Coronavirus, la disillusione degli albergatori: “Per la maggior parte delle strutture la stagione invernale è archiviata”

A spiegarlo Filippo Gérard, Presidente dell'Adava: "Mi auguro che in primavera si ritorni alla normalità, e poi ci sarà grandissima ripresa com’è avvenuto in estate, e con l’arrivo dei vaccini sono ottimista. La difficoltà è capire come ci arriveremo a questa ripresa".
Filippo Gérard
Economia

“La situazione è sempre peggiore, se avevamo qualche remota prospettiva di riaprire gli impianti il 15 febbraio, potrà avvenire previa accettazione del protocollo, quindi si ripartirebbe da zero. Qualche possibilità di apertura possono averla gli impianti di Cervinia, che ha una stagione più lunga, ma per la maggior parte delle strutture turistiche della Valle che hanno una stagionalità molto buona da Sant’Ambrogio a fine marzo la coperta si fa sempre più corta, tra mille incertezze”.

A dirlo è Filippo Gérard, Presidente dell’Adava – l’Associazione degli Albergatori e Imprese turistiche della Valle d’Aosta –, che non si nasconde dietro ad un dito: “Se anche ci facessero riaprire tutto, ciò che è successo fino ad oggi non si cancella. I clienti sarebbero molto condizionati, ed è difficile capirne gli sviluppi. Pensiamo anche solo ad una sospetta positività al Covid in un albergo che rischierebbe di far mettere tutta la struttura in quarantena”.

Le questioni a monte, però, sono diverse: “Il divieto di spostamento tra regioni ci condiziona – prosegue Gérard –, già non vediamo gli stranieri, senza i turisti italiani non c’è possibilità. Oltretutto, puoi anche avere un 30/40% di fatturato del ristorante da fare con gli ospiti, se puoi confidare solo nei clienti dell’albergo rimane poco o niente, senza contare che le famiglie, in un anno così difficile, non vorranno fare perdere giorni di scuola ai bambini”.

Il problema economico e la sperata ripresa

A diventare sempre più urgenti sono i problemi economici che le chiusure portano – e hanno portato – con sé, e che ora cominciano a “cubare” seriamente: “Oggi – spiega ancora il Presidente Adava –, abbiamo subito solamente le privazioni delle chiusure. Nei fatti concreti abbiamo avuto alcune agevolazioni. L’Imu non la paghi se sei il proprietario della struttura, ma se ce l’hai in affitto o in comodato gratuito dai genitori sì.  E così diventa una questione di sole spese e incassi zero. Non vogliamo avere dei ristori per guadagnarci su, se avessimo un 20-25% del fatturato della stagione invernale, questo sarebbe sufficiente per assorbire almeno i costi fissi delle bollette della luce e del riscaldamento”.

Gérard si spinge in un cauto ottimismo per il prossimo futuro, ma il problema è qui e ora: “Sono tre mesi che andiamo avanti così, da novembre non siamo in condizione di aprire. Mi auguro che in primavera si ritorni alla normalità, e poi ci sarà grandissima ripresa com’è avvenuto in estate, e con l’arrivo dei vaccini sono ottimista. La difficoltà è capire come ci arriveremo a questa ripresa, perché per la maggior parte delle strutture del nostro settore la stagione invernale è archiviata. Anche perché aprire senza la certezza degli spostamenti si rischia di aprire creando ulteriori perdite”.

Con le “antenne” rivolte al Parlamento: “Ora vediamo cosa avverrà con lo scostamento di bilancio proposto dal Governo. In Valle d’Aosta da questo settore dipendono i lavoratori di tutta la filiera del turismo. Il problema è proprio quello: salvare un asset che in Valle è il primo per indotto e per fatturato”.

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