenti dalla Commissione, che si è divertita ed emozionata. Indipendentemente dall’esito e dalle variabili crediamo di avere dato una bella immagine di Aosta e Valle d’Aosta. E soprattutto abbiamo respirato un clima di squadra e di gruppo tra tutti gli attori del territorio, con la politica, gli enti e tutta la società civile che è stata rappresentata”.

Con un obiettivo: “Speriamo di poter realizzare molte delle cose di cui abbiamo parlato – ha aggiunto Nuti –, questa è la nostra road map ma, comunque sia, vorremmo realizzare molte delle attività e degli eventi che abbiamo pensato per il 2025. Sarebbe un peccato sprecare il lavoro fatto da così tante persone”.

Una moltitudine di eventi all’insegna dell’inclusività

Tanti i “pezzi” di società scesi nella Capitale a raccontare il progetto di Aostæ 2025: dal sindaco all’assessore alla Cultura Samuele Tedesco, passando per Linda Di Pietro manager culturale e direttrice del centro BASE Milano –, ma anche dalla direttrice del Museo archeologico regionale Maria Cristina Ronc, il direttore della Fondazione Clément Filliétroz Jean Marc Christille, la direttrice dell’Office régional du tourisme Gabriella Morelli, il direttore della Fondazione sistema Ollignan René Benzo, il presidente Celva Alex Micheletto e Verdiana Vono, attrice e drammaturga della compagnia teatrale Palinodie.

Ognuno di loro ha spiegato le iniziative in ballo per il progetto – tra attività note e nuove di zecca –, tutte all’insegna dell’inclusività: dallo Star Party a Saint-Bartélemy allo Steam Pink (il laboratorio permanente di tecnologia per ragazze), fino ad iniziative come I Æm you (un Festival di arte e sostenibilità), il Via Francigenza Art Trail (un’esperienza di Land Art lungo la via Francigena), o ancora Silent Lands (una Rural Community Opera ideata dalla Compagnia teatrale l’Albero), fino a Nonturismo (una guida ed un percorso di residenze).

A queste si aggiungono iniziative di diversi sapori, come una esperienza di arti performative lungo il Cammino Balteo, le Performance in cuffia, azioni teatrali, spettacoli musicati dal vivo, ma anche il festival dedicato all’audiolibro Libri per le tue orecchie, il percorso tra la natura e le arti performative Contemporaneo cammino e le Urban skillz VdA, due giornate dedicate alla Street culture.

Non solo, tornerà il Festival Riverberi, mentre sono in programma attività come il Food policy pact in action (percorsi a piedi tra gli orti urbani e vigne della città), Le Alpi dei ragazzi (uno spazio ludico e interattivo per i giovani esploratori), Paysage à manger (un progetto di “cultura edibile” a partire dalla comunità Walser), la Comunità energetica culturale (un parco energetico attivato dai visitatori), La scuola del ritorno, la stagione teatrale di comunità Giacosa all’opera e Pionieri, un premio all’esperienza di gestione collettiva dei beni nelle aree montane”,

Ma – riprendendo lo spirito della presentazione e la “guida” della candidatura – il 2025 vedrà un’edizione speciale del “festival del gioco” che verrà chiamato, per l’occasione, Giocaostæ.

Il dossier vede anche altre iniziative in ballo come Augmented Aostæ, un progetto di gamification che, partendo dalla Villa romana e attraverso l’uso della realtà aumentata, permetterà al pubblico di progettare la costruzione della città e per arrivare nelle sale del Mar. A proposito, il Museo di piazza Roncas – ha spiegato la direttrice Ronc – “riallestirà le sue connessioni con il teatro romano, il criptoportico, il foro, i templi gemelli. Sarà un museo partecipato, co-creato con la comunità, le persone del quartiere, le associazioni di volontariato, quelle culturali, la diocesi e le scuole”.

Facendo tirare i dadi per scegliere l’ordine di presentazione del progetto, un “primo assaggio” è stato dato. In audizione, Nuti ha detto: “Per raccontare la storia delle molteplicità di Aosta abbiamo scelto di utilizzare lo strumento del gioco, che così come la città è fatto di regole e di vene di creatività, ma anche di geometrie e di entropia. Poi, è lo strumento che i piccoli uomini e le piccole donne utilizzano per scoprire il mondo, conoscere e interrogare i misteri che la vita propone loro”.

Le conclusioni

La delegazione per la presentazione del dossier di candidatura di Aosta a Capitale italiana della Cultura a Roma

Chiamato a chiudere il dossier, dopo aver risposto alle domande della Commissione, il sindaco di Aosta ha aggiunto: “Aostæ 2025 sarà una città in cui i principali luoghi d’arte saranno rinnovati e restaurati ma anche visti con occhi nuovi, capaci di descrivere e immaginare collegando passato e futuro, dando una misura alle cose. Ma anche con una robusta innovazione tecnologica, aumentando il potenziale espressivo della realtà. Aosta vuole rigenerare le sue periferie facendole diventare centro, ma anche animandone le tante identità ed il modo di adottare gli spazi comuni”.

