Coronavirus, il costo della crisi: il calo del Pil regionale nel 2020 è circa del 10%

A spiegarlo, durante i lavori della Commissione speciale del Comune di Aosta è stato Dario Ceccarelli, a capo dell’Osservatorio economico e sociale della Regione. A pesare il calo di un terzo delle presenze turistiche, che nel Capoluogo scendono del 39%.
Aosta zona gialla
Economia

Il dato è ancora “in progress”, tutto da confermare, ma l’impatto dell’emergenza da Covid-19 sulla Regione emerso dalla Commissione speciale istituita dal Comune di Aosta comincia fare sentire l’onda d’urto. Anche i conti, purtroppo, dovranno essere fatti più avanti.

“Un primo quadro comincia ad uscire – ha spiegato in audizione Dario Ceccarelli, a capo dell’Osservatorio economico e sociale della Regione – ed è certamente preoccupante. Con le attività ferme l’economia non può che andare male e le ripercussioni sul sociale si cominciano a intravvedere, anche se veri effetti li vedremo solo tra qualche tempo. Dal punto di vista generale, sebbene le previsioni siano basate su livelli econometrici, per la Regione si ipotizza un calo del Pil per l’anno che si è chiuso circa del 10%. Un numero molto elevato, se pensiamo che nella crisi cosiddetta economico/finanziaria il dato peggiore è stato quello del 2009 ed era attorno, a livello di caduta reale e non monetaria, del 5%”.

Vulnus principale, inevitabilmente, il turismo: “Nei primi dieci mesi del 2020 – prosegue Ceccarelli –, i dati consolidati parlano di presenze turistiche calate di un terzo, oltre un milione in meno rispetto alla media degli scorsi tre anni. Nel Comune di Aosta sono scese del 39%, circa 64mila presenze in meno. Questo è il nucleo ristretto dell’impatto della crisi sul turismo, perché da noi non si può parlare di vera filiera ma di ‘cluster’, contando le attività connesse come i trasporti e, in alcuni casi, i servizi alla persona”.

Anche qui, ovviamente, i dati sono ancora da definire con precisione: “Riguardo le attese per fine dell’anno – spiega ancora il dirigente –, visto blocco nel periodo novembre/dicembre, andiamo incontro ad una perdita a livello regionale di circa 1,4 milioni di presenze, 85mila circa per Aosta. Parliamo del 37% in meno per la regione 37%, e un dato tra il 42 ed il 45% per Aosta rispetto alla media del triennio precedente. Il settore turistico, in senso lato, è stato quello che negli ultimi anni ha tirato la nostra economia, siamo stati colpiti nella parte più dinamica. In questo momento gli effetti negativi dei trend si vedono solo parzialmente. Si sono ridotte le imprese, trend che prosegue dal 2008 e che probabilmente riceverà un’ulteriore spinta. Anche perché molte chiusure arrivano dopo le crisi, non durante”.

Regge il lavoro, su cui pesano ammortizzatori sociali e blocco dei licenziamenti

“Per il momento – continua Ceccarelli nella sua analisi –, gli effetti più gravi sull’occupazione sono stati contenuti per il massiccio accesso agli ammortizzatori sociali e per il blocco dei licenziamenti. Ciononostante, nei primi nove mesi del 2020 il calo tendenziale degli occupati è circa del 3%. Si tratta di persone a tempo determinato e non rinnovate, ed in gran parte lavoratori non dipendenti. Gli ammortizzatori sociali hanno toccato un valore più che doppio rispetto alla crisi economico/finanziaria del 2009. Cosa succederà quando finiranno è l’interrogativo”.

Una crisi “femminile”?

I dati degli scorsi anni dell’Osservatorio hanno visto una risalita dell’occupazione e delle imprese femminili, fattore che la pandemia potrebbe sovvertire.

“Durante la crisi precedente, che era prettamente industriale – spiega infatti Ceccarelli –, c’era stato un recupero della componente femminile su quella maschile, nella piccola ripresa c’era stato invece un recupero degli uomini, ma in questo caso non sappiamo ancora. I settori più colpiti, però, sono spesso femminilizzati: quello ricettivo, ristorativo ed il commercio hanno una presenza femminile molto elevata. Non bisogna però pensare che l’impatto sia per tutti alla stessa maniera, ma è chiaro che questo tipo di crisi, con il blocco di flussi turistici e culturali, ci mette molto in difficoltà. Sarà sicuramente, anzi lo è già, una crisi molto peggiore della precedente”.

Una crisi che arriva durante una ripresa lenta

Il problema – nel problema – è che la Valle entra in piena crisi mentre stava ancora sgomitando per uscire dalla scorsa, in relativo ritardo rispetto ad altre realtà italiane.

Ceccarelli cerca però di vedere anche il più classico “bicchiere mezzo pieno”: “Questa crisi segna una cesura netta fra il prima e dopo – precisa –, e vale per tutti. Su certi settori probabilmente non si tornerà più indietro ma serve intervenire su alcune operazioni, come i servizi digitali. Prima c’era l’Agenda digitale in divenire, e non tutte le persone sono abituate a ricevere o lavorare con servizi telematici a distanza. Ma questa è una grandissima sfida per uscire da questa crisi avviando anche un percorso virtuoso. L’Amministrazione pubblica deve fare un’offerta di servizi digitali, ma i cittadini vanno accompagnati, aiutati e formati perché giustamente c’è anche della diffidenza o delle difficoltà. È una prospettiva in cui è chiaro che dobbiamo inserirci”.

Un’aggiustata al Pil

A stemperare – in ipotesi – l’impatto della crisi pandemica sul Pil potrebbero essere le azioni messe in campo dallo Stato e dagli Enti locali: “Quanto influiscano i ristori non saprei dirlo – chiude il tecnico –, sicuramente hanno degli effetti. Entro fine mese usciranno le previsioni aggiornate, e probabilmente rivedremo questo 10% comunicato ad ottobre. Il Pil era sostanzialmente fermo, i consumi delle famiglie, seppur in rallentamento, crescevano dello 0,5% e lo facevano da anni ed è stato uno degli elementi che ha trainato l’anno scorso. In altri settori non lo possiamo aspettare: al di là del ‘colore’ della regione, il mercato interno non può soddisfare ad esempio il livello di costi fissi degli impianti di risalita. La caduta di reddito è comunque importante, e qualche riverbero sui consumi possiamo aspettarlo, ma va considerata anche la voglia delle persone di consumare e recuperare quando non saranno più proibite le uscite”.

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