Con il sogno di chiudere questo percorso – appena iniziato – con un successo: “Con gli occhi limpidi come il cielo di Aosta – ha chiuso Nuti ai microfoni del Ministero – sarebbe bello guardare l’Italia da capitale di confine. Trasformando la fragilità in forza”.

Una scelta già fatta?

Vittorio Sgarbi – Foto Facebook

Intanto, sull’intera questione “Capitale italiana della cultura 2025”, a livello nazionale, infuria la polemica. Ad ingenerarla un’intervista al sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura Vittorio Sgarbi, rilasciata al Corriere dell’Umbria lo scorso 22 marzo.

Lì, il noto critico d’arte – oltre ad esprimere le sue perplessità sull’impianto stesso del bando – ha spiegato che le città umbre in gara “meriterebbero tutte e tre. Vincerà, spero, la città di centrodestra“. Tra queste, quindi, l’indiziata principale è Orvieto, anche se Sgarbi ha aggiunto: “L’Umbria questa volta può vincere. Anche perché è la regione più turistica tra quelle che non hanno il mare e dove comunque si è riusciti a promuovere un mare di opere e di luoghi. Anche per questo merita di farcela”.

In primis, a correre ai ripari, è stato lo stesso ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che ieri sera – ospite alla trasmissione di Rai 3 Che tempo che fa”, con una battuta ripresa dall’agenzia di stampa Cult –  ha spiegato che “sulla scelta della Capitale italiana della Cultura per il 2025 c’è una Commissione che in maniera autonoma e indipendente decide in base ai progetti presentati. Sono tutte città che meritano di diventare capitale della Cultura”.

Di suo, Nuti non si interessa troppo della questione chiude con una battuta, riferimento al “gioco dei dadi” andato in scena con la Commissione ministeriale. Insomma, anche Sgarbi ha tirato i dadi? “Sì – chiude il sindaco di Aosta –, ed è uscita Orvieto”, racconta sorridendo.

Aosta ci prova, il video della presentazione della candidatura a Roma

Per Aosta è arrivato l’atteso giorno dell’audizione per presentare la sua candidatura a Capitale italiana della cultura 2025, dopo essersi classificata tra le dieci città finaliste. Oggi, lunedì 27 marzo, al Ministero della Cultura,  la delegazione valdostana interverrà dinanzi alla Commissione alle ore 10.15. E’ la seconda finalista a intervenire, dopo Agrigento.

Aosta è tra le dieci finaliste per diventare Capitale della cultura 2025

Aosta è tra le dieci città rimaste in lizza per aggiudicarsi il titolo di Capitale italiana della Cultura 2025. L’annuncio – in anticipo, visto che la data per una risposta era individuata il 1° febbraio – è stato dato “in tempo reale”, appena appresa la notizia, dal sindaco Gianni Nuti nel corso del Consiglio comunale dello scorso 25 gennaio. “Ho ricevuto Pec mentre ero in aula e mi sono precipitato a leggerla – spiega l’assessore alla cultura Samuele Tedesco –. Ho trovato i dipendenti del Comune molto felici e mi sono liberato in un pianto di gioia. Sono molto felice per questa notizia e per il lavoro fatto in un periodo di tempo abbastanza duro, dove oltre alle esigenze di portare avanti una politica culturale per la città abbiamo impegnato molti Uffici in un progetto così importante”.

E ora? In preparazione dell’audizione al Ministero – dove ad Aosta saranno dedicati 30 minuti per l’esposizione del progetto e altri trenta per eventuali richieste di precisazioni e chiarimenti – la “macchina” riparte: “Passata la ‘sbornia di felicità’ già da domani ci metteremo al lavoro per ricostruire uno dei centri del progetto: ricontattare i soggetti culturali del territorio, fare squadra, fare rete, coinvolgendo anche la Regione e portare a Roma il miglior dossier, sperando di fare a tutti un bel regalo per il 2050° compleanno della città”.

La presentazione del Dossier di Candidatura di Aosta Capitale della Cultura

La presentazione del dossier di Aosta capitale italiana della cultura 2025. Da sx Di Pietro, Nuti e Tedesco

Prima l’annuncio in Consiglio comunale – a seguito di un ordine del giorno di Renaissance approvato all’unanimità -, poi la serie di incontri, uno dei quali con gli operatori culturali, ed oggi l’atto finale: Aosta ha presentato ufficialmente il 15 settembre 2022 il suo dossier di candidatura a Capitale italiana della cultura 2025.

Atto finale, in realtà, che altro non è se non quello iniziale. In un percorso che, anzitutto, porta al 15 novembre, giorno in cui delle sedici città candidate – Aosta compresa – resteranno solamente le dieci finaliste, in una short list che andrà dritta alle audizioni al Ministero della cultura.

Ma il lavoro al dossier vorrebbe andare oltre, anche nel caso la candidatura non andasse a buon fine.

Presentando il documento, l’assessore alla Cultura Samuele Tedesco ha spiegato: “Abbiamo incontrato chi questo percorso l’ha già fatto come il sindaco di Procida e quello di Pesaro, venuto qui venuto a sostenere la nostra candidatura. L’elemento principale del dossier è quello di non voler essere autoreferenziali. Nel 2025 ricorreranno i 2050 anni di Aosta, ma non vogliamo celebrare il passato quanto la città del futuro. A partire da oggi comincerà il coinvolgimento della popolazione con due progetti: le foto realizzate dallo studio Arnica, presenti nel dossier, che si legano perfettamente ai cinque temi della candidatura e la ‘Città plurale’, con Aosta ad essere ‘tappezzata’ negli spazi di affissione delle persone che la vivono, diventando loro stesse il volto della candidatura”.

I cinque temi della candidatura

A spiegare il dossier nel contenuto è Linda Di Pietro, manager culturale e direttrice del centro BASE Milano: “Nella prima parte si racconta stato dell’arte, cos’è Aosta, la Valle, quali siano le sue tipicità. Perché Aosta può essere la capitale italiana della cultura? Abbiamo provato a rispondere dicendo che siamo una narrazione diversa del transfrontaliero, che è sempre stata un crocevia, che parla tante lingue e racconta di tante culture. E che racconta diversi ecosistemi che rappresenta: quello urbano e alpino, racconta come dialogano, la fragilità di questo incontro, la sua sostenibilità e come Aosta ha mantenuto questo equilibrio e come vuole farlo in futuro”.

Nel dettaglio, Di Pietro parla degli “assi” sui quali il dossier si muove: “Questa candidatura si inserisce in un quadro strategico nel quale la città già vive. Abbiamo provato a riassumere le sfide e la città del futuro. Il primo tema è il patrimonio plurale, una città dai tanti passati e dagli infiniti futuri. Il secondo è l’innovazione plurale che parla di di impresa, anche quella artigiana, di design. Parla di come il saper fare che ci portiamo dietro diventa contemporaneo. Il terzo tema è quello del paesaggio e l’ecosistema plurale, le due grandi sfide mondiali e non solo di Aosta”.

E ancora: “Il quarto tema è quello dell’accessibilità di una città della cura e della sfida, attenta agli ultimo, e che pianifica tutti i suoi progetti culturali a partire dai più fragili. Il quinto è quello della comunità plurale, che significa essere cellula e crocevia, autonomia ma all’interno di reti nazionali e dal respiro internazionale. E Aosta è l’unica candidata in un territorio transfrontaliero tra tutte le altre”. “Unica città di montagna a partecipare”, aggiunge.

Un investimento oltre la candidatura

Il sindaco Gianni Nuti spiega come tutte le iniziative culturali si muoveranno nella direzione di Aosta 2025. Sul piatto ci sono 3,5 milioni di euro – il costo totale stimato per quanto in progetto da realizzare -, cui si aggiungerebbe l’eventuale milione in caso di vittoria.

“Partiamo da investimenti di cui siamo principali attori – ha detto -. Orienteremo tutti le nostre politiche culturali nella direzione indicata dal dossier a prescindere dalla vittoria, da qui al 2025, cercando di investire gradualmente con fondi nostri e con il reperimento di risorse extraregionali ovunque sia possibile, come fatto in questi due anni”.

“Per noi è una sfida piuttosto onerosa per l’impegno profuso – ha aggiunto Nuti -, e lo sapevamo in partenza. Ma abbiamo la consapevolezza che il processo valga indipendentemente dal risultato. Contiamo di arrivare almeno nella short list, per presentare poi un evento per far capire che ci crediamo e che viviamo questa candidatura con passione. Non solo, è la dimostrazione di un progetto che vuole la cultura come strumento di promozione, anche economica. Questa per me è la politica: fare scelte di campo. E fondare il futuro dei cittadini sullo sviluppo della cultura è quello che scegliamo”.

Anche con qualche dato più tangibile: “Il sindaco di Procida ci ha raccontato che nei primi quattro mesi dell’anno, da Capitale della cultura, hanno avuto un numero di visite pari a quelle di tutto l’anno. Un investimento di 3,5 milioni rispetto all’impatto, anche turistico, al di là del clima che si potrà respirare in città, vale la pena. Abbiamo costruito una serie di reti esterne che proseguiranno al di là della candidatura, e che vogliamo capitalizzare”, ha detto ancora Nuti.

Il posto delle Unités ed lo scambio con la città

Il sindaco di Aosta l’aveva già spiegato all’assemblea Celva dello scorso 23 agosto. Gli Enti locali sono una delle “chiavi” della candidatura, cercando un reciproco vantaggio.

Oggi, in conferenza stampa, è sceso in qualche dettaglio ulteriore: “Abbiamo coinvolto le Unité che saranno protagoniste in città per un mese a testa. Siamo fatti di micoroculture che vanno fatte risuonare con eventi sul luogo ed eventi ad Aosta. Ed è molto importante ci sia questa circolarità. Si vuole far sì che chi viene in Valle consideri Aosta come una tappa obbligata. Alcuni turisti hanno una seconda casa e in città non hanno mai messo piede. Aosta deve invece essere un luogo dove risuona il territorio, ed il riverbero deve arrivare dalla città anche ai luoghi più periferici”.

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